Viaggio-Pellegrinaggio in Armenia e Georgia

Incontrare la storia e i popoli

Una trentina di pellegrini ben affiatati, guidati dal vicario generale mons. Zenna

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Un’Armenia preziosa, il cuore cristiano del Caucaso, e una Georgia verdeggiante hanno accolto dal 16 al 24 giugno una trentina di pellegrini, guidati dal vicario generale della diocesi di Chioggia, mons. Francesco Zenna, per aiutarli a scoprire una terra antica e ricca di bellezze. Dalle strutture monastiche, costruite in luoghi di grande suggestione, alle atmosfere alpine del lago Sevan, al Monte Ararat (m 5.000) anche se in terra turca.

La serie di monasteri medievali, distribuiti su tutto il territorio dell’Armenia, è la principale attrattiva di questo paese, seguita a ruota da paesaggi mozzafiato. Purtroppo le sconnesse strade collinari sono in evidente contrasto con la perfetta viabilità della capitale Yerevan, comunità con quasi tre milioni di abitanti.

Questa è una città ricca di contraddizioni, in cui Mercedes di lusso condividono la strada con Lada talmente vecchie che non sfigurerebbero in un museo d’auto d’epoca; sale da tè d’altri tempi si trovano accanto a wine bar all’ultima moda in stile europeo.

Dal punto di vista religioso irripetibile è stata la conoscenza di realtà diverse… dalla Chiesa Armena Apostolica Ortodossa a quella Armena Cattolica, con la scoperta di quella Mechitarista (nella foto in alto). Dialogando con pastori di confessioni diverse i nostri compagni di viaggio hanno conosciuto padre Giorgio, che ha vissuto per alcuni periodi nella vicina, per noi, laguna veneta, nell’isola di San Lazzaro.

La prima tappa, è stata il Monastero di Khor Virap – pozzo profondo (nella foto sotto con sullo sfondo il monte Ararat), dove oggi i turisti fanno la coda per scendere le scale di metallo e calarsi nel pozzo dove San Gregorio fu tenuto prigioniero per diversi anni.

Itinerario successivo di visita il complesso monastico di Noravank (nuovo monastero), uno dei siti più spettacolari di tutta l’Armenia, dove verso il tramonto le sfumature rossastre degli speroni rocciosi che circondano il monastero sono accentuate dalla luce del sole calante e la pietra dorata delle sue chiese acquisisce una lucentezza particolare.

Il terzo giorno del tour porta l’intera comitiva alla biblioteca Mateladaran, ossia il museo dei manoscritti antichi (circa 19.000). Breve sosta alla distilleria di Brandy Ararat/Noy, apprezzata dal gruppo, raccolto in lunghe tavolate in attesa della prevista degustazione di brandy (invecchiamento dai 5 ai 10 anni). Non si sa se il successivo acquisto di varie bottiglie sia stato determinato dall’ebbrezza provata dopo i vari assaggi… Proseguimento, poi, per il Tempio di Garni, l’unica testimonianza del paganesimo in Armenia. Da menzionare anche il Monastero di Geghard, chiamato con il nome della lancia sacra che trafisse il costato di Cristo.

Mercoledì partenza per il tempio di San Gregorio di Zvartnots, nome tradotto dall’armeno antico come “angeli celesti”. Cinquecento metri separano la chiesa di Santa Hripsime dalla cattedrale di Echmiadzin: la prima è un tempio a croce con una cupola centrale dove l’architettura evidenzia splendidamente l’integrità dello spazio interno; la seconda è state costruita da San Gregorio l’illuminatore (che ha illuminato l’Armenia con la dottrina cristiana), in seguito, secondo la tradizione, alla volontà di Dio, apparsogli in sogno, di edificare la prima chiesa cristiana armena al posto di un tempio pagano. Toccante la visita al Museo e al monumento del genocidio armeno.

Dopo alcuni giorni di permanenza a Yerevan il gruppo di turisti di Chioggia, Monselice, Vicenza e Ferrara ha raggiunto il Lago Sevan, il più grande del Caucaso, situato a quasi m 2.000 d’altitudine. Il suo colore varia da un azzurro abbagliante al blu intenso, e le sue acque dolci contengono una sana popolazione ittica, dove predomina l’Ishkhan (trota principe). Due piccole chiese sovrastano, con una bellezza maestosa, il paesaggio lacustre.

Meta successiva il complesso monastico di Goshavank (XII-XIII sec.), che si trova nel villaggio di Gosh e fu un importante centro religioso, scolastico e culturale.

In questa atmosfera mistica diamo vita ad un simpatico connubio fra le nostre doti canore e la recita in comune del Padre Nostro con un monaco presente in convento.

Nell’ammirare le bellezze delle chiese e dei monasteri abbandonati… una considerazione sull’aspetto curioso della natura: la partecipazione degli uccelli, in primis delle rondini, alla sacralità dei luoghi, svolazzando all’interno e accompagnando con melodie uniche e con i loro apprezzati cinguettii i tanti visitatori, consapevoli del fatto che queste strutture sono l’habitat ideale per i nidi… di rondine!

In 20 chilometri si raggiunge Dilijan, nota anche come la “piccola svizzera”, grazie al suo paesaggio montuoso e verdeggiante. Da Dilijan si raggiungono i complessi monastici di Sanahin e Haghpat. Entrambi esempi di strutture architettoniche medievali armene, dove predominano tombe antiche, cappelle annerite e biblioteche.

La partenza per la capitale Tbilisi è un obbligo per i pellegrini per conoscere gli usi e costumi di un paese come la Georgia dalle valli verdi, cosparse di vigneti alle antiche chiese. Tbilisi, raggiunta dopo le formalità di frontiera, presenta un eterno fascino dalla sua suggestiva posizione nella profonda valle del fiume Mitkvari. La Georgia rivendica il ruolo di culla del vino, apprezzato dal nostro variegato gruppo nelle diverse cene conviviali; anche la birra del luogo è stata ben sorseggiata dai degustatori clodiensi con commenti positivi. L’antica Tbilisi consegna a noi un centro storico dove predominano vicoli tortuosi, case con balconi, piazze alberate e chiese bellissime sulle quali incombe la fortezza di Narikala, risalente al XVII secolo. I quartieri vicini al centro rammentano gli antichi borghi con stradine strette, negozietti e un’atmosfera raccolta.

Tra i luoghi da noi visitati la cattedrale di Sioni, dove si trova la croce di Nino. Un tocco d’italianità in Tbilisi si trova nel mondo architettonico col designer ferrarese Michele De Lucchi, autore di progetti stellari come il Palazzo Presidenziale, il Ministero dell’Interno e il più famoso Ponte della Pace, opera pensata come vero e proprio ponte tra antico e moderno. Talmente entusiasta delle strutture realizzate… il presidente Saakashvili ha voluto premiare De Lucchi insignendolo della cittadinanza onoraria georgiana.

Più tardi veramente sui generis la celebrazione dell’Eucaristia nella chiesa cattolica romana dei santi Pietro e Paolo; ma quel che risalta maggiormente è la lingua usata per officiare tale evento… “il latino”! È un ritorno storico a prima del lontano 7 marzo 1965, giorno in cui la prima messa in lingua italiana venne celebrata da Paolo VI. Per quanto concerne le guide… la provvidenza ci ha destinato Cristina per l’Armenia e Levan per la Georgia. Ben preparati entrambi nel catturare le nostre attenzioni sulla storia e le peculiarità dei loro popoli. Ma quello che ha colpito di più è stata la perfetta conoscenza della lingua italiana, tanto che qualcuno in pullman si è chiesto… ma sono italiani?

L’ultimo giorno del nostro tour è stato dedicato alla visita di Mtskheta, la capitale antica della Georgia. Dalla chiesa di Jvari, situata in cima alla collina, magnifica, a dir poco, la panoramica che domina tutta la città, dove si evince la confluenza dei fiumi Aragvi e Mtkvari; forse l’angolo più suggestivo di tutta la Georgia.

L’ultima cena… con lo spettacolo folcloristico in un ristorante tipico di Tbilisi, ha concluso il nostro pellegrinaggio culturale e religioso. La voglia di ritrovarci in altri viaggi è tanta, considerando il legame d’amicizia instaurato all’interno del gruppo ormai diventato armeno-georgiano.

Il tour enogastronomico verrà sicuramente ricordato per i ravioli caucasici, le focacce ripiene di carne speziata, le infinite varietà di verdure cotte, le trote del lago Sevan. Già lunedì in fase di rientro qualcuno sognava e pregustava un bel piatto di pastasciutta…! Speciale… è chi riesce a vedere in noi quello che non mostriamo a nessuno…!

Paolo Ranzato

 

IL VIAGGIO

Quando organizzo e poi partecipo ad un viaggio pellegrinaggio come quello appena concluso in Armenia e Georgia mi domando sempre quale valore pastorale può avere. Alcuni infatti dubitano di questa possibilità e sono inclini a svalutare l’esperienza, altri la catalogano tra le forme di semplice svago o di interesse personale. In questi vent’anni di servizio all’ufficio pellegrinaggi ho toccato con mano quale ricaduta può avere una settimana e più di condivisione della curiosità, della ricerca, dell’ascolto, dell’incontro e anche della fatica che un viaggio ben organizzato comporta. Si, la curiosità innanzitutto ci ha spinti ad atterrare a Yerevan, capitale dell’Armenia, che, assieme alla Georgia, sono i due paesi di cultura cristiana del Caucaso. Desiderio di conoscere come sono organizzate politicamente queste repubbliche parlamentari e come vi convivono le diverse confessioni religiose, quella Armena Apostolica ortodossa, quella Armena Cattolica e quella Mechitarista. Abbiamo cercato una risposta nell’imponente presenza del monte Ararat, che domina la regione occidentale, anche se geograficamente si trova in terra turca; nelle vestigia dei monasteri, numerosi e di epoche diverse, disseminati in tutte le alture che vanno dal mar Nero al mar Caspio; nel racconto delle tradizioni che risalgono ai primi secoli dell’era cristiana e delle tragedie legate al regime sovietico e alla dittatura turca; nelle pietre, nei musei, nel memoriale del genocidio. I tragitti in pullman, le soste negli angoli ombreggiati, le passeggiate tra i sassi e per le vie delle città furono occasioni per ascoltare le esaurienti spiegazioni di Cristina, la nostra guida armena, ben preparata anche nella conoscenza della lingua italiana, così come i racconti delle persone che ci accoglievano nei diversi siti. Qui avveniva l’incontro. Come quello con P. Giorgio e P. Eghia, Mechitaristi, che erano stati per diverso tempo nell’isola di San Lazzaro e con i quali abbiamo concordato un arrivederci nella laguna veneta; con P. Komitas nella chiesa Armena Cattolica da lui officiata, che ci ha parlato dell’importanza del loro legame con Roma e con il carisma di Papa Francesco; con P. Partev che ci ha messo a disposizione il pane azzimo delle loro liturgie armeno apostoliche, assieme all’altare della chiesa Surb Astvatsatsin; con un giovane monaco del convento Goshavank che ha voluto cantare il Padre nostro con noi e ci ha dato la sua benedizione; con i sacerdoti della chiesa cattolico romana dei Santi Pietro e Paolo in Tbilisi, con i quali abbiamo celebrato l’eucaristia in latino nella festa del Corpus Domini, e che ci hanno parlato delle loro fatiche nel dialogo con la Chiesa ortodossa russa, più che con i fratelli mussulmani. Abbiamo condiviso anche la fatica del caldo, di qualche piccolo malessere, delle lunghe camminate imposte da Levan, la guida georgiana, per portarci a vedere il più possibile dell’attuale e della storica capitale del suo decantato paese. I riscontri da parte di tutti, dei chioggiotti, ma anche dei vicentini e dei ferraresi che si sono uniti al gruppo attraverso l’agenzia Caldieri, sono stati più che positivi. Sono nate nuove amicizie, abbiamo pregato insieme, siamo stati allietati dal vino locale e ben nutriti dalle verdure, dalle trote e dalla carne speziata, ci siamo scambiati le reciproche passioni, le foto, i racconti delle avventure dei precedenti viaggi. È rimasta forte la voglia di ritrovarci per approfondire la conoscenza della storia e della cultura di questi popoli, e per alimentare anche qui il legame di amicizia che si è creato tra noi. Per tutto questo valeva la pena investire su questa esperienza armeno giorgiana.

fz