Pastore simpatizzante per l’arte e la storia

UN RICORDO DI DON GIUSEPPE SERGIO BERGAMO MORTO IL 3 OTTOBRE A PORTO VIRO

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Cominciammo a conoscere don Sergio Bergamo, quando da studente approdò al corso teologico del nostro seminario, dopo aver compiuto parte degli studi in quello di Albenga (Savona). Dichiarava volentieri le sue propensioni per l’arte e per la storia, e ostentava una certa cura dell’eleganza. Noi compagni di scuola talvolta lo mettevamo alla berlina, soprattutto quand’egli, incorniciando gli eventi della storia della Chiesa e le opere d’arte, scantinava un tantino sulle coordinate spazio-temporali. Ma, si sa, da studenti si è inclini a cogliere il lato faceto delle situazioni e delle persone. Poi, l’esperienza pastorale e il contatto con i problemi della gente concorsero ad affinare in lui attenzioni e disponibilità al servizio. Anche Tacito dice che “la forza dell’ingegno cresce con l’ampiezza dei compiti” (De Oratoribus, 37).

Durante la messa esequiale il vescovo Adriano ha sottolineato appunto la sua dedizione al servizio pastorale e soprattutto la grazia presbiterale, fiorita sulla radice del battesimo: grazia, che lo accompagnò nel suo ministero prima a Cavarzere, poi nelle parrocchie di Borgo San Giovanni in Chioggia e del Buon Pastore a Sottomarina, dove però egli non riuscì ad attivare tutte le complesse dinamiche per l’edificazione della chiesa parrocchiale. In San Bartolomeo in Porto Viro, ultimo arengo del suo ministro, fu parroco per 17 anni: dal 1992 al 2009. Io gli fui affiancato negli ultimi tre anni, per alleggerirlo soprattutto nelle liturgie domenicali. E in quegli anni ebbi modo di conoscere più da vicino il suo tratto garbato, mentre il suo gusto per la storia e l’arte era orientato alla concretezza delle strutture parrocchiali.

Con l’appoggio dei fedeli aveva fatto restaurare i dipinti del soffitto della chiesa parrocchiale e l’organo Callido; inoltre, sistemata la cappella invernale e le adiacenze, aveva curato il restauro anche dell’edicola di Sant’Antonio da Po. Ridonò pure al campanile la sua sonorità, provvedendo a sostituire una campana che si era fessurata. Per lascito testamentario ha voluto destinare al Polo culturale della Diocesi alcuni quadri a soggetto religioso che ornavano il suo appartamento, alcuni oggetti liturgici di qualche rilievo e una buona rassegna di volumi (un paio di collane patristiche, studi di carattere storico e monografie d’arte).

Torna a suo merito l’aver fatto arrivare a Porto Viro le Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo. Amava raccontare che aveva avuto l’ispirazione da un sogno. Un suo giovane parrocchiano era stato a Roma, ospite presso la casa generalizia delle Ancelle dello Spirito Santo e, al ritorno, aveva magnificato non solo il trattamento ricevuto, ma anche la carica spirituale che aveva scoperto in quella congregazione.

Poco dopo, don Sergio avrebbe sognato la fondatrice della congregazione, la Serva di Dio madre Giuditta Martelli, che sorridendo gli diceva “Verranno, verranno!”. Fu così che un semplice contatto telefonico con la madre generale, madre Rita Sgarbellone, nel 2005 spianò da subito la strada; nel giro di qualche mese, espletate le procedure delle intese, giunse a San Bartolomeo – sotto la guida di sr. Carmelina – un primo nucleo di Religiose, le quali continuano tuttora la loro opera benefica nelle comunità di Contarina e Donada. Esonerato dal servizio parrocchiale per limiti d’età e di forze, nel 2009 ottenne dal vescovo di fermarsi nel territorio di Porto Viro, cui si sentiva particolarmente legato, e dove per altri sette anni funse da assistente spirituale della Casa di riposo ‘Villa Tamerici’.

Aveva una particolare ammirazione per papa Giovanni XXIII, del quale aveva fatto scolpire un busto che poi aveva issato su cippo nel sagrato della chiesa, a vegliare su Piazza Matteotti e sul paese di Contarina. La sua vita – a testimonianza del Religioso che gli era spiritualmente vicino – scorreva ormai su un binario più dimesso, fatto di lettura e di preghiera, nella fedeltà alla confessione frequente.

Sentiva che l’ora dell’incontro definitivo si avvicinava; e voleva giungere a quell’incontro, ornato della stola della giustizia, con la lampada della carità accesa. Quell’incontro è avvento nel cuore della notte: una notte, che immaginiamo fasciata di mistero e confortata dal sorriso della Stella del Mattino.

G. Marangon