PAROLA DI DIO - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

Disposti a fare degli strappi profondi

LETTURE:  Nm 11,25-29; Sal 18; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48

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Il brano di Vangelo di questa domenica (Mc 9, 38-43.45.47-48) segue immediatamente quello di domenica scorsa. Comincia, per così dire, una piccola raccolta di insegnamenti di Gesù non strettamente collegati fra di loro con i quali egli, in cammino verso Gerusalemme, continua ad istruire i suoi discepoli. I destinatari di questi insegnamenti sono proprio i suoi amici più intimi.

Gesù sta, infatti, istruendo i suoi discepoli e dopo averli appena redarguiti sul fatto che discutevano tra di loro chi fosse il più grande, nel brano odierno una nuova questione agita la mente dei discepoli di Gesù: “Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava i demoni nel tuo nome, abbiamo cercato di impedirglielo, perché non è dei nostri” (v. 38). Il problema stava nel capire chi aveva diritto di appropriarsi del nome di Gesù per compiere gli esorcismi. Erano intenti, in pratica, a difendere un privilegio che, a loro dire, era riservato solo ai Dodici. La risposta di Gesù è chiara e decisa e capovolge la loro posizione: “Non glielo impedite”; “Non c’è nessuno che operi un prodigio nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me”; “Chi non è contro di noi, è per noi” (vv. 39-40).

Per Gesù quando c’è di mezzo il bene questo va sempre accolto e valorizzato e l’altro va considerato come un collaboratore e mai come un concorrente. Quanto è importante anche per noi oggi saper vedere il molto bene che c’è nel mondo e attorno a noi per trovare il modo di valorizzarlo. Invece, purtroppo, spesso continuiamo ad arrogarci dei diritti e a considerare gli altri solamente degli antagonisti, dimenticando che spesse volte la diversità non è opposizione, ma espressione di ricchezza. Penso, ad esempio, quanto bene sprecato anche nelle nostre comunità quando si fa fatica ad accettarsi solamente perché appartenenti a gruppi ecclesiali diversi, quanta difficoltà, inoltre, nel cogliere il bene anche nelle persone che forse, per motivi diversi, abbiamo posto ai margini delle nostre comunità. Il peccato è sempre quello di pretendere di avere il monopolio della verità, di impossessarsi di Gesù senza rendersi conto che Gesù non è di nessuno perché è di tutti.

In fondo Gesù, istruendo i suoi discepoli, li invita a cercare ciò che porta a diffondere quello che si è e quello che si ha piuttosto che a difendere i recinti dagli assalti di chi, ingiustamente, riteniamo nemici perché non dei nostri.

Ed ecco allora, nella seconda parte del Vangelo di oggi troviamo che Gesù propone una duplice strada da percorrere per essere davvero suoi discepoli. Gesù parla di scandali da cui stare lontani.

Un primo scandalo è quello di non vivere la nostra fede al meglio, accontentandoci di un cristianesimo all’acqua di rose o superficiale. Una fede così è di inciampo per chi ci sta vicino, in modo particolare per “i piccoli” (v. 42), per coloro cioè che stanno muovendo i primi passi della iniziazione cristiana e per quelli che faticano a vivere l’esperienza fondamentale della fede e a fare delle scelte illuminate dalla fede stessa.

Scandalizzare è ostacolare qualcuno nella fede, impedirgli, con una nostra testimonianza non coerente, di continuare a credere in Gesù.

Quale grande responsabilità per chi dice di agire nel nome di Gesù, come dovremmo fare noi cristiani.

Inoltre Gesù ci dice addirittura di tagliare mano, piede e occhi se sono motivo di scandalo, non certamente amputarli a colpi di machete ma con l’aiuto che viene dallo Spirito.

La mano da tagliare è quella del nostro egoismo, del nostro tornaconto, il piede da mozzare è quello che ci allontana dalla strada che Gesù ci indica scegliendo un percorso parallelo, l’occhio da cavare è quello che non mette a fuoco ciò che è essenziale nella vita ma si ferma solo a osservare superficialmente ciò e chi ci passa accanto.

Non si tratta certamente di tagliare una parte del corpo ma di togliere, estirpare ciò che ci impedisce di crescere, di essere vivi, di fare il nostro cammino sulle tracce del Maestro.

Se in noi scopriamo che c’è qualcosa che ci impedisce di stare con Gesù ed è di ostacolo, nella adesione a lui, è necessario che si facciano degli strappi profondi, anche se dolorosi nella nostra vita.

don Danilo Marin