CATECHESI. Condividere esperienze

Preadolescenti e fede

Giornata di studio dei catechisti delle diocesi del Triveneto a Zelarino

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Ancora i preadolescenti: di nuovo si è tornati a riflettere e a discutere su di loro. Il fatto è che nessuno si rassegna a perderli in massa dopo la conclusione del cammino di Iniziazione Cristiana, i catechisti in primis, i quali vedono molto spesso frustrato il loro impegno e, almeno apparentemente, vanificata la loro fatica spesa con ragazzi che vivono una stagione della vita complessa e dalla potenzialità straordinaria al tempo stesso.

A Zelarino, presso la casa “Card. Urbani”, nel pomeriggio del 27 gennaio si sono radunati più di duecento catechisti, provenienti da quasi tutte le diocesi del Triveneto, insieme ai Direttori degli Uffici Catechistici Diocesani ed al Vescovo Corrado Pizziolo, presidente della Commissione Catechesi della CET.

Ha introdotto la giornata di studio don Danilo Marin, segretario della stessa commissione e, dopo l’intervento di mons. Pizziolo, che ha parlato di terreni farraginosi su cui siamo costretti a costruire, si sono ascoltate le voci di preadolescenti registrate in un video curato da don Luciano, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Belluno: hanno comunicato paure, sogni, desideri, progetti che abitano il loro cuore.

La prof.ssa Alessandra Augelli, docente di pedagogia della famiglia presso l’Università Cattolica, sede di Piacenza, ha tenuto la relazione principale. Come rapportarsi con i ragazzi di questa età? Alcune idee ruotano attorno ad alcune “parole forti”. Innanzitutto “accoglienza”: non è scontata come si potrebbe presumere, perché implica una capacità di comprensione “simpatica” delle loro storie, a volte già complesse e segnate dalla sofferenza, e di accompagnamento; quindi “ascolto”, quello autentico, che prende sul serio le loro proposte, le loro critiche, le loro resistenze ai nostri interventi; infine “relazione”: prima di ogni altra cosa (contenuti, dottrine, sussidi, riti…) occorre stabilire un rapporto personale, individuale per quanto possibile, perché capita di avere a cuore il gruppo ma non il singolo individuo.

La virtù che sostiene il tutto? La pazienza, sostenuta dalla fede e dalla speranza, intesa come capacità di saper attendere, di soffrire per la partenza di ragazzi a cui si è cercato di voler bene, ma aspettandosi il loro ritorno e in qualche modo preparandolo, con lo stile del Padre Misericordioso che accetta di concedere l’eredità al figlio che gliela chiede, pronto, però, a riaccoglierlo senza prediche e rimbrotti.

Gli interventi dei catechisti hanno posto varie questioni pratiche: la diversità dei cammini di IC nelle varie diocesi, la concorrenza “sleale” dello sport (alla domenica: partita o messa?), la partecipazione all’Eucaristia domenicale, non certo così attesa e desiderata dai preadolescenti.

È emerso, com’è ovvio, che non esistono risposte certe a tutte le domande o ricette preconfezionate adatte a tutti i contesti. Occorre insieme farsi venire qualche idea e magari metterla in circolo, dal momento che esperienze positive esistono e sarebbe bello che venissero condivise.

 Fabio Marangon