RIFLETTENDO SUL VANGELO - DOMENICA IV D’AVVENTO - ANNO C

Una missione speciale

LETTURE:  Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7;  Mt 1,18-24

SognoDiSanGiuseppe
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Nel racconto di Matteo (1, 18-24) di questa domenica, quarta ed ultima di Avvento, campeggia la figura di Giuseppe come autentico uomo giusto, cioè vero servo di Dio, umile, obbediente, generosamente e totalmente disponibile agli oscuri disegni di Dio. Giuseppe è giusto anche perché crede alle promesse di Dio nel momento in cui queste risultano strane e improbabili e, comunque, scomode.

Ma cosa ci suggerisce il Vangelo di oggi? Ci racconta, innanzitutto, come fu generato Gesù e ci chiede di fissare il nostro sguardo proprio sulla figura di Giuseppe.

“Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta” (v. 18). Abituati a leggere e a sentire questa espressione, siamo forse tentati a non farci troppo caso. Pensiamo, invece, al dramma di un uomo che scopre la sua fidanzata in quello stato di cui non ha responsabilità; pensiamo a che cosa deve aver provato Giuseppe, nella prospettiva dello scandalo per lei e delle beffe per lui; pensiamo alle notti insonni per trovare una via di uscita onorevole. Se Giuseppe avesse ritenuto Maria colpevole di qualche cosa, l’avrebbe accusata pubblicamente. Considerandola invece innocente, volle mandarla via in segreto, allontanandosi così da un mistero che considerava troppo grande per lui. Giuseppe, cioè, ha un comportamento molto umano: non ripudia Maria, non la espone alla vergogna e al disprezzo, ma decide di licenziarla in segreto.  Ed ecco, mentre Giuseppe pensa di aver trovato una soluzione, al dramma succedersi il mistero: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (v. 20). La grande rivelazione è spiegata da una parola che interpreta e approfondisce l’annuncio: “Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (v. 21). Il bambino che nascerà sarà dunque chiamato con un nome che indica la sua totale appartenenza a Dio e, nello stesso tempo, la missione che egli porterà a compimento vivendo a servizio degli uomini suoi fratelli: Gesù che significa “il Signore salva”. Giuseppe, da uomo giusto, sa stare al suo posto e ubbidisce lasciando da parte se stesso per abbracciare quel nuovo ruolo che Dio voleva che assumesse: padre putativo di suo Figlio e quindi rappresentante della sua paternità. E abbraccia questo ruolo con tutto se stesso e accoglie Maria presso di sé con un nuovo amore, più delicato, più intenso, più puro, diventando così, lui, lo sposo della Vergine, anche il primo discepolo di quel Figlio che Lei porta in grembo. Dio continua ancora oggi a sconvolgere i programmi delle persone, continua a sconvolgere progetti, attese, desideri di chi vede svanire i propri sogni e attese più intime perché c’è un altro, misterioso sogno e desiderio di Dio su di loro. Come abbiamo imparato da Maria, dobbiamo imparare da Giuseppe a fidarci di Dio, ad accogliere la missione che vuole affidarci per la salvezza del mondo. Ed ecco allora che, in quest’ultimo tratto di strada che ci porta al Natale, la figura di Giuseppe, uomo giusto che sapeva distinguere tra un’obbedienza passiva della legge e un’obbedienza animata dall’amore e dal rispetto delle persone, ci offre, io penso, alcuni insegnamenti. Innanzitutto egli nelle scelte non teme niente per sé, è solo preoccupato per Maria ed è lì che capisce che non deve aver paura perché il frutto che cresce dentro la sua ragazza è opera dello Spirito di Dio. Inoltre, Giuseppe con il suo operare ci dice che la vita va sempre vissuta come una missione speciale, qualunque essa sia. Infine, fare la volontà di Dio, anche quando facciamo fatica a comprenderla, ci cambia la vita dal di dentro, non certamente la nostra condizione. In altre parole “Giuseppe ci attesta che Dio è con noi. Ma per accoglierlo veramente, non dobbiamo temere di disfarci dei nostri progetti e di credere che anche nella nostra esistenza, nei momenti difficili e oscuri, nell’ora dell’insuccesso e dell’abbandono, del dubbio e del dolore, arrivi anche a noi un messaggio di fiducia e di speranza: Dio ci ama e non può dimenticarsi di noi” (Lambiasi F.).

E’ il vero messaggio che ci viene dal Natale ormai vicino.

don Danilo Marin