SGUARDO PASTORALE

Stare con il Signore

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Con pochi tratti Giuseppe Sala ha dipinto il logo del Sinodo sui Giovani. L’autore ha risposto egregiamente al Servizio nazionale di pastorale giovanile che ha voluto un’immagine che potesse descrivere l’incontro di Gesù con i due discepoli del Battista ed evocare la pregnanza di quell’evento. L’incontro è avvenuto vicino al fiume Giordano, richiamato dal blu del cielo in continuità con l’acqua del fiume su cui il colore si rispecchia.

Il segno curvo di un ingresso, che allude ad una casa, aiuta a capire la dimensione familiare dell’incontro e della sosta. La ricerca infatti è sfociata in uno sguardo, una domanda e un invito. Lo sguardo è intensissimo, come intenso è l’affetto con cui Gesù ha accolto quei due giovani e il loro profondo desiderio di verità. La domanda è coinvolgente, come coinvolge chi è disposto a donarsi senza riserve. L’invito è estremamente concreto, come concreto è lo stare fisicamente assieme a una persona. Lo hanno accolto, lo hanno seguito e restarono con lui. Uno di loro poté scrivere: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”.

Nella vita del credente, del giovane in particolare, la ricerca non è mai conclusa.

Chi ha il coraggio di osarla nel quotidiano ha bisogno di trovare sempre uno sguardo, una domanda e un invito. Lo sguardo di una Chiesa che conosce, comprende e si immedesima, perché ama. La domanda di una Chiesa che interpella in maniera chiara, sia per la forza dell’annuncio che le è stato affidato, e ancora di più per la testimonianza che offre attraverso la vita dei suoi membri. L’invito è ad entrare, a fermarsi, a sostare, perché nella Chiesa c’è una presenza misteriosa ma reale, quella di Cristo risorto che dona coraggio e speranza. La porta è aperta ma la soglia è da varcare. Non c’è costrizione, ma solo amorevole comunione.

Molteplici sono le forme, da quelle liturgiche e istituzionali a quelle più personali: il dialogo con un sacerdote, l’appartenenza a un gruppo, l’impegno caritativo, la partecipazione a un progetto di solidarietà. E queste ultime preparano le prime. Proprio nella logica dell’Incarnazione che vede il mistero del divino adombrato dalle manifestazioni dell’umano. Non è sempre percepita questa dinamica, per cui la proposta può suonare quanto meno estemporanea. È possibile che un giovane scelga di stare con il Signore nella misura in cui si lascia affascinare da lui e possa dire della comunità cristiana che ne perpetua la presenza e ne costituisce la casa: “Da chi andremo? Tu solo hai parola di vita eterna!”.

 don Francesco Zenna