RIFLETTENDO SUL VANGELO - DOMENICA  VI  DEL  T.O. - ANNO A

Sequela senza “se” e senza “ma”

LETTURE:  Sir 15,15-20;   Sal 118;  1 Cor 2,6-10; Mt 5,17-37

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In queste prime domeniche del Tempo ordinario, la liturgia ci fa ascoltare quello che, a partire da sant’Agostino, chiamiamo il Discorso della montagna, con il quale Gesù inaugura la sua proclamazione del Regno dei cieli. Il discorso si apre con l’annuncio sconvolgente delle beatitudini le quali consentono al discepolo di essere sale della terra e luce del mondo. In questa domenica entriamo in quella sezione del discorso solitamente chiamato ‘delle antitesi’: “avete inteso che fu detto agli antichi… ma io vi dico…” che ci mostra la bellezza e l’altezza della vita cristiana. E’ il vangelo delle varie prescrizioni o precetti da osservare e che costituiscono l’ossatura morale di ogni buon cristiano. Siamo di fronte ad un brano (5, 17-37) di grandissima importanza per la morale cristiana con una serie di insegnamenti del Signore fra loro molto diversi nei quali Gesù mostra, tuttavia, la povertà di una morale solo esteriore, la pura osservanza, a cui non corrisponde la verità interiore. Gesù, infatti, sottolinea che la sua missione non è stata quella di cancellare ciò che Dio aveva già manifestato in precedenza attraverso i profeti, ma quella di portare a compimento quella legge, fatta di molte prescrizioni, migliorandole in una visione di carità e di amore verso Dio e verso gli uomini. Ho trovato interessante ed opportuno il commento, a questo riguardo, di un noto biblista: “La presa di posizione di Gesù non è dunque contro la legge dell’AT, ma contro una sua interpretazione riduttiva offerta dagli scribi e dai farisei… legalista e osservata alla lettera, secondo la quale se il decalogo dice: Non uccidere, basta fermarsi alla lettera della richiesta evitando l’assassinio. Se il precetto impone di non commettere adulterio, è sufficiente non aver rapporti sessuali con un’altra persona sposata… Gesù invece, nello spirito autentico della profezia biblica, spezza questo schema così caro anche a tanti cristiani (ma che male faccio? non ho ammazzato nessuno, non ho rubato, non ho tradito mia moglie), riscoprendo il Decalogo nella sua radicalità. Non si è giusti solo in alcuni atti esterni e in alcune ore del giorno ma si è sempre e totalmente consacrati all’Amore del prossimo rispettandolo e aiutandolo» (G. Ravasi). Ecco che Gesù ci invita a verificare se la nostra vita cristiana, anche se apparentemente fedele e devota, in realtà non corra il rischio di portarci lontano dal Vangelo; e ci ricorda ancora una volta che il punto di riferimento è la novità del Suo vangelo per poter capire se stiamo andando nella giusta direzione. L’attenzione al povero, la ricerca della giustizia e della pace, lo stile mite e pacifico e la ricerca del bene del prossimo come prima preoccupazione, tutto questo ci rende fedeli per davvero al piano di Dio sull’umanità, e fa sì che anche noi non distruggiamo con le nostre stesse mani quella fede che pensiamo di professare, ma la portiamo a compimento, come ha fatto Gesù. L’invito di Gesù con quel suo martellante e paradossale uso dell’espressione “Mosè vi ha detto… ma io vi dico …”, non lascia spazio a tatticismi interpretativi ed indica la strada della sequela senza “se”, senza “ma”, senza “però”, senza “distinguo”. E’ un invito che ci indica la strada per accedere all’anima della Legge che è l’Amore. Invito che sant’Agostino sintetizzerà in una dei suoi fulminanti aforismi: “Ama e fa quello che vuoi” che certamente non è da interpretare nel senso di fare come ci pare, ma nel senso di amare facendo come Dio comanda. E’, cioè, la legge dell’amore che deve guidare le decisioni dell’uomo. Quando manca l’amore tutto diventa intollerabile, impossibile, inaccettabile e non c’è regola umana, civile che possa reggere di fronte a chi non ama e non sente nel cuore la voce di Dio, che è amore. Ecco perché oggi, all’inizio della Messa, la Chiesa ci fa pregare con queste parole che richiamano i testi biblici ed in particolare il vangelo: “O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore, fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace”.

don Danilo Marin