I miei libri

ESPERIENZE DI VITA

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In questi ultimi giorni mi son trovato a dialogare con i miei libri. Tutto è partito dalla proposta di un’amica: regalare a una possibile esposizione di testi nell’atrio dell’ospedale qualche volume della mia biblioteca. Durante l’ultimo trasloco avevo fatto una considerazione circa l’inutile fatica di trasferire centinaia di tomi che non avrei più letto o anche solo consultato. Così ho chiesto al direttore del polo culturale di ritirare quelli che potevano andare ad arricchire la biblioteca diocesana e ho pensato di eliminare tutti gli altri che non avevo più preso in mano almeno negli ultimi vent’anni. È giunto il momento di farlo, con la possibilità di contribuire alla lodevole iniziativa di mettere a disposizione di pazienti e visitatori quelli che possono avere ancora un messaggio da trasmettere. Ho una libreria nel piccolo studio di casa e altre due giù nel ripostiglio della bici e del carrello delle pulizie. Nella prima conservo in buon ordine testi di esegesi biblica, commentari della Scrittura, i documenti del Magistero, saggi di Don Tonino Bello, del cardinal Martini, di Enzo Bianchi, assieme agli scritti degli ultimi Pontefici. Me ne servo per preparare le omelie, qualche conferenza, i corsi di esercizi spirituali. Lo spazio è sempre più limitato perché vanno ad accatastarsi anche gli ultimi acquisti per lo più in materia di morale e di spiritualità. Giù invece ritrovo non solo i manuali di teologia ma anche tante opere che hanno segnato la mia formazione umana e pastorale. Sono scritti di Martin Luther King e di Carlo Carretto, di Cabra e Nouwen, Rupnik, Goffi e Barsotti, assieme a numerose agiografie, vite dei santi e raccolte dei loro scritti. Detto così potrebbe non avere un senso, apparire come un elenco impersonale di titoli e di autori, ma se ciascuno di quei testi viene collocato in un determinato momento di studio, di crescita spirituale, di scelte vocazionali, prenderli in mano e buttare l’occhio sulle sottolineature in matita o sul giallo dell’evidenziatore ha il valore di una memoria, è come prendere in mano la propria storia e avere gli elementi per decifrarne le ragioni più profonde. Mi è capitato di dover collocare i libri di alcuni confratelli defunti. È stato semplice trovare il modo di valorizzare gli Enchiridion e le collane patristiche, ma non altrettanto le molteplici pubblicazioni che a me non parlavano direttamente, a meno che non le avessi lette a mia volta. Eppure per loro avevano segnato un percorso che io stavo  praticamente scombinando. Non voglio che succeda così anche per i miei libri. Allora ho cominciato a prenderli in mano nuovamente e nel consegnarli per un futuro utilizzo voglio raccontare le emozioni, trasmettere le scoperte, condividere le idee maturate con essi. Oggi per esempio ho ceduto il testo delle Confessioni di sant’Agostino. Non un’edizione nuova, ma proprio quella sulla quale ho studiato e meditato, con la copertina cartonata e stampata, ricoperta dal cellofan protettivo con cui da studente amavo ricoprire i miei libri. Sfogliarne adagio le pagine, ritrovare all’interno alcuni segnalibri e rileggere certe sottolineature è stata una sensazione piacevolissima. Era l’ultimo anno di liceo e stavo per decidere quale orientamento dare alla mia vita. “Tardi ti amai, bellezza tanto antica e tanto nuova”. Non potevo perdere tempo. “Tu mi chiamasti e il tuo grido infranse la mia sordità”. L’esperienza di Agostino stava diventando la mia. “Brillasti, risplendesti… e fugasti la mia cecità”. Mi ha emozionato trasmettere già ora la forza che quella luce ha avuto nella mia scelta vocazionale, senza aspettare che qualcuno, vedendo quel volume un po’ datato, potesse mandarlo anonimamente al macero, ché già tanto oggi si può scaricare facilmente su Amazon Kindle.

Francesco Zenna