L’OMELIA DEL VESCOVO NELLA SOLLENITA’ DELL’ASCENSIONE - Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali e Festa della Repubblica

Impariamo a conoscere Gesù

L’esperienza degli apostoli e di ogni cristiano. Un pensiero per l’Italia e sulle Comunicazioni

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Nella solennità dell’Ascensione, domenica 2 giugno, il vescovo Adriano ha presieduto la concelebrazione dell’eucaristia alle 10.15 in cattedrale teletrasmessa su CafèTv24, in occasione della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali e per la conclusione del Festival nazionale della Comunicazione svoltosi a Chioggia. Al rito, concelebrato dal vicario generale mons. Francesco Zenna, presidente della Fondazione SS.Felice e Fortunato (che ha gestito il Festival in collaborazione con i Paolini) e da mons. Vincenzo Tosello, direttore dell’Ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali e del settimanale “Nuova Scintilla”, erano presenti, oltre a numerosi fedeli, le autorità cittadine e le associazioni d’arma che partecipavano alla messa anche in coincidenza con la Festa della Repubblica. Animava la celebrazione la corale di Mazzorno Destro, diretta dal maestro Marco Finotti.

Riportiamo il testo dell’omelia del vescovo Adriano.

La pagina degli Atti ci dice in poche parole cosa annunciavano gli apostoli all’indomani della loro esperienza terrena con Gesù, cioè all’indomani dell’ultima pasqua vissuta con Lui a Gerusalemme, all’indomani delle sue apparizioni a loro dopo la sua morte e all’indomani del dono dello Spirito Santo nella speciale esperienza della Pentecoste.

Essi raccontavano quanto avevano vissuto e imparato da Gesù e su Gesù, “tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo”. Questo era ed è il ‘Vangelo’, narrazione della vicenda di Gesù e delle molteplici storie di chi lo ha incontrato: raccontare  della propria esperienza con il Signore Gesù e la conoscenza maturata dal loro stare con Lui, dal vedere il suo amore per tutti e dall’ascoltare quanto Egli andava raccontando loro di Dio Padre. La missione affidata loro e alla Chiesa di tutti tempi e luoghi al momento della sua “dipartita”, del suo “andare al Padre” è appunto testimoniare e raccontare a tutti di Lui e per condurre a Lui gli uomini e le donne che incontravano nel loro andare tra gli uomini, come aveva fatto Gesù stesso. Raccontando che sorprendentemente Dio vuole condividere la storia con noi uomini, una storia tuttora in corso, di cui la Chiesa custodisce la testimonianza e la chiave di lettura. Attraverso questa storia Egli vuole entrare in contatto, in comunione, in intimità con noi per farci condividere la sua vita divina. E’ attraverso la storia di Gesù che gli apostoli hanno scoperto l’autentico volto di Dio e il suo infinito amore per gli uomini. Per questo noi ascoltiamo le Sante Scritture, narrazione di Dio e di Gesù e delle loro opere in nostro favore. Per imparare a conoscerli.

Questa missione vitale prima che dottrinale è possibile per l’azione dello Spirito Santo di cui essi sono semplici strumenti. E come è successo a loro, che prima hanno incontrato Gesù e sono vissuti con Lui e poi hanno capito davvero chi era, così sarà di ogni uomo: si imparerà a conoscerlo e amarlo frequentandolo e ascoltandolo e soprattutto accogliendolo nel dono dello Spirito Santo, che abita in noi. E’ questa la promessa di Gesù fatta agli apostoli e ai discepoli mentre ancora era fra loro.

La pagina del vangelo che abbiamo ascoltato è uno dei racconti che testimoniano la realizzazione della promessa del dono dello Spirito Santo, esperienza di cui faremo memoria specialmente nella prossima domenica, detta appunto di ‘Pentecoste’. L’Ascensione celebra la conclusione della missione terrena di Gesù, segna l’inizio della missione della Chiesa, che con la forza dello Spirito Santo renderà testimonianza del Signore Gesù e del suo essere presente nella storia fino al suo ritorno.

La liturgia prende a prestito le parole del Salmo per cantare l’Ascensione del Signore al Cielo, la sua stabile condizione gloriosa, dopo la sua vita terrena in mezzo agli uomini.

Ora Egli è partecipe della Signoria del Padre, Signore di tutti i popoli, ora è al cospetto di Dio in nostro favore, secondo la bella espressione delle Lettera agli Ebrei.

Accogliamo l’esortazione e l’incoraggiamento della stessa Lettera: “Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso”, Gesù Signore nostro.

Affidiamo alla preghiera anche la nostra Italia che fa memoria oggi dei suoi 73 anni di vita democratica della Repubblica, perché davvero continui a progredire nell’impegno per la libertà, la giustizia, la fraternità e la solidarietà in tutte le sue Istituzioni e fra tutti i cittadini affinché sempre più si realizzi il motto scelto da papa Francesco: “Siamo membra gli uni degli altri” per questa giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, con la quale si conclude anche il Festival della comunicazione che abbiamo vissuto nella nostra città di Chioggia.

+ Adriano Tessarollo