Sguardo pastorale

I frutti del digiuno e la contemplazione del volto

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Una quaresima del tutto insolita quella che stiamo vivendo, che ci vede anche questa domenica senza la possibilità di celebrare l’eucarestia con il popolo nelle nostre chiese parrocchiali. Ho avuto la possibilità di partecipare, con il vescovo Adriano, alla riunione dei vescovi del Veneto convocata dal Patriarca di Venezia, proprio per concertare una linea comune delle diocesi atta ad affrontare con responsabilità questa emergenza sanitaria e ho percepito da un lato un’aria di vera mestizia per le conseguenze dirette che le restrizioni hanno sulla vita delle comunità cristiane dei nostri territori ma, dall’altro, una consapevolezza realistica delle motivazioni scientifiche e il desiderio di servire e salvaguardare il bene della salute di ogni cittadino. Quindi mi sento molto sereno rispetto alle decisioni prese dai nostri vescovi e rispetto alle limitazioni che dobbiamo chiedere ai fedeli.

Sono sereno anche perché convinto che lo Spirito Santo farà germogliare cose nuove da questo “deserto” nel quale ci ha sospinti per purificare la nostra fede e rendere autentico il nostro rapporto con Dio. Sì, c’è ancora tanto da purificare della nostra fede legata ancora molto a dei segni e a dei gesti più che al loro significato profondo, anche quando parliamo di sacramenti; non dico affatto che possiamo vivere senza sacramenti, sarei erroneamente contro la dottrina cattolica e una genuina tradizione spirituale cristiana; affermo con convinzione che dobbiamo purificare il nostro viverli e celebrarli da tutto quello che può odorare di ipocrisia e di bigottismo. La nostra conversione alla novità del vangelo di Cristo passa anche attraverso questa strettoia. La non possibilità di celebrare i sacramenti nella modalità ordinaria senza dubbio ci porterà a riflettere e ad approfondire il loro significato per la nostra vita e a consapevolizzarci che bisogna viverli appieno, non più superficialmente o in modo scontato.

Questo tempo di “digiuno” anche dalle nostre abituali iniziative pastorali ci permetterà di capire come siano fragili i legami che instauriamo fra di noi se ci sentiamo smarriti perché, al momento, non possiamo riunirci. Mi chiedo: è solo sul vederci che possiamo sostenere il nostro senso comunitario o non piuttosto dovremmo coltivare maggiormente un senso di reciproca appartenenza che passi attraverso una preghiera offerta l’uno per l’altro?

Ora, vorrei fare assieme a voi un passo ulteriore che ci porti a vivere il messaggio di questa seconda domenica di quaresima: il digiuno e l’abbandono degli orpelli fideistici sono necessari per contemplare il vero volto di Cristo. Allora per celebrare in famiglia questa domenica, oltre a servirsi dei sussidi di preghiera forniti in parrocchia, consiglio di meditare il brano evangelico della trasfigurazione di Gesù di fronte ad una icona che rappresenti il volto del Cristo, possiamo aiutarci scaricando un’immagine che troviamo in internet o con una immagine che già abbiamo in casa. Il volto di Cristo ci comunichi la bellezza della salvezza.

don Simone Zocca