RIFLETTENDO SUL VANGELO  - III DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C

Sii giusto e vai all’essenziale. Condividi con gli altri

LETTURE:  Sof 3,14-18a; Is 12,2-6; Fil 4,4-7;  Lc 3,10-18

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Questa terza domenica di Avvento è la domenica “Gaudete”, della gioia. Quali i motivi della gioia?

Il vero motivo è che il Signore è vicino!

“Siate lieti, sempre, ve lo ripeto, siate lieti: il Signore è vicino”. E il messaggio del vangelo ci indica la strada della gioia che consiste nell’amore al prossimo e nella fedeltà ai nostri doveri.

Il Vangelo ascoltato oggi (Lc 3, 10-18) è la continuazione immediata di quello di domenica scorsa.

Si può ben dire che quando sulla scena di questo mondo appare un personaggio che sembra particolarmente illuminato, la gente accorre, si aspetta qualcosa di importante e si lascia guidare.

Il personaggio è Giovanni il Battista che nel fiume Giordano compie un gesto di purificazione e invita alla conversione. Ad ascoltarlo vanno folle (v. 10) non meglio definite, pubblicani, soldati. Insomma tutti, senza distinzioni di ceto sociale, hanno bisogno di una parola e di una parola molto concreta che è la parola di un personaggio da una vita austera, trascorsa nella solitudine e nella meditazione della Parola di Dio che esercita un fascino forte verso tutti, desiderosi di una indicazione sul proprio comportamento.

“Che cosa dobbiamo fare?” (v. 10): è una domanda che rimbalza per ben tre volte in pochi versetti e che esprime da un lato il riconoscimento di essere peccatori e dall’altro di non conoscere la strada da percorrere, di avere, insomma, bisogno di uno che indichi la via, di capire cosa è necessario fare per convertirsi.

Per tutti Giovanni ha una indicazione concreta che esprime uno spirito di fraternità e che si traduce nella condivisione dei beni posseduti, ai pubblicani chiede di riscuotere le tasse stabilite per legge, senza rubare e senza ingannare i più deboli e poveri e ai soldati, poi, non chiede di cambiare mestiere, ma di non approfittare della loro posizione di forza e di impunità, per derubare, terrorizzare e violentare le persone, cui invece dovrebbero garantire e offrire l’ordine e la sicurezza.

In fondo Giovanni Battista non chiede grandissime cose, lui è chiamato ad aprire delle porte, a preparare una venuta, per cui mette in guardia, invita a liberarsi di quei pesi inutili che impediscono all’uomo di guardare in alto.

Il che cosa dobbiamo fare? è la domanda che ci poniamo spesso anche noi soprattutto negli incroci della vita, quando nella vita prendiamo certe sberle che ci lasciano sconcertati e quando ci vengono imposte delle scelte e non sappiamo come comportarci o che pesci pigliare; ma è anche una domanda che, ascoltando la predicazione di Giovanni, fa sì che il suo pressante invito al rinnovamento spirituale entri nella nostra vita cristiana. Quante volte, infatti, ci chiediamo: cosa devo fare per essere più fedele, più coerente, per sentirmi più libero e più contento del cammino intrapreso? Le indicazioni di Giovanni Battista suonano anche per noi come degli imperativi: condividi ciò che sei e ciò che hai, tu sei un dono per chi ti sta attorno; sii giusto e vai all’essenziale in altre parole sii te stesso e cerca, coltivando la giustizia, ciò che è importante per la tua vita, per dare un senso vero alla tua esistenza; sii di aiuto al tuo fratello: non imporre la tua forza, la tua posizione, il tuo prestigio ma usa, invece, la tua posizione per cercare di fare del bene soprattutto per chi si trova in difficoltà e non ha forse nessuno su cui contare; non esigere dagli altri quello che noi non siamo capaci di fare e guardare l’altro non con l’occhio di accusatore, ma con animo pieno di comprensione.

E’ proprio questa la conversione che ci viene chiesta in cammino verso Betlemme: è la preparazione del cuore, è vivere in questo tempo con particolare intensità l’ascolto della Parola, i Sacramenti. Tutto questo mi spinge e mi dà la forza di condividere non solo una tunica ma anche tante altre cose con chi non ne ha, ma soprattutto un po’ del mio tempo sull’esempio di Colui che ha dato tutto se stesso per la nostra salvezza. Don Danilo Marin