RIFLETTENDO SUL VANGELO - DOMENICA XVI DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

Essere più attenti all’ospite

LETTURE: Gn 18, 1-10; Sal 14;  Col 1, 24-28; Lc 10, 38-42

lc10_38-42
Facebooktwitterpinterestmail

Tutta la liturgia della Parola di questa 16ª domenica del Tempo Ordinario sviluppa il tema dell’accoglienza di Dio nella vita dell’uomo. Ed è un tema su cui il brano di vangelo, anche questo inserito nel cammino di Gesù verso Gerusalemme, ci vuole aiutare a riflettere per capire come Dio entra nella vita degli uomini. È un bel quadretto familiare quello che ci viene presentato oggi. Gesù, come tappa del suo cammino, si ferma a Betania ed è accolto in casa di amici: Lazzaro, Marta e Maria.

Possiamo leggere questo breve brano di Luca 10,38-42 sotto due angolature, ugualmente utili e importanti dal mio punto di vista.

Innanzitutto c’è l’aspetto letterale dell’episodio: Gesù è l’amico di famiglia che desidera trascorrere alcuni momenti al villaggio dove abitano Marta e Maria. L’ospitalità è uno dei temi preferiti dall’evangelista Luca. Gesù, infatti, passa tra la gente e si intrattiene amorevolmente con essa e spesso accetta gli inviti di fermarsi a casa, sia che si tratti di amici come Marta, Maria e Lazzaro, come in questo caso, sia che si tratti di avversari come a casa di Simone, il fariseo, e a volte, addirittura, si autoinvita se lo ritiene necessario, come a casa di Zaccheo. A casa delle sorelle a Betania notiamo due modi diversi di concepire l’ospitalità, due modi diversi di comportarsi con chi viene accolto nelle nostre case: da un lato la preoccupazione formale per i doveri dell’ospitalità, comem in Marta, dall’altro l’attenzione personale all’ospite, come in Maria.

C’è una seconda angolatura ed è la più tradizionale, la più religiosa con cui leggere questo episodio. Essa mette in evidenza due atteggiamenti presenti in tutti gli uomini: l’attivismo e l’interiorità. Il brano suggerisce il primato dell’interiorità, dell’ascolto manifestato in Maria a differenza di Marta. C’è, cioè, una particolare disponibilità, da parte di Maria, ad accogliere la parola del Maestro (v. 39). Viene spontaneo chiederci: Chi è che accoglie? Chi si dà da fare per le molte cose o chi si siede ai suoi piedi ad ascoltarlo? È Marta che ospita il Signore, tuttavia l’interesse della narrazione cade sulla figura della sorella Maria. Perché? Marta assume nei confronti dell’ospite un ruolo impeccabile dal punto di vista del galateo (prepara la tavola e il pranzo, serve…), Maria al contrario si intrattiene con l’ospite, mette al primo posto la relazione con lui.

Maria, che si “siede ai piedi del Maestro” e ascolta la Parola, è la tipica figura del discepolo. La parola finale di Gesù può coglierci di sorpresa, ma è proprio rivolta a ciascuno di noi: “Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (v. 42). Tante volte facciamo fatica a comprendere questa priorità. Sbagliando, pensiamo che l’interiorità sia sinonimo di evasione o disimpegno; invece, al contrario, è la condizione di un impegno più serio e della sua qualità umana. Infatti le cose che riteniamo urgenti ci fanno abitualmente dimenticare le cose essenziali. Questo vale sempre, ma, in particolare, per la Parola di Dio che continuamente ci mette in crisi perché niente è più attivo e più impegnativo che lasciarsi lavorare dalla Parola di Dio che risveglia la nostra coscienza. Possiamo allora affermare con un noto biblista che “la tensione non è fra il Signore e il prossimo, non è neppure fra la contemplazione e l’azione, ma è fra l’ascolto e il servizio che distrae, tra l’attenzione all’ospite e il troppo affaccendarsi (affannarsi) che impedisce di fargli compagnia. È su questo punto che cade il rimprovero di Gesù a Marta (v. 41): essa è così occupata nelle molte cose che non è più attenta all’ospite, non lo ascolta. Le troppe cose impediscono non soltanto l’ascolto, ma anche il vero servizio” (B. Maggioni).

don Danilo Marin