RIFLETTENDO SUL VANGELO - XVII DOMENICA T. O.  - ANNO A

Gesù è il nostro tesoro e la nostra perla preziosa

LETTURE:  1 Re 3,5.7-12; Sal 118;  Rm 8,28-30; Mt 13,44-52

Mt-13_44-52
Facebooktwitterpinterestmail

Anche in questa domenica, come ormai da due domeniche, prosegue il racconto delle parabole di Gesù riportate dall’evangelista Matteo. Con il brano odierno si conclude il capitolo 13 del libro di questo evangelista, tutto dedicato alle parabole del regno di Dio.

Due domeniche fa, la parabola del seminatore: dove una parte della semente va persa sul sentiero, sulle rocce o tra i cespugli; solo una porzione cade su buon terreno, dove dà frutti abbondanti.

Domenica scorsa, la parabola della zizzania: anche il buon terreno dove il grano può crescere è infestato da erbacce; solo alla mietitura le si separerà dal grano e le si brucerà. Oggi, lo stesso concetto è ribadito dalla terza breve parabola della pesca: soltanto quando tira a riva la rete, il pescatore raccoglie in canestri i pesci buoni e getta via quelli cattivi. Si ribadisce, dunque, qui il concetto che gli uomini buoni e cattivi temporaneamente, cioè in questo mondo, vivono insieme, che bene e male coesistono e che soltanto alla fine avverrà il giudizio definitivo.

Nel brano del vangelo di oggi (Mt 13, 44-52) Gesù continua il discorso sul regno di Dio, designato con il linguaggio tipico di Matteo, come regno dei cieli.

Teniamo presente che il tema del regno di Dio è ricorrente in tutto il vangelo di Matteo. Gesù, infatti, inizia la predicazione agli esordi della sua vita pubblica con l’invito rivolto a tutti a compiere una vera opera di conversione “perché il regno dei cieli è vicino” (4,17). Sulla croce, poi, Gesù rassicura il cosiddetto “buon ladrone” promettendogli che entrerà nel suo Regno, anche lui condannato come Gesù alla stessa pena (Luca 23,39-43). Tema che trova la sua esplicitazione più ampia nelle parabole ascoltate in queste domeniche intese proprio a far intuire che cosa sia il regno dei cieli, o regno di Dio.

Oggi, in particolare, le parabole del tesoro nascosto e della perla preziosa vogliono rivelare la bellezza del regno e nello stesso tempo indicare quale deve essere la reazione di chi ha scoperto e conosciuto tutto il valore del tesoro e della perla preziosa. L’invito è quello di cercare il vero tesoro per cui vale la pena lasciare tutto il resto. Esso, infatti è la rivelazione, la promessa, la possibilità che viene data di una esistenza nuova, di un nuovo progetto di umanità, capace di realizzare le attese più vere e più profonde dell’uomo. Tutto ciò diventa la nostra più grande ricchezza.

Al centro delle parabole spiccano il tesoro e la perla: il tesoro nascosto esercita sul contadino una grande attrazione tanto che non esita a correre, pieno di gioia, per vendere tutto quello che possiede e comprare quel campo che nasconde un tesoro immenso.  Nello stesso tempo il mercante rimane talmente affascinato dalla preziosità della perla, che subito si decide di vendere tutti i suoi averi per poterla acquistare.

Ebbene Gesù non è un tesoro ma è il tesoro per cui spendere tutte le nostre forze ed energie; Lui non è una perla ma è la perla che rende felice e realizza un’intera esistenza.

Chi è, allora, il vero discepolo di Gesù?

E’ colui che ha scoperto, cercando con tutte le sue forze, che la vita cristiana è un’avventura meravigliosa e che l’essere veri credenti non è essere dei semplici devoti; è colui che ha sperimentato l’incontro con Gesù che ha davvero cambiato la sua vita perché gli ha dato coraggio, forza nei momenti più difficili; è colui che quando si sente smarrito ed è convinto di aver perso il senso e la rotta su cui indirizzare il cammino della propria vita si ricorda che Lui c’è e gli è accanto indicandogli sempre la méta con la forza del suo amore e la luce del suo insegnamento.

“Tu sei il mio tesoro” è un’espressione che diciamo spesso a chi è importante per la nostra vita e a cui vogliamo bene.

La stessa espressione possiamo dirla al Signore perché per noi Lui è vera ricchezza, è dono inestimabile di cui non possiamo fare a meno. Se siamo veramente convinti di questo gusteremo lo stupore di fronte alla bellezza del messaggio cristiano che ci dà l’entusiasmo per il nostro impegno di credenti.

don Danilo Marin