Cattedrale Santa Maria Assunta 

Lo Spirito Santo riversato nei nostri cuori

Messa Crismale e Veglia di Pentecoste. Il testo integrale dell’omelia del vescovo mons. Adriano Tessarollo

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La Messa del Crisma quest’anno, rinviata per la pandemia dalla Settimana santa, è stata celebrata dal vescovo Adriano con tutto il clero, le religiose e una rappresentanza di fedeli proprio nella Veglia di Pentecoste, sabato 30 maggio alle 21 in cattedrale. Riportiamo il testo integrale dell’omelia nella quale il vescovo ha presentato il valore e il significato della celebrazione. Nel corso del rito, durante il quale il vescovo ha benedetto gli oli dei catecumeni e degli infermi e consacrato il crisma, i sacerdoti presenti hanno anche rinnovato le loro promesse di fedeltà nel ministero. Al termine della celebrazione il vicario generale mons. Zenna ha rivolto al vescovo gli auguri da parte del clero e della diocesi ricordando gli anniversari della sua ordinazione sacerdotale ed episcopale e facendo omaggio dell’album fotografico del 10° anniversario del suo ingresso in diocesi. Infine il vescovo ha consegnato ai cinque vicari foranei gli oli che saranno distribuiti a tutte le comunità parrocchiali.

La vicenda del coronavirus ci dà questa sera, vigilia di Pentecoste, l’opportunità di abbinare la s. messa crismale alla veglia di Pentecoste. Abbinamento non innaturale, dato che con la veglia di Pentecoste giunge a compimento il tempo e il mistero pasquale nel dono dello Spirito sui discepoli e apostoli di Gesù. La particolare manifestazione del Dono dello Spirito che chiamiamo ‘Pentecoste’ accadde il mattino del cinquantesimo giorno dopo la Pasqua. Stasera, anche noi, come gli apostoli e i discepoli riuniti ‘nello stesso luogo’, nel Cenacolo, siamo qui riuniti attorno alla sua Parola, al pane spezzato per noi, al calice del sangue versato per noi, e anche attorno agli Olii che benediremo, memoria visibile dell’azione dello Spirito e dei suoi doni su chi li ha ricevuti o li riceverà nei sacramenti del battesimo, della cresima, dell’ordinazione del diaconato, presbiterato ed episcopato e anche sui fratelli infermi. 

Il ristretto numero di partecipanti, richiesto dal pericolo di contagio, qualifica questa assemblea quale rappresentanza di tutta la nostra Chiesa, ciascuno secondo la vocazione e missione di testimonianza e di annuncio del Vangelo cui ognuno è stato chiamato. A molti altri stasera è data l’opportunità di partecipare a questa celebrazione ‘a distanza’ nelle loro case, sapendo che ‘la parola e lo Spirito non sono incatenati’ (Tm 2,9) dice san Paolo. Anche a loro è data l’opportunità di accogliere l’appello della Parola del Signore, di partecipare alle preghiere e di unirsi al dono di grazia che il Signore espande su chi, con cuore ben disposto, aderisce all’appello dello Spirito che è in noi per la fede e i Sacramenti che ci accomunano tutti nella Chiesa del Signore. 

Valgono anche per tutti noi, che abbiamo aderito alla fede e al battesimo, le parole del profeta Isaia: “il dono dello Spirito del Signore Dio è su di noi, ci ha consacrato con l’unzione, e ci manda a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a consolare gli afflitti…ha fatto di noi la piantagione del Signore, ci ha mandati per manifestare la sua gloria, ci ha chiamati tutti sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio”. Queste parole riferite in prima persona al futuro Messia, Gesù di Nazaret, delineano anche il dono e la missione di chi, attraverso il battesimo e la cresima, consacra la sua vita al seguito e alla missione di Gesù, il Cristo, il Consacrato per eccellenza. Grazie alla sua consacrazione tutti noi ‘cristiani’ partecipiamo di quel Dono e di quella missione. 

L’evento della Pentecoste ci fa consapevoli che lo Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio risorto e salito al Cielo è per tutti i discepoli di Gesù. Abbiamo letto infatti: “e furono tutti colmati di Spirito Santo”. La fede in Cristo Signore e il dono dello Spirito ci costituiscono “Figli nel Figlio”, cioè figli di Dio in unione a Gesù Cristo. San Pietro (1Pt 2,9-10), approfondisce gli effetti del dono dello Spirito in noi: “Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia”. La duplice Unzione crismale ricevuta nel battesimo e nella cresima esprime la nostra nuova dignità, nella quale siamo costituiti dal dono dello Spirito, di popolo che Dio si è acquisto per inviarci a proclamare le sue grandi opere, la chiamata a uscire dal peccato e dalle sue  conseguenze, per rinascere alla vita di grazia, di perdono, di amore, gioia e fraternità, vita che da tenebra diventa ‘luce meravigliosa’ come scrive san Pietro. 

L’apostolo Giovanni scrive: “L’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi, la sua unzione vi insegna ogni cosa, state saldi in lui, come essa vi insegna” (1Gv 2,27). Ma cos’è questa unzione? Carissimi, il dono dello spirito è detto ‘Unzione’, perché significato dal Crisma con cui siamo segnati nel battesimo, cresima e ordine sacro e con l’olio degli infermi, Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori, che permane in noi, grazie al quale siamo tutti partecipi della medesima vita divina. “È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull›orlo della sua veste. È come la rugiada dell›Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre”. L’unzione battesimale e crismale pervade tutta la nostra persona da capo a piedi, ci attraversa, ci profuma. E poi diventa sorgente di vita come la rugiada che rende verdi i monti; essa è benedizione di vita e di vita eterna. Ecco l’azione continua dello Spirito di Dio in noi! L’olio riversato sul nostro capo cioè il dono dello Spirito, come dice il Salmo, è sorgente della comunione dei fratelli, partecipi alla stessa vita del Padre: “Come è bello e come dà gioia che i fratelli siano insieme”. 

Nell’ordine sacro poi – diaconi, presbiteri e vescovi – il dono dello Spirito è significato dall’unzione del medesimo crisma, per un servizio specifico a tutto il popolo sacerdotale come dice san Paolo in Ef 4,12-14: “Per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio…fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo”. Servizio dunque, quello dei diaconi, presbiteri e vescovi, di promuovere i fratelli a compiere il loro ministero, servizio a favore dell’unità, ‘allo scopo di edificare, perché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio’. 

Cari fratelli presbiteri, invochiamo il dono dello Spirito in questa notte di Pentecoste e chiediamo insieme la nostra docilità e fedeltà a quel Dono per essere noi sacramento di comunione, cioè strumenti docili della Comunione frutto dell’azione dello Spirito nella e per la sua Chiesa. Mai, per dare spazio al nostro io, dovremmo essere causa di divisioni nel Corpo di Cristo, che è la Chiesa, sia tra l’intero popolo sacerdotale, sia all’interno del corpo del sacerdozio ministeriale, che ha nella Chiesa locale il vescovo come principio di unità e nel Papa il principio di unità dell’intera Chiesa Cattolica. 

Oltre al santo crisma benediremo l’olio cosiddetto dei ‘catecumeni’ la cui unzione nella celebrazione dei battesimi passa quasi inosservata. Quell’unzione sta a significare che nella vita il cristiano avrà a che fare con la lotta contro il male e il Maligno, che si vincono con la forza dello Spirito Santo. 

Infine la forza e il sostegno dello Spirito ci sono donati anche nel momento della malattia fisica e dell’ultimo grande combattimento della morte. Anche Gesù Cristo ha invocato l’aiuto divino nella sua ‘agonia’, cioè nel combattimento vissuto nel Getsemani fino alla morte sulla Croce. L’olio degli infermi, usato spesso solo quando il cristiano morente non è più in grado di sentirsi rassicurato da quel Dono, conferma la presenza del Consolatore, dello Spirito di Cristo e del Padre, che non stanno lontani né nella malattia né nella morte, anzi si preparano ad accoglierci come loro ospiti per sempre (Salmo 22/23). Ogni volta che riceviamo o amministriamo questi santi olii, prendiamo coscienza di quale Dono stiamo accogliendo o donando, il dono dello Spirito. 

Il Dono dello Spirito, significato in questi olii, usati nei sacramenti del battesimo, cresima, ordine sacro e nell’unzione degli infermi, in questa Veglia di Pentecoste scenda abbondante sulla nostra Chiesa e trovi i nostri cuori disponibili alla sua molteplice azione di comunione, di pace, di perdono, di amore, di umiltà, di consolazione, di guarigione, di sostegno e di riconciliazione.  

Uniamo la nostra preghiera a quella di Gesù che ha assicurato i discepoli con queste parole “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre…egli rimane presso di voi e sarà in voi, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa …egli darà testimonianza di me… e anche voi darete testimonianza”. 

Vieni, Santo Spirito, invadi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore! 

Noi, ministri ordinati, rinnoviamo ora l’impegno di rimanere fedeli al dono dello Spirito grazie al quale il Signore, come scrive san Paolo, “ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita” (2Cor 3,6).

+ Adriano Tessarollo