Sguardo pastorale

Abbiamo un’ancora

Giovanni-Bellini-Preghiera-nellOrto
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“Ehi don…come stai? Ti vedo più silenzioso e abbattuto in questi ultimi giorni!”, dico io a un confratello più anziano. Mi risponde, tenendo lo sguardo basso: “Cosa vuoi…non ci sono belle notizie di questi giorni”. Un altro più giovane mi scrive: “Siamo provati da questo ritmo lento e disorientati da questa pastorale esclusivamente nello spazio virtuale e social”. I giorni passano e l’amarezza come la stanchezza si fanno sentire: amarezza per la sofferenza fisica e il dolore che sta colpendo molte famiglie non solo italiane, stanchezza per una condizione che anestetizza la nostra corporeità che è un elemento fondamentale per esprimerci anche nella fede. Tutto è inedito e così amplificato che ci disorienta e ci fa provare paura. La mia mente va alla preghiera del Papa in Piazza San Pietro e alle sue parole, un discorso commovente e suggestivo di cui cito questo passaggio: «Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore». Abbiamo guardato con speranza al termine imposto dalle restrizioni per immaginarci di nuovo assieme, in qualche modo, a celebrare la Settimana Santa e la Pasqua. Ma siamo all’indomani delle disposizioni della Congregazione per il Culto e dei Vescovi italiani che ci preparano a predisporre celebrazioni e riti senza il popolo. Si intravvedono lievi segnali di miglioramento, ma ancora la normalità è lontana e diventa difficile guardare avanti.

Ma davanti abbiamo proprio la croce di Cristo dalla quale Egli ci interpella «a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza», continua il Papa.

Guardo così alla Settimana Santa che questa domenica inizia proprio con la lettura della Passione. Distolti dalle nostre abitudini e privati di ciò che riempiva le nostre giornate, in molti casi privati di inutili accessori, ci rimangono i segni della fede: paradossalmente anche se patiamo l’impossibilità di convocarci per celebrare la fede, i segni della Speranza che annunciamo rimangono solidi davanti a noi.

Proprio attraverso i social si moltiplicano non solo appelli alla responsabilità civile o alla solidarietà ma anche parole e immagini della nostra fede: preghiere, lettura e meditazioni sulla Parola, testimonianze scritte o video, “maratone” di preghiera, appuntamenti per dirette streaming, ecc… Attenzione, confermo anch’io che fare pastorale è tutt’altro, che annunciare il Vangelo non prescinde dalla fisicità delle nostre relazioni fraterne, ma desidero solo sottolineare come le nostre parole stanno continuando a farsi strumento della Parola e ad indicare Cristo nostra salvezza.

Viviamo allora questo tempo per quello che ci può dare, viviamo la Settimana Santa attraverso quello che i segni evocheranno sicuramente nel nostro cuore e forse con maggiore intensità di prima. Il nostro ascolto e la nostra partecipazione a distanza si facciano attente, nel silenzio di questo digiuno, e chiediamo la grazia di unirci alla Croce di Cristo.

don Simone Zocca