Avvicendamenti dei presbiteri in diocesi

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INDICAZIONI E NOMINE DA PARTE DEL VESCOVO ADRIANO

Avvicendamenti dei presbiteri in diocesi

Cari sacerdoti e fedeli della Chiesa diocesana di Chioggia, devo anche quest’anno adempiere ad uno dei doveri, non certamente dei meno lievi, di provvedere all’affidamento di parrocchie o di altri servizi diocesani ai nostri sacerdoti. So che ogni cambiamento può suscitare, sia nei sacerdoti coinvolti come anche nelle comunità che lasciano o che accolgono, disagio, perplessità, paure, attese e speranze. Lasciare persone, amicizie, collaboratori, progetti e programmi è sempre un sacrificio. Iniziare nuovi rapporti e nuovi progetti e programmi è pure fatica, specie se non si è più in giovane età. Le scelte fatte sono frutto di dialogo con gli interessati, ma alla fine accolte, pur con spirito di disponibilità e obbedienza. Per quanto riguarda le comunità, sono disponibile ad incontrare i Consigli pastorali, sapendo che tutte le motivazioni, dato il carattere personale, non potranno essere comunicate. Ringrazio tutti i sacerdoti coinvolti in queste nuove assunzioni di responsabilità. Ho tenuto anche conto delle indicazioni riguardanti il “novennio”, anche se qualcuno l’aveva passato o non vi era strettamente tenuto. Attraverso la scelta “in solidum”, e non solo, ho inteso riproporre l’invito ad accogliere gli orientamenti magisteriali conciliari e postconciliari che sollecitano la forma di vita comune dei presbiteri e il suo significato e pratica, anche se vi possono essere altre forme di attuarla. Ecco una sintesi di tali indicazioni, riprese dal Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri della Congregazione per il clero del 2013:

Fraterna amicizia sacerdotale. 

37. Il profondo ed ecclesiale senso del presbiterio non solo non impedisce, ma agevola le responsabilità personali di ogni presbitero nell’espletamento del ministero particolare affidatogli dal Vescovo (Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, 12-14). La capacità di coltivare e vivere mature e profonde amicizie sacerdotali si rivela fonte di serenità e di gioia nell’esercizio del ministero, sostegno decisivo nelle difficoltà ed aiuto prezioso per l’incremento della carità pastorale, che il presbitero deve esercitare in modo particolare proprio verso quei confratelli in difficoltà che hanno bisogno di comprensione, aiuto e sostegno (  Cf. ibid., 8). La fraternità sacerdotale, espressione della legge della carità, lungi dal ridursi ad un semplice sentimento, diventa per i presbiteri una esistenziale memoria di Cristo ed una testimonianza apostolica di comunione ecclesiale.

Vita comune

38. Una manifestazione di questa comunione è anche la vita comune da sempre favorita dalla Chiesa, (Cf. S. Agostino, Sermones 355, 356, De vita et moribus clericorum: PL 39, 1568-1581) di recente caldeggiata dagli stessi documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II (Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 28; Decr. Presbyterorum Ordinis, 8; Decr. Christus Dominus, 30) e del Magistero successivo (Cf. Sacra Congregazione per i Vescovi, Direttorio Ecclesiae Imago (22 febbraio 1973), 112; Congregazione per i Vescovi, Direttorio Apostolorum Successores per il ministero pastorale dei Vescovi (22 febbraio 2004), LEV, Città del Vaticano 2004, 211; C.I.C., cann. 280; 245, § 2; 550, § 1; Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis 81), ed applicata positivamente in non poche diocesi. «La vita comune esprime un aiuto che Cristo dà alla nostra esistenza, chiamandoci, attraverso la presenza dei fratelli, ad una configurazione sempre più profonda alla sua persona. Vivere con altri significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell’umiltà, della penitenza, ma anche della conversione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno. Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1)» (Benedetto XVI, Udienza privata ai sacerdoti della Fraternità san Carlo in occasione del XXV di fondazione (12 febbraio 2011): “L’Osservatore Romano”, 13 febbraio 2011, 8). Per affrontare uno dei problemi odierni più importanti della vita sacerdotale, cioè la solitudine del prete, «non si raccomanderà mai abbastanza ai sacerdoti una certa loro vita comune tutta tesa al ministero propriamente spirituale; la pratica di incontri frequenti con fraterni scambi di idee, di consigli e di esperienza tra confratelli; l’impulso alle associazioni che favoriscono la santità sacerdotale» (Paolo VI, Lett. enc. Sacerdotalis caelibatus (24 giugno 1967), 80).

39. Tra le diverse forme di vita comune (casa, comunità di mensa, ecc.) si deve ritenere come sovreminente il partecipare comunitariamente alla preghiera liturgica Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 26; 99; Institutio generalis Liturgiae Horarum, 25)…. Tenuto conto dell’importanza che i sacerdoti vivano nei dintorni dove abita la gente alla quale servono, si auspica che i parroci siano disponibili a favorire la vita comune nella casa parrocchiale con i loro vicari (Cf. C.I.C., can. 550, § 2), stimandoli effettivamente come loro cooperatori e partecipi della sollecitudine pastorale; da parte loro, i vicari, per costruire la comunione sacerdotale, debbono riconoscere e rispettare l’autorità del parroco (Cf. ibid., can. 545, § 1). Nei casi dove non ci sia più che un sacerdote in una parrocchia, si consiglia vivamente la possibilità di una vita comune con altri sacerdoti di parrocchie limitrofe (Cf.. ibid., can. 533, § 1). In molti luoghi, l’esperienza di questa vita comune è stata assai positiva perché ha rappresentato un vero aiuto per il sacerdote: si crea un ambiente di famiglia, si può convenientemente avere – ottenuto il permesso dell’Ordinario (Cf. ibid., cann. 1226; 1228) – una cappella con il Santissimo Sacramento, si può pregare insieme, ecc. Inoltre, come risulta dall’esperienza e dall’insegnamento dei santi, «nessuno può assumere la forza rigenerante della vita comune senza la preghiera […] senza una vita sacramentale vissuta con fedeltà. Se non si entra nel dialogo eterno che il Figlio intrattiene col Padre nello Spirito Santo nessuna autentica vita comune è possibile. Occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri» (Benedetto XVI, Udienza privata ai sacerdoti della Fraternità san Carlo in occasione del XXV di fondazione (12 febbraio 2011): l.c., 8). Sono molti i casi di sacerdoti che hanno trovato nell’adozione di opportune forme di vita comunitaria un importante aiuto sia per le loro esigenze personali che per l’esercizio del loro ministero pastorale.

40. La vita comune è immagine di quella “apostolica vivendi forma” di Gesù con i suoi apostoli. Con il dono del sacro celibato per il Regno dei Cieli, il Signore ci ha fatto diventare in modo speciale membri della sua famiglia. In una società segnata fortemente dall’individualismo, il sacerdote ha bisogno di un rapporto personale più profondo e di uno spazio vitale caratterizzato dall’amicizia fraterna dove possa vivere come cristiano e sacerdote: «i momenti di preghiera e di studio in comune, la condivisione delle esigenze della vita e del lavoro sacerdotale sono una parte necessaria della vostra vita» (Benedetto XVI, Omelia in occasione della celebrazione dei Vespri (Fatima, 12 maggio 2010): Insegnamenti VI/1 (2010), 685-688). Così, in questa atmosfera di aiuto reciproco, il sacerdote trova il terreno adatto per perseverare nella vocazione di servizio alla Chiesa: «nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall’amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei» (Benedetto XVI, Udienza privata ai sacerdoti della Fraternità san Carlo in occasione del XXV di fondazione (12 febbraio 2011): l.c., 8).

Avvicendamenti

– Unità pastorale Borgo Madonna (Navicella)-Brondolo: Parroco, Callegari Don Marino; Vicari parrocchiali, Doria Don Simone, Ferro Don Alberto; Collaboratore parrocchiale, Bruson Don Mario. 

– Unità pastorale Ca’ Tiepolo-Donzella-Gorino Sullam-Ivica S.Giulia-Oca Marina: Parroci “in solidum”, Doria Don Stefano (Moderatore), Scarpa Don Matteo, Tugnolo Don Yacopo.

– Cattedrale: Arciprete, Marin Don Danilo.

– Unità Pastorale Donada-Taglio di Donada-Fornaci: Parroco, Doná Don Stefano; Collaboratore pastorale, Fornaro Don Fabrizio. Risiederanno a Donada.

– Unità Pastorale Rosolina, Volto, Villaggio Norge, Albarella: Parroci “in solidum”, Mazzocco Don Lino (Moderatore) e Feletti Don Renato. Risiederanno a Rosolina. Collaboratore pastorale, Boscolo Palo don Gastone.

– Unità pastorale San Bartolomeo-Ca’ Cappellino-Mea: Parroci “in solidum”, Boscolo Don Alfonso (Moderatore) e Cremonese Don Giuseppe.

– Unità past. Scardovari-Bonelli: Parroco, Nalin Don Nicola.

 – Zancanella Don Marco, Parroco di Ca’ Bianca e San Gaetano di Cavarzere.

Altre nomine

– Responsabile pastorale vocazionale e Rettore del Seminario diocesano: Vianello Don Giovanni.

– Direttore Caritas diocesana e Pastorale Migranti: diacono Attilio Gibbin (da quando cessa l’incarico regionale dell’attuale direttore, verso ottobre/novembre).

– Membro del Capitolo della Cattedrale, al titolo di S. Maria Assunta: Marin Don Danilo.

– Lazzarin Don Angelo, collaboratore pastorale della Parrocchia di San Giovanni Battista e della Parrocchia della Cattedrale, dove risiederà.

– Busetto Don Angelo, collaboratore pastorale dell’Unità pastorale di Buon Pastore e Spirito Santo.

Altre possibili nomine potranno seguire a settembre. Auguro ogni bene e buon lavoro a tutti, aggiungendo una preghiera.

NB. Solitamente nel mese di settembre è bene che ciascuno prenda dimora e servizio nella nuova destinazione, accordandosi con i relativi confratelli.

Chioggia, 10 luglio 2018 

+ Vescovo Adriano

 

Nuova Scintilla n.28 – 15 Luglio 2018