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“Fit via vi”, cioè: “Ci si apre un varco con la forza”

vescovo tessarollo
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Questa espressione del libro dell’Eneide mi è venuta alla mente in questi giorni, ascoltando e leggendo i ‘rumori di guerre’ vicine a noi. Guerre di vario genere: militari, economiche, politiche, culturali, religiose, sociali.

In Siria tornano ad addensarsi fosche ombre di morte, in Libia qualcuno soffia sulle braci mai spente, o apparentemente coperte di cenere, delle fazioni interne e degli interessi esterni. Certamente, considerando anche solo Siria e Libia, ciò provocherà una maggiore violenza, se fosse possibile accrescerla ancora, su quella massa di persone coinvolte sul posto, o in fuga o in ricerca di una condizione migliore o quanto meno di fuggire da quella che ritengono peggiore. Ritengo che tutto questo abbia a che fare con desideri di vario tipo: desiderio di denaro e di potere in chi provoca e origina le guerre o gli sfruttamenti e desiderio di libertà, di tranquillità e di una migliore condizione di vita in chi fugge. “Ci si apre un varco con la forza”, la forza delle armi degli uni e la forza della disperazione o della speranza degli altri.

Ma il pensiero di farsi largo o strada con la forza, che si trasforma in violenza, come ho detto sopra, tocca tutti gli ambiti della vita umana, segnata anche nei nostri paesi e città, da gesti violenti di ogni genere, personali, familiari e sociali.

Anche l’impegno politico assume spesso i toni più della violenta contrapposizione anziché quelli del confronto e della collaborazione, nel tentativo di prevalere più che di servire. La Legge stessa viene spesso brandita come arma per colpire, per favorire operatori di violenza, poteri forti, per tutelare soprusi e privilegi di ricchi e potenti che pesano sulle spalle dei poveri e deboli. Vedendo il cosiddetto ‘spread’ salire, pensavo in questi giorni, come in altre occasioni, che esso diventa una forma di usura imposta a chi già è in difficoltà: in questo caso sarebbe logico diminuire l’interesse piuttosto che accrescerlo, se il prestito conserva il suo originario significato. Se invece diventa strozzinaggio, allora si approfitta per stringere sempre più il cappio al collo delle persone in difficoltà. E’ cosi che vengono strozzate persone, imprese e Stati. Guardiamo come è stata ridotta la popolazione greca. Dato che sei povero e in difficoltà io mi approfitto per chiederti di più. Se non è un farsi strada con la violenza questo!

Nei giorni scorsi, infine, abbiamo visto mettere in atto questa logica di ‘forza per prevalere’ anche nella Chiesa cattolica, usando tutti mezzi. Per fare prevalere una certa visione di Chiesa si è fatto ricorso e si fa ricorso a tutti mezzi, compreso quello delle pubbliche dichiarazioni che non portano alcun beneficio né a chi ha mancato né alle vittime, accusando papa Francesco di atteggiamenti che egli stesso invece ha combattuto e sta combattendo. Se si nota chi in Facebook o nei media più insiste e ritorna sulle accuse pubblicate da Viganò, si intuisce l’obiettivo di questi interventi. Papa Francesco ha scelto il silenzio, non per coprire, ma per lasciare che la vera intenzione di quelle dichiarazioni e della loro risonanza emerga da sé. E non cadiamo nella trappola di concludere che “sono tutti così”, facendo torto alla maggioranza di preti e vescovi che si impegnano a vivere e operare secondo il vangelo, facendo dono della propria vita a servizio di molti fratelli. Accogliamo l’invito che sempre papa Francesco a tutti rivolge nei suoi incontri: “E ricordatevi di pregare per me”. E non dimentichiamo che è evangelico operare per la vera pace per essere riconosciuti come ‘figli di Dio” che ‘aprirsi un varco con la forza’, che spesso si tramuta in violenza mortale.

+ Adriano Tessarollo