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Da troppi anni investiamo nei debiti

vescovo tessarollo
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Tanto è vero che i debiti di Stato sono sempre in crescita. Raramente mi pare di aver visto che chi ha continuato ad indebitarsi ne sia uscito ricco. E quando è capitato è perché è riuscito a ‘fregare’ qualche altro o molti altri insieme. Tanto più che mi pare che con il cosiddetto “spread” le cose funzionino come dice una frase del vangelo, un poco adattata dal sottoscritto: “A chi ha sarà dato, e a chi non ha, sarà tolto anche quello che crede di avere”. Giocare continuando a tirar fuori, nella speranza di fare il colpaccio, ha portato e continua a portare a rovina, e solo rarissimamente ha salvato qualcuno. In altri tempi si diceva che “il primo guadagno è il risparmio”.

Oggi si preferisce dire che “chi non rischia non rosica”, anche se con questa regola molti topi sono finiti in trappola. Speriamo che non finisca in trappola anche la nostra Italia.

Gli è che con i nostri debiti qualcuno si arricchisce, perché, giacché siamo giudicati di non dare sufficienti garanzie, al momento ci chiedono maggiori interessi pur essendo convinti che comunque poi riavranno indietro i loro soldi.

Ai ricchi si fa prestito a basso interesse, dai poveri si esige di più, tanto hanno bisogno dei loro prestiti non potendone fare a meno. Non sono esperto di finanza ma mi dà l’idea che in questo caso ‘spread’ coincida non solo con divario di interesse ma anche con strozzinaggio. Dunque il debito italiano non viene mai condonato e rende di più di quello di altri. Non sarà meglio decidersi di decurtarlo fino a chiuderlo? Come? Con altri debiti? Speriamo. Con tagli alla spesa? Ne vedo pochi di tagli. Con la solidarietà di chi ha già molto e quindi rinuncia al troppo che ha e che continua a ricevere? Mi pare che nessuno riconosca di avere o ricevere troppo.

Contribuendo in rapporto ai guadagni? Mi pare che la richiesta di avere molto da una parte e l’evasione dall’altra continuino piuttosto a crescere. Sostenendo e incentivando lavoro e produzione? Sembra ci sia richiesta di dividere gli utili prima di produrli e che i diritti debbano sempre precedere i doveri.

E si potrebbe continuare… Sta di fatto che se vogliamo salvare l’Italia la salvezza deve venire dal nostro interno. Portare fuori la nostra ricchezza, mandar fuori la nostra forza lavoro ci impoverisce sempre più. Oramai ci stiamo vendendo anche la nostra libertà politica, perché le scelte sono ormai dettate dai ‘Mercati’, che hanno la possibilità di metterci alla fame se non ci adeguiamo alle loro leggi inesorabili che non guardano in faccia nessuno. Ma forse siamo noi stessi a portare da loro i nostri soldi, perché così ci rendono un po’ di più e noi stessi ci fidiamo più di loro che del nostro Stato nel quale viviamo e che cerchiamo di sfruttare al massimo senza darci pensiero del male comune che ne deriva, specie per i più poveri e deboli.

Quando il Vangelo parla di Conversione, dice proprio questo: cambiate modo di pensare e di conseguenza di vivere, invertite rotta, sostituite all’egoismo la solidarietà, all’imbroglio l’onestà, all’ingordigia la sobrietà, alla violenza il rispetto dell’altro, al vizio la virtù, all’inoperosità la laboriosità, ecc… Mi pare che, chi in un modo, chi in un altro, ce ne sia per tutti! Perché si avvii un reale cambiamento è necessario che chi guida, come in una marcia, dia gli opportuni comandi e verifichi che tutti stiano ‘al passo’ camminando verso la direzione indicata. Allora nascerà qualcosa di nuovo e di buono per tutti.

 + Adriano Tessarollo