RIFLETTENDO SUL VANGELO - VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Un amore oltre ogni limite

LETTURE:  1 Sam 26,2.7-9.12-13.22-23;  Sal 102; 1 Cor 15,45-49;  Lc 6,27-38

Lc-6-37-38
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Terminato il discorso sulle beatitudini dove ci è stato svelato un volto di grazia e di misericordia, ecco che, quasi a non voler creare equivoci in chi lo ascoltava, Gesù, dice a discepoli e a quanti anche di noi intendono seguirlo: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare neanche la tunica” (vv. 27-29).

E proprio vero! Finché Gesù fa discorsi di bontà, verità, giustizia tutti ci troviamo d’accordo. Ma la cosa più sconvolgente del messaggio cristiano la troviamo proprio nelle espressioni del vangelo di Luca che la liturgia ci propone in questa domenica (Lc 6, 27 – 38). Penso sia spontanea anche la nostra reazione: dove vive Gesù per parlare così? In fondo possiamo anche accettare di comportarci bene con chi si comporta bene con noi. Al massimo possiamo tollerare chi ci fa del male non rispondendo con la stessa moneta. Ma “amare i nemici” (v. 27) ci sembra una richiesta troppo alta, troppo esigente, non certamente facile da attuare.

Sappiamo bene che Gesù con il suo messaggio non stava esagerando, ma stava chiedendo proprio questo ai suoi discepoli. Noi, tante volte, siamo troppo abituati a fare del vangelo una lettura romantica, simbolica, teorica astratta. Se cominciassimo invece a prendere sul serio il Vangelo, ci accorgeremmo subito di come il cristianesimo non può essere un facile buonismo da quattro soldi, bensì un rivoluzionario modo di vivere, amare, scegliere. Nello stesso discorso Gesù afferma ancora: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; (…) con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio” (vv 36-38). Usare misericordia, non giudicare, smettere di condannare, perdonare… sono verbi usati da Gesù che non ci lasciano scampo e, quindi, dobbiamo renderci conto che il cristianesimo si regge o crolla esattamente su questo insegnamento di Gesù. Possiamo dire che il cuore del discorso che Gesù rivolge ai discepoli riguarda l’amore del prossimo. Qui troviamo la ‘regola d’oro’ che dovrebbe guidare e animare il nostro agire: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro” (v. 31). In tutto questo c’è poco da capire, ma molto da vivere. E’ questo, infatti, un programma di vita cristiana che si può attuare solo ed esclusivamente con la grazia divina. Esso è troppo difforme dal nostro modo di pensare e di valutare, troppo lontano dalle nostre possibilità, troppo al di sopra delle nostre forze. Viviamo in un mondo, dove le sfide e le competizioni sono all’ordine del giorno la bontà viene scambiata con la debolezza, il perdono con l’essere pusillanimi, l’arrendevolezza con la codardia… Soltanto vivendo il comandamento dell’amore, noi offriamo a chi ci incontra l’esempio migliore e la nostra testimonianza diventa l’annuncio più efficace della bellezza e della concretezza della vita cristiana. Mentre dobbiamo ammettere con umiltà che proprio dall’incapacità di vivere in pienezza questo comandamento deriva tutta la fragilità della nostra testimonianza e la difficoltà ad essere credibili.

Anche per noi chi ci incontra, vedendo il nostro comportamento, dovrebbe esclamare come per i primi cristiani: “Guardate come si amano”! “La sconvolgente novità del vangelo è antica, ma per farla emergere dal profondo di noi dobbiamo attingere al soffio di cielo, che fin dagli inizi ha trasfigurato l’impasto di terra di cui siamo plasmati” (Vivian). O Signore, dopo aver letto e meditato questa pagina di vangelo, tu mi inviti semplicemente a fare come hai fatto tu, a ripercorrere nella mia vita quello che hai detto e fatto tu. Con meraviglia mi accorgo che in fondo il tuo amore per me è stato anch’esso del tutto irragionevole, al di fuori di ogni limite e misura.

don Danilo Marin