RIFLETTENDO SUL VANGELO - Solennità del corpo e sangue di Cristo - ANNO A

Festa dell’Eucaristia

LETTURE:  Gn 14, 18-20; Sal 109; 1Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17

unnamed
Facebooktwitterpinterestmail

Possiamo dire che questa festa segna veramente un momento fondamentale della nostra fede: ad essa, infatti, è legata la nostra speranza nel presente e nel futuro perché all’Eucaristia Cristo Gesù lega strettamente la vita in Dio: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne, per la vita del mondo” (Gv 6, 51).  È sicuramente un annuncio che provoca sorpresa, quella sorpresa e meraviglia che, forse, mancano a noi oggi nell’ascoltare le stesse parole che ci vengono ripetute in questo breve brano del Vangelo di Giovanni al capitolo sesto. Eppure Gesù, quasi a scansare ogni equivoco, ribadisce: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (v. 53). Anzi, è proprio nel cibarci di questo pane che è legata la nostra salvezza: “io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Ed è la consumazione di questo cibo che determina la nostra trasformazione: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui”. Allora non si tratta di un cibo qualunque ma di un cibo ancora più prezioso della manna che “mangiarono i padri e morirono: chi mangia questo pane vivrà in eterno”.

è festa, questa dell’Eucaristia, istituita – scrisse Papa Benedetto XVI – per adorare, lodare e ringraziare pubblicamente il Signore, che nel Sacramento eucaristico continua ad amarci fino alla fine, fino al dono del suo corpo e del suo sangue. E lì lo incontriamo, lì continua a donarsi a noi facendosi ‘pane e vino’, cioè cibo per le nostre anime. è meraviglioso: Dio stesso si fa cibo per noi per darci forza nel nostro cammino verso il cielo! Il Santo Curato d’Ars in un certo modo diceva: “Dio per il nostro corpo ha creato tanti cibi diversi … ma non trovò nulla che fosse degno per le nostre anime. Allora donò se stesso come cibo per noi, per farci capire quanto grande sia la dignità della nostra vita. Che miracolo stupendo!”.

Ecco allora che ritrovarci, oggi, attorno all’Eucaristia, come cristiani e come comunità sentiamo forte, prima di tutto, il dovere della riconoscenza perché essa fa memoria non di una definizione astratta di Dio, ma di un fatto straordinario, di un Dio, cioè, che si fa cibo e bevanda per saziare la nostra fame e spegnere la nostra sete. Inoltre davanti al grande dono dell’Eucaristia comprendiamo che essa non è un qualcosa che dobbiamo soltanto ricevere e godere ma anche comunicare. In questo senso, vivere l’Eucaristia è un chiaro invito non a dare soltanto qualcosa agli altri, ma a dare quello che siamo. Non possiamo ridurre l’Eucaristia ad un semplice gesto di culto. L’Eucaristia nella pratica religiosa di tanti cristiani ha permesso forse un incontro con Dio troppo facile senza l’impegno di una trasformazione della propria vita che essa dovrebbe invece operare. Io mi chiedo: ma davvero il Signore mi domanda soltanto un po’ di tempo per ‘andare a messa’ alla domenica e possibilmente cibarmi del corpo di Cristo che a volte rimane un gesto poco più che simbolico senza nessuna implicanza sulla vita quotidiana? Se noi amiamo Cristo e viviamo di Lui diventiamo Eucaristia e, come Lui, dovremmo donarci e diventare pane spezzato per i nostri fratelli.  Si è soliti nel giorno del Corpus Domini compiere la processione percorrendo le strade, le contrade dei nostri paesi e delle nostre città dove vivono, agiscono e soffrono gli uomini del nostro tempo, ma purtroppo, per motivi legati alla pandemia, questo non sarà possibile. Non dimentichiamo, però, che noi cristiani, la ‘processione eucaristica’ dovremmo viverla e svolgerla tutti i giorni, anche se in forma discreta, quasi nascosta perché l’Eucaristia – direbbe il Papa S. Paolo VI – è amore di Cristo per noi, amore che si dona, amore che rimane, amore che si comunica, amore che si moltiplica, amore che si sacrifica, amore che ci unisce, amore che ci salva. Ci auguriamo che sia veramente così per tutti noi.

 don Danilo Marin