“Ero in carcere…”: testimonianze

Parrocchia B. Vergine della Navicella. Iniziando insieme la Quaresima

Ritiro-Spirituale-di-Quaresima
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La 1ª domenica di Quaresima è stata diversa, arricchente… ci siamo messi in ascolto di due testimonianze che ci hanno fatto riflettere sulle seconde possibilità, sul perdono e sull’essere genitori e figli. La prima testimonianza è stata di Ingrid, donna bella e coraggiosa che ha vinto la sua dipendenza dalla droga perdonandosi e perdonando. La sua storia ha emozionato tutti noi… ha raccontato della detenzione in carcere e della sua dipendenza dalla droga… che era diventata talmente importante da farle dimenticare la propria figlia, la famiglia, gli amici e la vita stessa. Forti le sue espressioni: “Ho amato più la cocaina e l’eroina, che mia figlia”! È arrivata a benedire chi l’ha fatta incarcerare, perché questo, come lei stessa diceva, le ha permesso di “ricominciare a vivere”. Il toccare il fondo l’ha fatta cambiare, “risorgere” a vita nuova… e la parola perdono è entrata a far parte della sua storia! Il Signore l’ha avvicinata attraverso la sofferenza, che lei però non ha maledetto; anzi se oggi è “persona nuova” è grazie alla sofferenza e al perdono che ha sperimentato! Ha citato come premessa il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”… se non ami te stesso non puoi amare gli altri; ora lei si ama e riesce ad amare. Questa testimonianza mi ha colpito molto come genitore e figlia… Mentre lei parlava, io pensavo a quanti erano i miei errori con i miei figli e con i miei genitori; al fatto che se per prima non mi perdono per questi, non riuscirò a perdonare e ad amare. Davanti a noi non abbiamo visto e sentito una persona sconfitta e imbruttita dalla dipendenza e dal carcere, ma una persona bella e luminosa, vincitrice, che ci ha fatto capire che esiste sempre una seconda possibilità perché “nessuno è esente dalla Misericordia del Signore” (Papa Francesco).

La seconda testimonianza è stata quella di sorella Gianna, consacrata, Discepola del Vangelo, che dona il suo tempo nel carcere minorile a Treviso. Una storia semplice, piena di amore verso il prossimo… una storia che ti fa sentire qualcosa dentro; le persone belle ci sono, esistono, gratuitamente danno senza aspettarsi nulla in cambio. Ascoltare Suor Gianna ci ha permesso di comprendere che trovare la propria vocazione, qualunque essa sia, ti completa. Ci ha fatto bene all’inizio di questo tempo quaresimale, conoscere queste storie positive che parlano di amore, di perdono e di gratuità; ci aiutano a dare una dimensione all’oggi e a capire quanto è importante non avere giudizi e pregiudizi verso chi ha sbagliato, verso chi è diverso e chi ci chiede aiuto.

Oriella B. (mamma e catechista)


Per il consueto ritiro spirituale di Quaresima, domenica 10 marzo presso il teatro della B.M.V. della Navicella è stata proposta una testimonianza sull’esperienza del carcere. A far riflettere su questo tema sono state due figure che – anche se in modo differente – hanno avuto a che fare con il carcere: suor Gianna delle Discepole del Vangelo e Ingrid. La prima, che presta servizio nel carcere minorile maschile di Treviso, si mette a disposizione dei ragazzi semplicemente per ascoltarli qualora ne sentissero il bisogno… non sempre infatti hanno voglia di parlare e confidarsi, ma il solo fatto di vedere una persona che possa essere lì per loro, senza ricevere alcun compenso e facendo 30 km ogni volta per arrivare fin lì, fa la differenza, tanto da lasciarli stupiti.

La seconda è una donna che, nonostante vivesse in una famiglia in cui non le mancava nulla, ha vissuto anni fa il carcere sulla propria pelle a causa della sua tossicodipendenza e dello spaccio. Ingrid con coraggio ha voluto raccontare la sua storia, sottolineando che ciò che l’ha aiutata veramente è stato l’arresto, un gesto fisico che l’ha portata in un luogo “infernale” come il carcere, ma che le ha fatto capire che da sola non ce l’avrebbe mai fatta. In questo tempo, che lei definisce di “deserto”, ha realizzato che, per ricominciare ad amare gli altri, bisogna prima partire da se stessi, come ci suggerisce il Vangelo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Ingrid mette in evidenza anche che questo tipo di esperienze spiacevoli possono capitare a tutti, per questo dobbiamo essere liberi da qualsiasi tipo di pregiudizio e dall’identificare la persona con i propri errori, poiché non è così: tutti possono rialzarsi e ricominciare a riprendere in mano la propria vita, come ha fatto lei che, dopo essere uscita da questa triste vicenda, ha avuto la possibilità di mettersi a disposizioni del prossimo collaborando con la Caritas e facendo esperienze di volontariato.

A seguito delle due brevi testimonianze c’è stato lo spazio per alcune domande.

L’incontro poi si è concluso con la celebrazione della Santa Messa delle ore 11.

Come consigliato da don Marino, accanto all’ascolto della Parola, questi spazi di riflessione sono importanti per santificare la domenica e questo tempo di Quaresima; in particolare queste due testimonianze hanno aiutato a far riflettere su quali siano le nostre debolezze, i nostri deserti, che possono essere combattuti riconoscendo i nostri limiti, accettando l’aiuto di chi ci vuole bene e con la preghiera.

 Giulia e Serena (giovani)