SGUARDO PASTORALE

In emergenza o in missione?

emergenza-o-missione
Facebooktwitterpinterestmail

A proposito di testimonianza nel mondo, Papa Francesco, con lettera del 22 ottobre 2017 al Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha indetto per l’ottobre prossimo un mese missionario straordinario in occasione del centenario della promulgazione della lettera apostolica Maximum Illud con la quale Benedetto XV desiderava dare nuovo slancio all’annuncio del Vangelo ad gentes. Oggi, come cento anni fa, il Papa ricorda a tutti qual è l’esigenza principale della Chiesa: andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura (Mc 16,15). La natura della Chiesa è, infatti, missionaria e deve mantenersi costantemente tesa a compiere questo impegno. Ora, questo mese missionario straordinario è indetto per tener desta l’urgenza di un rinnovato impegno missionario ma non solo ad gentes. Nella lettera alla Congregazione, cui ho accennato prima, il Pontefice richiama la motivazione fondamentale che sta alla base anche di questa iniziativa celebrativa e cioè che la Chiesa, in tutte le regioni del mondo, si costituisca «in uno stato permanente di missione». Ricordiamo come questo concetto sia stato fissato nella Evangelii Gaudium che ha fatto seguito al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Siamo di nuovo proiettati dentro la logica dei nuovi processi che la Chiesa deve innescare se vuole essere significativa in questo tempo, quindi quando si parla di missionarietà della Chiesa si deve pensare alla natura missionaria del Vangelo che deve dare forma all’azione pastorale di ogni comunità cristiana. Inoltre, oggi più di ieri, dobbiamo rispondere alla domanda, a mio parere retorica, se l’Europa non sia già terra di missione. Il Papa, quindi, ha indetto un mese missionario straordinario con l’intento «di risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes e di riprendere con nuovo slancio la trasformazione missionaria della vita e della pastorale» di ogni chiesa locale e di ogni comunità cristiana. Dalle righe di questa rubrica ho pensato di lanciare, ancora in quaresima, questa iniziativa che impegnerà tutte le diocesi all’inizio del nuovo anno pastorale, perché anche la nostra chiesa locale sta vivendo un profondo ripensamento della propria pastorale in uno stato permanente di missione. Forse nelle sedi di incontri e riflessioni pastorali sia parrocchiali che diocesani si ha più l’impressione che si parli di emergenza pastorale come se questo Ospedale da Campo, espressione cara a Papa Francesco per definire la Chiesa, si ritrovi a gestire una perenne situazione di emergenza. Sinceramente preferisco pensare la Chiesa, e pensarmi nella Chiesa, in uno stato permanente di missione, perché questo concetto di fondo ci permette di uscire da una logica di assistenzialismo pastorale che risponde solo a vecchie e nuove richieste da sportello… quante volte, infatti, ci siamo già detti che non siamo una agenzia di servizi! Fuori, dunque, da un assistenzialismo pastorale. Qualora non fosse così dobbiamo ricordarci che un ammalato non può guarire un altro ammalato: se ci pensiamo, infatti, in uno stato di emergenza, dobbiamo ricordarci che l’emergenza siamo noi e non una realtà diversa da noi. Non possiamo negare che qualche fatica, anche pesante, la stiamo accusando ma l’unica medicina che possiamo autosomministrarci è l’apertura missionaria del Vangelo: la fede e la vita si rafforzano donandole! Che questa quaresima sia per noi il tempo opportuno per guardare al nostro futuro, molto prossimo, in una cornice missionaria.

don Simone Zocca