SPUNTI OMILETICI - II DOMENICA DI PASQUA - ANNO A

La Fede: un report da Gerusalemme

At 10, 34a. 37-43; Dal Salmo 117; Col 3, 1-4; Gv 20,19-31  

Gv-2019-31
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“Si racconta che a Gerusalemme c’è una comunità che si va lentamente espandendo.  Questa comunità vive secondo alcune caratteristiche. Partecipano con assiduità all’ascolto della predicazione degli apostoli che raccontano la loro esperienza vissuta con Gesù, prima in Galilea e poi attraverso il territorio della Samaria e Giudea, fino a Gerusalemme, dove l’esperienza si è conclusa in modo tragico, con la morte per crocifissione del loro Maestro. Ma poi, dicono, è successo qualcosa di inatteso: il loro Maestro è apparso loro vivo. Quindi affermano che è risorto come aveva più volte detto loro. Infatti non hanno mai più trovato il suo corpo nel sepolcro.

Comunque, dalla condivisione a quella parola degli apostoli cresce tra di loro un senso di grande comunione e unità. Rivivono insieme, alcune volte la settimana specie la domenica, quanto Gesù aveva vissuto con loro la sera prima di morire, e in quel gesto dell’unico pane diviso fra tutti sentono di condividere la stessa vita di Gesù risorto, di partecipare alla sua nuova vita e al suo stesso destino di morte e di vita, di rivivere il perdono di Dio e la riconciliazione tra fratelli e la comunione con Lui. Ma condividono anche tanti altri momenti di preghiera insieme.

Si crea così tra di loro un’atmosfera di fraternità che li porta a condividere i beni in caso che alcuno si trovasse nel bisogno. La cosa appare così bella e innovativa che sempre qualcuno chiede di entrare a condividere l’esperienza di quella comunità.

Chi entra a farvi parte mosso dalla fede in Gesù Signore e Salvatore, vi entra attraverso il gesto iniziale che chiamano battesimo – nel quale confessavano i loro peccati, confessavano la fede in Gesù messia e salvatore – e immerso nell’acqua, viene invocato su di lui il dono dello Spirito Santo. Tra i tanti racconti poi che circolano fra di loro, a proposito della risurrezione di Gesù, ve n’è uno di particolarmente curioso. Questo racconto riferisce che, proprio la sera dello stesso giorno in cui avevano scoperto il sepolcro vuoto, mentre quasi tutti i cosiddetti apostoli stavano rinchiusi nella casa dell’amico che tre sere prima aveva prestato a Gesù la sala per celebrare la pasqua, Gesù, a porte chiuse sia entrato in quella sala e di fronte ai loro occhi sbigottiti abbia rivolto loro l’augurio e l’impegno a portare la ‘Pace’ nel mondo: “Come il Padre ha mandato me, io mando voi”. E subito dopo abbia accompagnato il gesto di alitare su di loro con queste parole: “Ricevete lo Spirito…”.

Tutto questo naturalmente ha riempito gli apostoli di gioia. Ma chissà dov’era uno di loro quella sera, Tommaso detto ‘il gemello’. Appena gli altri gli raccontano la bella esperienza dell’incontro con il Signore Gesù vivo, quello risponde candidamente: ‘Ci credo solo se lo vedo io e mi assicuro che sia lui, quel corpo che ho visto inchiodato in croce e quel costato trafitto’. Per grazia ‘otto giorni dopo’ Gesù si concede un’altra volta, e dopo aver invitato Tommaso a credere alla testimonianza dei suoi amici apostoli, lo invita a verificare che è proprio lui, Gesù in persona, e non un fantasma, invitandolo a passare dall’atteggiamento di incredulità a quello della fede. “Mio Signore e mio Dio” esclama Tommaso.

Quel gesto e quelle parole di Gesù, insieme a tanti altri gesti compiuti da Lui sotto gli occhi degli apostoli sono stati raccontati e tramandati anche per tutti noi perché potessimo giungere alla fede nel Signore Gesù. Per questo possiamo ascoltare ancora una volta quella Parola, trovandoci anche noi  nella condizione ricordata dall’apostolo Pietro, di amare Gesù pur senza averlo visto e di credere in Lui senza vederlo. Rendiamo grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre!

+ Adriano Tessarollo