RIFLETTENDO SUL VANGELO - DOMENICA XXVII  DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

Fede autentica e servizio gratuito

LETTURE:  Ab 1,2-3; 2, 2-4; Sal 94;  2 Tm 1,6-8.13-14;  Lc 17, 5-10

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C’è una richiesta perentoria che gli apostoli rivolgono a Gesù: “Accresci in noi la fede”.  Perché una simile richiesta nel Vangelo di Luca (Lc 17, 5-10) di questa domenica? Solo se prendiamo il brano del Vangelo nel suo contesto più ampio comprendiamo da dove nasce questa domanda, che non è buttata lì a Gesù per caso, così diventa più facile capire il motivo di questa richiesta. Sono, infatti, le esigenze radicali del Signore che abbiamo ascoltato, soprattutto, nei Vangeli di queste ultime domeniche a spingere gli apostoli a rivolgere la domanda a Gesù: la porta stretta, la libertà dai legami familiari, il distacco dai beni, l’insensibilità alla povertà nella parabola del ricco epulone e le dure parole contro lo scandalo ai più piccoli. Gesù chiede delle cose molto impegnative ai suoi discepoli: da qui l’esigenza di crescere nella fede perché di fronte alle difficili esigenze del Maestro di Nazareth il discepolo sente i propri limiti, la sua incapacità di tradurle nella vita di tutti i giorni.

Si comprende, allora, quanto sia importante nella vita del cristiano la fede. Ma che cos’è la fede? Come possiamo misurarla? Come possiamo determinarla? In base a quale criterio possiamo dire che una persona ha più fede o meno fede di un’altra? Normalmente ciò che balza direttamente agli occhi quando si pensa o si parla di fede è la frequentazione dei luoghi di culto da parte di una persona.

Quando vediamo qualcuno andare spesso in chiesa e partecipare con frequenza alla vita della comunità parrocchiale, ci viene spontaneamente da pensare che quella è una persona che ha fede, identificando così la fede con la pietà, ovvero quantomeno con la frequentazione liturgica e sacramentale.

La fede, invece, consiste fondamentalmente nel porre la nostra fiducia in Dio e quindi accettare un progetto non calcolato sulle nostre attese istintive, ma costruito unicamente sulle intenzioni di Dio. In fondo significa sentire la bellezza, la grandezza, il fascino di questo progetto e trovare il coraggio di affidarsi ad esso. Però vivere di fede sappiamo che non è facile. I discepoli di Gesù ne sono ben consapevoli, come del resto ne siamo consapevoli anche noi. Non è questione di più o di meno, secondo le nostre misure di quantità. Gesù, infatti, afferma che di fede non ne occorre tanta come, a volte, pensiamo; ne basta anche poca, purché sia autentica.

Per farci capire questo Gesù fa leva sul paradosso: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare ’, ed esso vi obbedirebbe” (v. 6). Vuol dirci che niente, assolutamente niente, è impossibile alla fede, quella autentica, che è capace di fare cose umanamente impensabili.

Posso credere tantissimo, passare anche tanto tempo a pregare, moltiplicare le varie devozioni, ma se vivo la mia fede come un rapporto di sudditanza o di paura, se il Dio in cui credo lo considero un contabile a cui presentare il conto della mia vita, tutto questo non è avere fede e per il vangelo tutto ciò è assurdo, esattamente come se un servo, dopo una giornata di lavoro, pretendesse di sentirsi dire dal proprio datore di lavoro: “Vieni subito e mettiti a tavola” (v. 79).

La parabola, allora, cerca di rimuovere una certa visione presente, a volte, anche in noi: faccio qualcosa per ottenere da Dio, o da altri, dei riconoscimenti. Il servizio, invece, è un atto gratuito: se fatto con sincerità, arricchisce la fede e contribuisce a costruire la comunione fra di noi e con Dio. Certo non è facile agire senza ottenere nulla in cambio. Ma è proprio questo il senso della fede: essa deve modificare i nostri comportamenti, ogni giorno, altrimenti rischiamo di imbrigliarci nell’assurda pretesa di chiedere a Dio qualcosa in base alla quantità della preghiera o delle opere che noi realizziamo nella nostra vita. Riconoscere umilmente che tutto è grazia, dono di Dio, essergliene riconoscenti e riprendere con gioia la nostra vita quotidiana, è il migliore aiuto che possiamo darci per mantenerci radicati nella fede.

don Danilo Marin