VICARIATO DI CAVARZERE. Visita pastorale

Fra difficoltà e speranze

Catechisti del vicariato e vescovo Adriano a confronto

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Incontro e condivisione dell’esperienza di fede e della Parola che diventa concreta nella vita di ciascuno.

È stato questo il filo rosso che ha guidato il confronto tra il vescovo Adriano e i catechisti del vicariato, riuniti nel patronato San Pio X, mercoledì 16 febbraio.

Le parole dell’evangelista Giovanni, che invita a trasmettere la fede per creare comunione, sono state rivolte ai catechisti perché, come annunciatori, siano ricompensati dalla gioia di suscitare nei ragazzi l’amore per il Vangelo. “Oggi – ha detto il vescovo – la tendenza è quella di istaurare un rapporto privato con Dio.

Ma è nella collegialità, nella comunità che avviene l’incontro con il Padre, perché nessuno si salva da solo. L’annuncio è portare i bambini a Cristo per mezzo della comunità”.

L’invito del vescovo a riscoprire la forza della comunione è stato rivolto tanto alle famiglie, che desiderano il cammino di fede per i figli, quanto ai catechisti, incoraggiati ad avere spazi di confronto e di condivisione della fede, per camminare insieme. “Dove accompagniamo i nostri ragazzi? In vista di quale traguardo?

Come li mettiamo in comunione con la Chiesa e il Padre?”. Sono state queste alcune delle domande rivolte ai presenti, per delineare la missione del catechista.

Questi deve essere non un mero divulgatore di nozioni, ma un accompagnatore, capace di guidare i ragazzi alla comunione piena con la comunità. “Non li prepariamo ai sacramenti, ma a essere persone capaci di riconoscere e di vivere il sacramento all’interno della Chiesa”, ha detto mons. Tessarollo.

Per questo sarebbe opportuno “sgonfiare” alcune celebrazioni come quella della Cresima e Comunione, per ritornare all’essenziale. Il rischio è che tutto culmini e si esaurisca in quell’unico momento di festa.

I catechisti hanno presentato al vescovo anche le difficoltà del cammino e la distanza con i genitori che rappresentano la prima generazione di adulti allontanatasi nettamente dal cammino di fede. È stato sottolineato che solo la testimonianza concreta del Vangelo e l’accoglienza amorevole dei ragazzi possono essere grimaldelli per scardinare pregiudizi e braccia tese per avvicinare chi è lontano. “Dobbiamo essere capaci di progettare il cammino.

Dobbiamo trasmettere il messaggio che stiamo consegnando un dono. Non si tratta di dare un diploma, ma di trasmettere la consapevolezza che questi ragazzi sono figli amati”, ha detto il vescovo.

Filippo Greggio