PAROLA DI DIO - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

Signore, dacci sempre questo pane

LETTURE: Es 16,2-4.12-15; Sal 77;  Ef 4,17.20-24;  Gv 6,24-35

Gesù Pane della Vita
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Nel cuore della liturgia della parola del Signore che da domenica scorsa ci accompagna e ci accompagnerà per alcune altre domeniche c’è il tema del pane della vita. Una riflessione, quindi, che, in queste domeniche d’estate, ci aiuterà ad approfondire quanto sia importante quel pane della vita e quanto sia essenziale alimentarsi della parola di Dio e di questo pane per arricchire la mente ed il cuore di ciò che davvero ha significato.

Nel brano di questa domenica (Gv 6, 24-35) leggiamo che il ‘segno’ della moltiplicazione dei pani ha suscitato un grande entusiasmo ed ha provocato una spasmodica ricerca di Gesù, tanto da decidere di incoronarlo re perché, finalmente, si è trovato uno che soddisfa i bisogni più elementari del vivere quotidiano. Un ‘segno’, però, che non era stato compreso nel suo significato profondo e Gesù lo fa notare mettendo in guardia tutti di non cercarlo unicamente perché è riuscito a sfamare tante persone: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (v. 25).

Quale, allora, il messaggio?

È vero, del pane, quello che ci sostiene nelle energie fisiche abbiamo tutti bisogno, perché senza cibo e alimentazione non possiamo vivere, ma è anche vero che per un credente questo non è sufficiente perché c’è, nel cuore, un bisogno di un altro pane, quello del quale non può fare a meno se vuole dare un senso pieno alla propria vita, ed è il pane della Parola e dell’Eucaristia.

Mi ritornano alla mente le parole di San Paolo: “Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne” (2 Cor 4, 18). E Gesù: “Operate non per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (v. 27).

A questo punto anche a noi il Signore domanda: perché mi cercate? Cosa vi muove in questa ricerca? C’è solo desiderio di chiedere qualcosa che soddisfi momentaneamente i nostri bisogni o desideriamo qualcosa di più?

Allora ecco che, ancora una volta, il Vangelo ci interpella, ci scuote, vuole, per così dire, dare un senso vero alla nostra ricerca di Dio.

Come nel segno della moltiplicazione dei pani è Gesù stesso che distribuiva il pane, nel vangelo di oggi è Gesù stesso che si distribuisce come pane, un pane dato a tutti largamente e indistintamente ed è un pane vero ed è il pane della vita (v. 35) e noi, purtroppo, corriamo il rischio di non curarci più di tanto inseguendo e posando lo sguardo su un altro pane che invece perisce.

Dovremmo invece sentire il bisogno di dire: “Signore, dacci sempre questo pane” (v. 34) perché è un pane che possiede la freschezza e la fragranza forse di ciò che non abbiamo ancora veramente e pienamente gustato. Ognuno di noi, infatti, sa benissimo che le cose materiali danno gioie effimere, che scompaiono come neve al sole da un giorno all’altro.

Come la gran moltitudine che seguiva Gesù ci viene da chiedere: “Che cosa dobbiamo fare?” (v. 28). E Gesù ad una mentalità giudaica legata al fare, alle opere, ai segni prodigiosi, oppone la sola opera giusta: la fede nella sua persona. L’oggetto della fede è lui, inviato dal Padre e vero pane dal cielo.

Non si tratta di fare o non fare chissà che cosa, ma cercare Lui e mettere al centro Lui.

È l’unico che sazia quei desideri insaziabili che ci portiamo dentro. L’unico che sa di cosa abbiamo veramente bisogno ed è Lui il pane della vita.

San Paolo nella seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera agli Efesini, mi sembra aiuti a cogliere la centralità del messaggio della Parola di Dio ascoltata: “Fratelli, vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri (…). Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Ef 4, 17. 20-24).

 don Danilo Marin