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Affinché non si continui così…

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Nessuno gioisce perché 49 ‘profughi’ da 18 giorni sono in mare raccolti da navi che non hanno l’autorizzazione di nessuno Stato europeo di sbarcarli perché nessuno dichiara la disponibilità ad accoglierli e offrire loro la prospettiva di una vita dignitosa nel proprio territorio.

Ora l’Italia rifiuta l’obbligo di sentirsi obbligata all’accoglienza per le discutibili regole in atto. Giustamente devono valere le ragioni umanitarie, solitamente gravi e improvvise, che richiedono disponibilità immediata e indiscussa.

Da tempo però le “ragioni umanitarie” non paiono più impreviste e improvvise ma prevedibili e programmate per un flusso ormai regolare di molte persone che continua da molto tempo e continuerà ancora a lungo, secondo un copione fisso: dai campi profughi dove si sfrutta, si tortura e si estorce, gli scafisti, con minacce e illusioni si fanno pagare estorcendo il denaro, per poi imbarcare per un tratto di mare queste persone, sapendo che poi le affideranno alle navi ONG che le raccoglieranno per sbarcarle da qualche parte, solitamente in Italia o Malta, porte dell’Europa.

Ma queste ONG non hanno alcun accordo di dignitosa accoglienza da parte dello Stato dove le sbarcano.

La loro opera di ‘salvataggio’ è di caricare e scaricare queste persone da qualche parte. Poi altri ci penseranno. Ma dato che la cosa dura da diversi anni con la prospettiva che non finirà domani, non sarà il caso che gli organizzatori di quei ‘salvataggi’ non si limitino alle semplici operazioni di carico-scarico di merci umane, ma si interessino anche delle prospettive umanitarie e politiche di chi ‘riceve quei carichi umani’ e della effettiva disponibilità e possibilità non solo di accoglienza ma anche di accudienza, di regolarizzazione e di offerta di possibilità di vita umanamente dignitosa?  Bisogna proprio creare ‘il caso’ perché finalmente si verifichi davvero la effettiva disponibilità, non solo l’obbligo per emergenza, degli Stati della grande Europa Unita ad accogliere davvero? Altrimenti saremo sempre a litigare sulla pelle di quelle persone che pensano di fuggire da una situazione, pagando un caro prezzo, per trovarsi poi in un’altra situazione altrettanto precaria e poco confortevole.

Ripenso a più di sessant’anni fa, quando al mio paese natale passavano diversi ‘viandanti’ che vivevano di elemosina o di qualche piccola attività manuale (aggiustatori di ombrelli, arrotini, saldatori di piccoli oggetti di rame o altro) che da qualche parte dovevano passare la notte, trovando qualcosa da mangiare, senza spendere il poco o il nulla che avevano.

Quando questa gente arrivava in paese e chiedeva a qualche famiglia la possibilità di un riparo per passare la notte e forse anche un tozzo di pane o una fetta di polenta e una tazza di latte (caffè non ce n’era, ma c’era la ‘miscela Leone’), si sentivano dire “andate in quella casa là, da Angelo” (Angelo era mio papà). Ne avevamo non dico tutte le sere, ma tutte le settimane.

Spesso litigavano tra di loro perché uno voleva il sotto-portico con della paglia, l’altro il fienile, l’altro la stalla… e naturalmente qualcosa da mettere sotto i denti. Talvolta qualche poveretto, ubriaco, non riusciva a raggiungere la casa e allora venivano ad avvisarci così che andavamo anche a prenderlo caricandolo sulla carriola. Al mattino, dopo una tazza di latte appena munto, ognuno riprendeva la sua strada. In paese si sapeva che c’era un luogo di accoglienza ‘di fatto’ per passare la notte.

Per i fuggitivi di oggi e di domani quale prospettiva stabile e dignitosa, offre l’Europa, e quale prospettiva stabile è in grado di offrire l’Italia perché non siano necessarie sempre quelle peripezie dolorose e anche mortali, caratterizzate da violenze, sfruttamenti, ricatti e sofferenze di ogni genere per questa gente? Quali altre alternativa sono possibili e forse migliori? Non sarebbe più logico e umano un accordo fra gli Stati senza dover assistere sempre all’ormai nauseante sceneggiata degli scafisti che mettono in pericolo la vita delle persone per consegnarle alle ‘benemerite e pietose’ ONG, che poi non hanno alcun accordo per dove scaricarle e delle quali poi nessuno si occupa? Troppo logico o troppo ingenuo? A meno che non vi siano altri interessi.

+ Adriano Tessarollo