COMPRENDERE LA BIBBIA - 9

Scribi

Reading the Torah
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Gli scribi sorsero in epoca persiano-ellenista, il loro compito era conservare la tradizione e spiegare la Toráh (= la Legge), per questo venivano chiamati dottori della legge o maestri (Rabbi). Studiavano la legge di Mosè, discutevano della sua interpretazione, tramandavano la tradizione orale e la ponevano nel giusto rapporto con la Legge scritta (Toráh). A partire da Esdra, infatti, la Toráh era divenuta di fatto legge dello Stato, la norma che regolava tutte le sfere dell’esistenza, gli scribi quindi dovevano risolvere non solo questioni teologiche, ma anche giuridiche, come per esempio: Fin dove arriva la proibizione del lavoro in giorno di sabato? Come si conclude un contratto matrimoniale o un divorzio? Come si procede per la compera di un campo, di una casa? […]. L’accesso alla cerchia degli scribi non dipendeva dalla nascita o dalla provenienza, ma solo dalla preparazione culturale e dalle capacità personali. C’erano fra loro sacerdoti, membri dell’aristocrazia, ma anche persone appartenenti agli strati più poveri della popolazione. Lo scriba doveva provvedere al proprio mantenimento, vivere del lavoro delle proprie mani.

Chi voleva diventare scriba doveva compiere un lungo e profondo studio. Attorno a uno scriba si raccoglieva un gruppo di discepoli. Quando uno scolaro chiedeva di essere accolto nella scuola di uno scriba, questi ne saggiava le attitudini e decideva sulla ammissione. Lo scolaro seguiva lo scriba, lo accompagnava dovunque andasse, apprendeva il suo modo di pensare e risolvere i problemi, poneva questioni allo scriba per imparare da lui. Lo studio consisteva nel ripetere e nell’impri¬mere nella mente ciò che veniva proposto e il modo di pensare del maestro. Quando il discepolo aveva portato a termine gli studi con successo il maestro lo dichiarava scriba e gli imponeva le mani. Era inserito così nella catena della tradizione che si faceva risalire fino a Mosè. In quanto maestro ci si rivolgeva a lui con il titolo onorifico di Rabbi.

Si racconta che Rabbi Meir (II sec. d.C.) visitò un giorno una comunità dell’Asia Minore, era vicina la festa di Purim (festa nella quale si legge il rotolo di Ester), ma quella comunità non possedeva il rotolo di Ester. Rabbi Meir, sedutosi, trascrisse a memoria tutto il libro di Ester. Tanto sapere suscitava nel popolo apprezzamento e meraviglia. Al tempo di Gesù i due rabbi più eminenti furono rabbi Hillel e rabbi Shammai. In genere le posizioni di Hillel erano meno rigorose di quelle di Shammai. Dalla scuola di Hillel uscì Gamaliele, che fu maestro di Paolo e considerato dalla tradizione giudaica come uno dei maestri più pii.

La restaurazione delle comunità giudaiche dopo la rivolta contro i romani del 66-70 d.C. fu opera di Rabbi Johanan ben Zakkai. Di lui la tradizione dice che: Durante la sua vita non fece mai un discorso inutile, non percorse mai quattro cubiti senza la Toráh o senza le preghiere; nessuno arrivò mai più presto di lui a scuola, non dormì mai a scuola, uscendo da scuola non lasciò mai nessuno dietro di sé; mai nessuno lo trovò in preda all’ozio ma solo dedito allo studio; nessun altro al di fuori di lui aprì mai la porta della scuola ai suoi discepoli; egli non disse mai qualcosa che non avesse udito dal suo maestro e mai disse che era tempo di lasciare la scuola. Il maestro più ragguardevole all’inizio del II sec. fu Rabbi Aqiba. Quando Simone diede inizio alla seconda rivolta contro i Romani (132 d.C.), fu salutato da Rabbi Aqiba come Figlio della stella [Bar Kochba]. Fallita la rivolta anche Rabbi Aqiba, al pari di molti altri, venne giustiziato dai Romani. Il giudaismo sopravvisse anche alla catastrofe di questa seconda rivolta, dopo la quale ci si accinse a riunire il materiale della tradizione orale, a ordinarlo e stenderlo in scritto nei trattati della Mishnáh. Rabbi Jehudah Ha-Nazi promosse con vigore questo lavoro che si concluse nel 220. I canoni della Mishnáh hanno assunto valore normativo per la vita della comunità ebraica.

(9. segue)

Gastone Boscolo