IL RICORDO DEGLI AMICI

Tenero custode della Domus Clugiae

In morte di Antonio Mauro

antonio-Mauro
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”Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo.”

(Ebrei 13,2)

La storia di Antonio coincide con la storia stessa della nostra ventennale opera, anche se lui entrerà un po’ più tardi, una dozzina di anni fa. Preso senza essere valutato, solo perché ce lo porta, in un momento drammatico della sua esistenza, un amico sacerdote che lo accoglie per primo in canonica. Sta per arrivare Natale, Antonio non ha un tetto sopra la sua testa, né un luogo dove rifocillarsi, come un Bambin Gesù rifiutato da tutti. Nel tempo diverrà il custode della nostra residenza Domus Clugiae nel cuore di Chioggia, gestita da Opera Baldo, una strana compagnia che non sceglie il personale, ma incontra le storie di ragazze e ragazzi con varie abilità e li mette in gioco. Domus Clugiae diventa la casa di Antonio che accoglierà a sua volta gli ospiti e coloro che vi lavorano. Antonio sarà per noi l’ospite inatteso, diverso da noi per provenienza (da Padova), per fede calcistica (interista), financo per preferenze politiche… Ma Antonio, definitosi il trovatello di opera Baldo, era uno che guardava curioso, ci spiava sornione e sorprendentemente ci capiva fino a regalarci il libro giusto al momento giusto (la ‘Bellezza disarmata’ di Carron), fino a capire le nostre esigenze di silenzio o il desiderio di scherzare. Perché Antonio era anche molto scherzoso e sapeva colpire con precisione soprattutto gli Juventini (vero Luigi?) o i cugini milanisti (vero Sandro?). Antonio così diventerà uno di noi, ma resterà segno di un mistero, perché ci metterà davanti agli occhi una verità evidente: che in ogni istante della nostra vita non ci facciamo da noi stessi. Così la Domus diverrà per noi il luogo di questo rapporto, il luogo del Natale e delle Pasque, cioè le resurrezioni dell’umano, come era accaduto per lui. E così, qui più che altrove, le persone sentono che ogni rapporto è un’ospitalità, è l’accoglienza di un Altro. È questo che abbiamo vissuto con lui fino quando s‘è trattato di salire il calvario di una malattia terribile, ma non ‘incurabile’… È qui che l’opera si compie nel ricovero di Antonio presso la splendida struttura Hospice “San Marco” di Mestre dove un personale accorto, sensibile, educato alla cura della persona lo accoglie in tutto ciò che Antonio è. La vicinanza dei medici, delle psicologhe, del personale infermieristico e di supporto ci aiuta a stare davanti ad Antonio fino alla fine continuando a parlare di vita: di calcio, anche quello femminile, di ciclismo, di ospiti che arrivano o che partono, giocando a carte (vero Federico?) accettando pian piano il sacrificio che si compie, fino alla donazione di sé (Antonio donerà le cornee come Don Gnocchi). Celebriamo il 5 luglio il suo 62° compleanno brindando assieme con un ottimo Cartizze di Valdobbiadene – patrimonio dell’umanità, anche se qualche bottiglietta di buon vino rosso sarà sempre segretamente presente nella sua dieta (vero Luisa?), per non parlare dei dolcetti e dell’angolino letterario garantiti da Gigi e Saida: tutti in turno fino alla fine sotto la regia di Sandro che ci orchestra appunto come un direttore e di Luigi, nostro ministro degli esteri, che tiene i rapporti con la struttura. Per i tuoi profumatissimi sigari toscani, che fumavi nel cortile della Domus, c’è stato poco da fare… Ci rifaremo lassù, caro Antonio! Ringraziamo tutti coloro che sono stati vicini al nostro Antonio, i medici che hanno anche scherzato amabilmente con lui alla pari (grande l’omonimo dott. Antonio!), la caposala che anticipa addirittura con squisita intuizione umana l’estrema unzione che gli verrà conferita dal cappellano don Marino la sera prima della venuta di don Angelo al capezzale. L’opera si compie così in Antonio, non in un fare legato alle forze che vengono inevitabilmente meno, ma nel sacrificio di Cristo, nell’abbracciare la Sua croce nel mistero pasquale. Nell’ingresso del nostro ostello da anni abbiamo voluto una copia del quadro di E. Burnand con i discepoli Pietro e Giovanni che vanno al sepolcro trafelati, il mattino di Pasqua con il vento che scompiglia i loro capelli. Il quadro, che si trova al Museo d’Orsay di Parigi, riassume bene il senso del viaggio della vita, quel correre al sepolcro dichiarato vuoto dalle donne, ancora increduli ma fiduciosi di un esito imprevedibilmente positivo. Quel quadro, posto proprio davanti alla reception, Antonio ha contemplato a lungo, inevitabilmente… Ora, ne siamo certi, contempla il volto del Risorto, assieme ai nostri amici santi e, da bravo custode, ci attende… Arrivederci, Antonio!

(Chioggia, 14/07/2019)

 Gli amici di Opera Baldo e Domus Clugiae