RIFLETTENDO SUL VANGELO - Solennità della Santissima Trinità - ANNO A

Imitare il modello trinitario

LETTURE: Es 34, 4b-6. 8-9;  Dn 3,52.56;  2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18

SS-Trinita
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Nelle ultime domeniche abbiamo celebrato in modo particolare il mistero di Cristo: il mistero pasquale di passione, morte e risurrezione, la sua Ascensione al cielo e domenica scorsa il suo primo grande dono, lo Spirito Santo; oggi la liturgia ci fa contemplare il mistero di Dio, la Trinità, per ricordarci che tutto è con Lui, in Lui, per Lui. Nel celebrare il mistero di Cristo siamo stati, per così dire, invitati a guardare e a confrontare la nostra vita di cristiani con l’agire e le parole del Maestro, mentre la festa di oggi, la Santissima Trinità, ci invita a guardare ‘dentro’, nelle profondità del cuore dove Dio abita. In questo sguardo scopriamo qualcosa di meraviglioso, di immensamente grande: Dio si svela come infinito mistero di Amore che ci avvolge e ci fa vivere. 

Il breve brano del Vangelo di Giovanni 3, 16-18, che oggi ascoltiamo, ci immerge nel cuore della rivelazione di Dio donata agli uomini attraverso Gesù Cristo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (v. 16).  E’ la consolante notizia che Nicodemo, autorevole personaggio ebraico che cerca, nell’anonimato, Gesù di notte, scopre nel lungo dialogo con il Maestro.

Ecco allora che la festa della Trinità ci porta a scoprire chi è veramente Dio e, quindi, a smascherare le false immagini che, a volte, ci facciamo di Lui e che affollano la nostra fantasia religiosa. Il Dio Trinità è un Padre che ama il mondo e ciascuno di noi fino al punto di donare il proprio figlio, un Dio, quindi, che è amore, e l’amore è sempre festa, incontro, relazione, amicizia, comunione, famiglia. Dio ci è vicino e ci guarda non per condannarci, ma per amarci e per salvarci e ci coinvolge perché ci raggiunge nel punto più intimo del nostro essere e dà alla nostra vita uno slancio sempre nuovo che ci spinge ad imparare ad aiutarci, ad accoglierci e a perdonarci.

La festa della Trinità, da una parte, è la festa dello stupore che diventa meraviglia nel contemplare un Dio così! Dall’altra ci fa comprendere ancor di più che noi siamo stati creati ad immagine e somiglianza Sua, portiamo, cioè, dentro di noi il DNA trinitario. Capiamo, allora, che non si tratta tanto di penetrare dentro il mistero della Trinità che rimane superiore alla nostra intelligenza, ma di vivere nella Trinità e di imitarne il modello. Se creati ad immagine di Dio Trinità siamo chiamati a testimoniare il valore della comunione, non siamo, infatti, degli esseri solitari e quindi non ci può essere l’indifferenza nei confronti del fratello e tantomeno l’emarginazione o l’odio. In altre parole siamo fatti per la relazione, l’amore, la comunione, la fraternità. Inoltre, proprio perché creati ad immagine e somiglianza di Dio siamo chiamati a testimoniare il valore dell’unità, pur nella distinzione e nella varietà dei doni e della vocazione di ciascuno. Qualcuno ha affermato che quando si parla di persona, si pensa ad un ‘io’ che si apre ad un ‘tu’ per costruire un ‘noi’: è la vita stessa di Dio ed è il sogno di Dio per ciascuno di noi e per l’umanità.

Concludo la mia riflessione con l’augurio e il saluto di S. Paolo che ci scambiamo, normalmente, all’inizio della Messa, perché diventi la nostra preghiera e programma di vita: “La Grazia del Signore Gesù Cristo, l’Amore di Dio Padre e la Comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”.  

don Danilo Marin