sguardo pastorale

La domenica della Parola

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Istituita ufficialmente lo scorso settembre dal Papa, questa terza domenica del tempo ordinario sarà la prima Domenica della Parola. Abbiamo già avuto modo di soffermarci sul documento del pontefice che ne spiega le intenzioni, senza esaurirne però la riflessione. Questa volta desidero partire da questa citazione del testo del Santo Padre: «Dedicare in modo particolare una domenica dell’Anno liturgico alla Parola di Dio consente, anzitutto, di far rivivere alla Chiesa il gesto del Risorto che apre anche per noi il tesoro della sua Parola perché possiamo essere nel mondo annunciatori di questa inesauribile ricchezza». L’ascolto assiduo della Parola di Dio sta al cuore dell’esperienza cristiana della vita, eppure non è così scontato e immediato che sia così. Ci sono diversi fattori che influenzano l’ascolto di ciò che Dio ha da dirci, ma ciò che mi fa “balzare in piedi” dallo sconcerto è la sensazione che di questa Parola non si abbia bisogno: innanzitutto perché non la si capisce e, quando la si capisce un po’, perché diventa imbarazzante. Non la si capisce e quindi non si ha la pazienza di fermarsi, di provare ad ascoltarne la proclamazione e la spiegazione; quando la si capisce e diventa imbarazzante allora la si evita, si pone una distanza e ci si nasconde. È un problema ancestrale, mica per niente la stessa Scrittura lo dice raccontando l’esperienza dei progenitori dell’umanità (Adamo ed Eva) che non capiscono le istruzioni semplici di Dio e una volta capite scappano imbarazzati.

È il peccato originale delle nostre comunità cristiane quello di essere ancora distanti dall’autentico ascolto della Parola. Se non la si ascolta non si ha niente da dirsi e se non si ha niente da dirsi non si ha neanche niente da condividere, quindi ognuno può andarsene per la propria strada. Questa domenica della Parola cade a ridosso della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e l’intenzione del Papa è quella di darle una forte valenza anche ecumenica; credo, allora, che ancor più dovrebbe essere al centro della vita delle nostre parrocchie, non solo con qualche iniziativa ad hoc quasi per mettersi a posto la coscienza per una giornata.

Credo che tutte le parrocchie del mondo adotteranno qualche segno durante le celebrazioni eucaristiche di questa domenica, come suggerito dallo stesso motu proprio Aperuit illis, come ad esempio una processione con il libro della Parola e la conseguente intronizzazione, oppure la distribuzione di alcune copie della Bibbia o, simbolicamente, dell’edizione di uno dei Vangeli (come quello di Matteo che viene letto in questo anno A). L’ascolto della Parola di Dio dovrebbe però, come magari già si fa in molte comunità, essere “istituzionalizzato” in un incontro settimanale e di carattere popolare cioè aperto a tutti, coltivandone la preparazione con costanza e senza la pretesa che sia partecipato da numeri importanti, perché è più importante che sia mantenuto accessibile come pozzo al quale può attingere ogni viandante o pellegrino della fede.

Poi, ancora, mi viene da pensare che ogni nostra riunione dovrebbe essere introdotta dall’ascolto di qualche versetto dei Vangeli e da una invocazione dello Spirito Santo perché ciò che abbiamo intenzione di ottenere dal nostro incontrarci porti qualche frutto e che sia frutto del discernimento della Sua volontà e non, come succede spesso, che usciamo da una riunione più sterili di quando l’abbiamo iniziata.

don Simone Zocca