Sguardo Pastorale

Dove guardare e come muoverci

Fuoco-d-amore
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Riprendo alcune parole del vescovo Adriano, nella sua lettera pastorale, per ricordarci subito il perché del cammino pastorale che dobbiamo compiere: «Ora, al termine della visita, dopo quanto visto e incontrato, rinnovo l’invito e la preghiera per un rinnovato impegno a rianimare la fiamma talvolta indebolita della fede soffiando su quelle ‘braci nascoste’ dalle quali torni a sprigionarsi il fuoco della fede e dell’amore che Gesù è venuto a portare sulla terra (Lc 12,49)».

Lo scorso novembre, al primo consiglio pastorale diocesano utile, abbiamo cercato di fare il punto a partire dalle risposte giunteci dai consigli vicariali che avevamo invitato a rispondere ad alcuni quesiti. Abbiamo chiesto innanzitutto di indicare quali priorità sono emerse dalla visita pastorale. Dalle riflessioni espresse nei vicariati è emersa la necessità di fare e proporre assieme: parrocchie assieme tra di loro o a livello vicariale per una programmazione comune che riguardi la formazione di alcuni soggetti pastorali (ad es. animatori dell’estate e di giovani fra i 18 e i 30 anni).  Poi è stato indicato come necessario avviare una formazione per i formatori a livello diocesano e/o vicariale.

Il soggetto su cui puntare è la famiglia (pur con le sue complessità) nella figura dell’adulto. Abbiamo quindi chiesto come si poteva procedere per rendere più viva la comunità cristiana. Presupposto che la vita della comunità cristiana rimane una proposta che può essere accolta come rifiutata: ci è stata indicata l’importanza di creare sempre più rapporti fraterni. La comunità parrocchiale, famiglia di famiglie, dovrà valorizzare il ministero della consolazione (ministri straordinari della Comunione) e figure adulte che nella comunità facciano da ponte tra le famiglie e le istituzioni religiose e civili. A questo punto si può dedurre che ci viene chiesto un duplice impegno: rendere appetibili le nostre proposte di formazione e più vive le nostre celebrazioni, e l’impegno missionario della chiesa in uscita.

Una terza domanda chiedeva di individuare le figure pastorali da formare con più urgenza. Sono stati indicati alcuni soggetti: adulti che sappiano proporsi ad altri adulti e in particolare come catechisti per gli adulti che si preparano al battesimo del figlio/a; i ministri straordinari della Comunione; ministri dell’ascolto; lettori per la preparazione e la guida di alcune liturgie, infine educatori per i giovani. In sede di consiglio presbiterale si è ripresa la riflessione sul medesimo tema, giungendo anche ad alcune prime indicazioni da avviare sul piano pastorale: il primo passo potrebbe, senza dubbio, riprendere in sintesi le linee progettuali individuate, durante il corso di aggiornamento del clero a Cavallino dello scorso ottobre, nei cinque ambiti della lettera pastorale, indicando anche come potrebbero essere attuate. Si potrebbe poi pensare di affiancare ai presbiteri la presenza di alcuni laici a partire da una formazione insieme su alcune questioni specifiche, avremmo così la possibilità di formare piccole équipe parrocchiali che lavorino con i sacerdoti. Nei vicariati, o a livello diocesano, si potranno porre delle proposte formative con delle persone che desiderino accettare una formazione per alcuni ambiti e per la conduzione pastorale delle nostre comunità parrocchiali. La direzione sembra essere chiara, più macchinoso e impegnativo sarà il lavoro per muoversi insieme e in maniera decisa.

don Simone Zocca