MISSIONARIO IN ETIOPIA

Dalla parte dei poveri

L’intervista a Cesare Bullo, salesiano coadiutore

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Il salesiano coadiutore chioggiotto Cesare Bullo, che ha da poco celebrato i 60 anni di professione come Salesiano, di cui ben 56 come missionario (13 in Vietnam e 43 in Etiopia), ora incaricato della Procura missionaria di Addis Abeba, ripercorre in un’intervista la storia della presenza salesiana in questa terra, dai primi contatti con il Governo, alle sfide e alle difficoltà che sono state affrontate negli anni.

Essendo uno dei pionieri della presenza missionaria in questo Paese, può raccontare qualcosa riguardo ai primi salesiani che vennero qui?

Nel 1909, il governo italiano in Eritrea disse a Don Rua di voler affidare ai Salesiani la gestione delle scuole tecniche del Paese e di un orfanatrofio. Negli anni successivi seguirono tante richieste di far venire i Salesiani in Etiopia. Alla fine, tra il 1960 e il 1970, tre sacerdoti etiopi della Diocesi di Adigrat divennero salesiani e uno di loro, Sebhat-LeabWorku, fu eletto vescovo di Adigrat nel 1972. Fu lui ad aprire la prima scuola tecnica, a Makallè, nel 1976.

Come valuta la crescita della presenza salesiana in Etiopia in questi anni?

Quando penso ai Salesiani in Etiopia, mi vengono in mente solo parole di gratitudine verso Dio. Essere tra i pionieri missionari in questo Paese mi riempie di gioia. Ho visto crescere il carisma salesiano qui in Etiopia, una terra dove invece è forte la tradizione ortodossa. La nostra presenza è sempre stata accettata dagli etiopi e le autorità locali, nel tempo, hanno apprezzato il nostro lavoro.

Può raccontare un evento indimenticabile, vissuto in questi anni?

Appena arrivato, lavoravo con i bambini e vivevo la gioia dell’essere missionario. Poi, tra il 1984 e il 1985, l’Etiopia fu attraversata dalla grande siccità. Fu un vero disastro umanitario. Le tv diffondevano di continuo immagini di bambini scheletrici e denutriti. Come Salesiani abbiamo deciso di aiutare chi aveva più bisogno, volevamo salvare quante più persone possibili. Da qui in poi, l’intero mondo si è mobilitato e in tanti vennero per vedere cosa stava capitando: il cantante Bob Geldorf, l’attrice Audrey Hepburn, il senatore americano Ted Kennedy. E poi Madre Teresa, che venne da Calcutta. Le chiesi di mandare ad Adua alcune missionarie e lei lo fece prontamente.

Qual è il più grande risultato che si può ottenere come missionario in Etiopia?

Di certo, la più grande conquista non è costruire infrastrutture. Il più grande risultato è vedere quanto sia cresciuta la fede in questa terra.

Che consiglio darebbe ai giovani della sua Visitatoria?

Che siano sempre generosi! Non devono esitare a donarsi agli altri e a mettersi al servizio dei più bisognosi.

Nella foto: Cesare Bullo con l’arcieparca di Addis Abeba, cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel.