Sguardo pastorale

In ferie da cosa?

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“In ferie da cosa?”, così ha esordito Sergio Marchionne, giunto ai vertici di Fiat in un momento in cui l’azienda perdeva cinque milioni di euro al giorno, quando, arrivato in sede in pieno agosto, ha trovato gli uffici vuoti. Ed è la domanda che voglio pormi anch’io alla vigilia di un mese di agosto che vedrà molte attività chiuse per un meritato riposo. Mi pongo questa domanda perché da cosa andiamo veramente in ferie? Proprio pensando ad un’idea da sviluppare per questa rubrica, ho cercato delle notizie che potessero darmi un input e mi sono imbattuto in una serie di questioni che non meritano di passare in secondo piano rispetto al nostro desiderio di evadere dalle fatiche quotidiane o rispetto alle quali non possiamo allentare il livello di sensibilità come invece fa una certa informazione. Apro un sito, ma non a caso, perché scorro i banner delle notizie in CEInews, e mi accorgo come stia passando in secondo piano la situazione in Eritrea o per meglio dire le ritorsioni che la Chiesa sta subendo dal regime in quel paese: continuano infatti ad essere chiusi ospedali e scuole cattoliche dopo che l’episcopato eritreo ha esplicitamente chiesto al governo di applicare le riforme costituzionali e di dare segni di cambiamento per il futuro del paese ad un anno dalla firma della pace con l’Etiopia. Ancora grave la situazione in Siria, rispetto alla quale il Papa stesso ha scritto una lettera al presidente siriano affinché sia fermata questa catastrofe umanitaria. Non dimentichiamo, a proposito di guerre, i dati emersi dal rapporto di ricerca sui conflitti dimenticati, di Caritas Italiana, presentato lo scorso ottobre nel quale si legge che nel 2017 ci sono stati ben 378 conflitti, tra cui 186 crisi violente (con un aumento del 25% di questo dato rispetto al 2011) e 20 guerre ad alta intensità. La questione dei migranti rimane ancora grave e senza soluzione, a parte quella dei muri che si alzano o dell’indifferenza verso le imbarcazioni che naufragano. Negli Stati Uniti, il problema – se si tratta di problema – si è trasformato in una vera e propria caccia agli immigrati illegali di fronte alla quale, per grazia di Dio, vi è stata anche una certa opposizione da parte di associazioni per i diritti umani o di altri soggetti (tra cui alcune Chiese) che si sono coinvolti per porre un freno alle retate volute da Trump. Sulla dignità dei migranti si sono espressi, con un messaggio, anche i vescovi messicani criticando sia il governo messicano sia quello statunitense. In Italia registriamo ancora notizie come quella di Foggia, dove una scatola di lamiera di pochi metri quadrati è diventata la casa di due immigrati ghanesi, ma voglio ricordare pure i 56.000 diventati irregolari nell’ultimo anno perché lasciati fuori dal sistema italiano dell’accoglienza. È passata in secondo piano pure la questione dell’eutanasia: dopo il caso di Vincent Lambert l’informazione giornalistica ha abbassato i riflettori fino alla prossima volta nella quale la Corte di Cassazione dello Stato di turno si esprimerà a favore e in modo arbitrario. La questione ambientale, dopo i “Friday for future”, ovvero i venerdì di sciopero degli studenti in tutta Europa e nel mondo, sembra ancora rimanere inascoltata: segnali pericolosi del rischio di una irreversibilità del cambiamento climatico ci vengono da molti luoghi del mondo ma ciò che preoccupa l’amministrazione Usa è riprendere le macabre esecuzioni federali. Questa è solo una semplice carrellata di notizie, perché sono convinto di averne trascurate altre, rispetto alle quali non possiamo abbassare la nostra sensibilità spirituale e pastorale nemmeno durante le nostre ferie, convinti che basti nasconderle come polvere sotto il tappeto della nostra coscienza e delle nostre abitudini.

don Simone Zocca