Gruppo Sicomoro

Non si vede bene che col cuore

Momento di condivisione presso il Seminario di Chioggia

Sicomoro
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Gesù ci invia nel mondo esistente, non in quello virtuale che ormai impera sulle nostre giornate e si impossessa di tutti i momenti. L’orizzonte reale ci presenta alcune fondamentali coordinate socio-culturali e religiose che ci interpellano ad elaborare, non solo a praticare, la cultura della comunione. La comunione, infatti, è sia dono che compito: è dono, non è nostro prodotto, non è il risultato di uno sforzo ascetico particolarmente generoso, ma è l’offerta del Signore a condividere la sua passione per la salvezza dell’universo; ed è compito perché tutti siamo chiamati da battezzati a vivere con intensa produttività la nostra vita da cristiani. Ci viene chiesta la capacità quotidiana di vivere la vocazione come dono sempre nuovo da accogliere con cuore grato, qualunque esso sia, per qualunque attività siamo chiamati. Un dono a cui rispondere con un atteggiamento sempre più responsabile, da testimoniare con maggior convinzione e capacità di contagio perché anche gli altri possano sentirsi chiamati da Dio in quella vocazione particolare o per altre strade. Questo preambolo per introdurre il momento di condivisione e convivenza vissuto dal Gruppo Sicomoro, nei giorni di sabato 28 e domenica 29 dicembre, presso il nostro Seminario di Chioggia coadiuvato dall’équipe del Centro Diocesano Vocazionale formato da sacerdoti, suore e giovani. Il tempo vissuto con 15 ragazzi provenienti da Chioggia, Sottomarina, Loreo, Rosolina e Porto Tolle è stato intenso e costruttivo, i momenti di condivisione molti, come quelli dedicati allo stare insieme, al gioco e alla fraternità e il filo rosso della storia del presepio ci ha accompagnato lungo i due giorni. Il sabato mattina è trascorso con la visita al Museo Diocesano guidati da don Giuliano e con il saluto e momento di preghiera in Episcopio insieme al nostro vescovo Adriano. Altro momento rilevante per i ragazzi è stata la visita, nel pomeriggio della domenica, alle Serve di Maria Addolorata della Navicella, le quali sono state allietate da alcuni canti natalizi eseguiti dai ragazzi, che li avevano appresi durante uno dei laboratori liturgici della mattina. Le occasioni per conoscersi e viversi, per crescere nella Fede e nel Signore sono state molte e ci auguriamo che ognuno di noi si senta, per tutta la vita, chiamato come i primi quattro discepoli, come Matteo o Paolo, come Geremia o Maria e che trovi nell’Amore di Dio il motivo per farsi sconvolgere la vita rispondendo “Eccomi!”.

Irene Veronese