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Dal territorio polesano: suggestioni

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Ormai volge al termine la visita pastorale nel territorio polesano del Comune di Porto Tolle e di una parte del Comune di Taglio di Po.

Una visita caratterizzata da tanti incontri di gruppi e personali, all’insegna della semplicità e ‘senza fretta’. Incontri di preghiera in famiglia, incontri con gruppi parrocchiali, associazioni, consorzi. Visite di aziende agricole, valli di allevamento di pesce o valli di caccia e di aziende di pesca o altre aziende artigiane e di realtà sociali che operano nel territorio. Non sono mancati gli incontri ‘istituzionali’.

È mancato l’incontro col mondo della Scuola pubblica statale per una scelta del nuovo Dirigente che ha preferito la via dell’esclusione piuttosto di quella dell’inclusione e del dialogo rispettoso tra realtà che operano nel medesimo territorio a comune vantaggio dei medesimi ragazzi e giovani. Un territorio vasto, scarsamente abitato, con una popolazione in passato distribuita nel territorio per lavorare e proteggere il territorio stesso, ma oggi tendente a concentrarsi nel centro principale, Ca’ Tiepolo, dove sono maggiormente presenti alcuni servizi.

Un territorio che vive principalmente di pesca e di agricoltura. La pesca offre lavoro a molte famiglie mentre l’agricoltura, che vede il ritorno del ‘latifondo’, cioè la gran parte del territorio in mano di pochi grandi proprietari terrieri, tende a ridurre al minimo l’impiego di manodopera stabile locale. Certo, c’è anche una quantità di proprietari medi e piccoli che operano a livello familiare e attraverso cooperative, sia per il lavoro come per la commercializzazione del proprio prodotto. Sembra che si vada sempre più affievolendo l’attenzione sociale delle grandi proprietà terriere nella custodia del territorio e nell’offrire sostegno ad attività umane e sociali a favore della popolazione del territorio.

Anche le nostre realtà parrocchiali faticano sempre più a tenere in piedi gli spazi e le iniziative di incontro ed educative che danno vita anche alle frazioni dislocate nel territorio, invitate a collaborare e operare insieme piuttosto che tendere all’isolamento nelle attività educative e aggregative sociali e religiose. Ho colto la fatica di molte famiglie di provvedere all’accompagnamento dei propri anziani e malati in un territorio lontano dai servizi ospedalieri e diagnostici, dove il servizio sanitario dispone sempre meno di personale per il servizio a domicilio.

Le famiglie giovani, infine, non trovano il sostegno dovuto nell’accogliere e allevare i loro figli, presi come sono in una vita frenetica che molto spesso non permette alle famiglie quel clima sereno dove i figli possano crescere ‘sani’ sotto tutti gli aspetti. E noi, come Chiesa, cosa possiamo offrire di meglio?

+ Adriano Tessarollo