I GIORNI

Fraternità di Terrasanta

amico-Ettore-a-Cafarnao
Facebooktwitterpinterestmail

Insieme con la compagnia di Ettore, l’amico italiano presente in Terrasanta da oltre vent’anni che ci rende partecipi dei fatti del Vangelo al modo dei primi discepoli, la novità di questo pellegrinaggio è l’incontro e la scoperta delle persone. Al nostro gruppetto sono aggregati due giovani di Chioggia e alcuni uomini di San Benedetto del Tronto e della Calabria. Visitano con noi i luoghi santi ma – secondo una sequenza che da un certo tempo coinvolge alcuni gruppi di amici italiani – spendono le mattinate lavorando alla ristrutturazione di case che diventeranno luoghi di accoglienza dei pellegrini. Lo sperimentiamo noi stessi come ospiti in una casa di cristiani che nel tempo si è svuotata per l’emigrazione; la famiglia rimasta riceve speranza e sussistenza dall’accoglienza dei pellegrini nelle stanze riadattate, a due passi dalla Basilica di Betlemme. Nell’ospedale pediatrico della città gli amici ci conducono a incontrare Suor Lucia, originaria di Vicenza, che racconta e mostra le vicende dei bambini accompagnati nella malattia insieme con mamme e papà, alcuni fino all’affronto della morte.

Vi lavora una donna di Betlemme, mamma di tre figli, che recentemente è venuta a Chioggia invitata dal Comune, a presentare insieme con altre persone della Palestina un progetto di collaborazione che coinvolge alcuni Comuni d’Italia. Ci porta a pranzo nella sua casa, con il marito che incontriamo al lavoro presso il Ministero del turismo e dell’archeologia.

Saremo ospiti anche da una sua amica che collabora con il marito medico in un ospedale specializzato. Il cerchio si allarga fino all’Associazione Pro Terra Santa che apre all’Italia e al mondo; il Patriarcato di Gerusalemme ne ha affidato la promozione pubblicitaria a due giovani italiane che ci rendono partecipi del loro lavoro.

Vincenzo, un siciliano sposato con una donna di Betlemme, tiene le fila del laborioso intreccio delle attività che sostengono la presenza dei cristiani a Betlemme, ridotti dal 90% che erano all’inizio del novecento, a meno del 10% ai nostri giorni.

Chi rimane, contribuisce a mantenere il tratto cristiano dei luoghi santi, dove sovrabbondano – a seconda dei luoghi – musulmani o israeliani. La presenza dei cristiani è un aiuto e un conforto per i pellegrini e per i Francescani che da secoli abitano e custodiscono i luoghi santi della Palestina.

Si collabora a sostituire sui tetti delle case le cisterne d’acqua ormai arrugginite, con altre di plastica; si organizzano corsi di ristorazione e di sartoria.

Le pietre, le case, i muri, le chiese, riprendono vita nel volto e nel cuore delle persone che tornano a incontrarsi, a pregare, a riscoprire la fede come esperienza che rinnova la vita, pur dentro le restrizioni e i limiti imposti da una situazione storica e politica estremamente complessa.

Nel nuovo volto del pellegrinaggio in Terrasanta, Gesù non è un sepolcro vuoto, una parete diroccata, un bel monumento, una chiesa suggestiva o un panorama famoso.

Diventiamo amici con uomini e donne trascinati – ciascuno con la sua vicenda personale – dal desiderio di seguire Gesù come è accaduto ai primi. Nel gruppo di pellegrini che percorrono rumorosi e attenti le vie di Gerusalemme, di Betlemme, di Nazareth, o la riva del lago di Tiberiade, il legame con la Terrasanta non si ferma al ricordo vivissimo e nostalgico dei luoghi visitati, ma continua nella quotidianità dei giorni toccati dalla grazia di Cristo con l’eco delle parole udite e vissute: “La nostra libertà è l’amicizia”.

don Angelo Busetto

Nelle foto:  l’amico Ettore a Cafarnao.