Un processo virtuoso

ZENNA
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SGUARDO PASTORALE

Un processo virtuoso

Come rispondere pastoralmente alla questione immigrazione? Quale logica deve abitare l’animo del cristiano che non vuole cedere alla cultura, tanto stigmatizzata da Papa Francesco, dello scarto? La comunità cristiana riesce ad offrire una risposta chiara ed obiettiva a questi interrogativi? In quali contesti, con quali modalità e stile?

Non possiamo glissare, lasciando le coscienze alla deriva dell’emotività o di sentimenti contrari al vangelo. Ho letto un’interessante intervista al card. Peter Turkson, prefetto del nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, un uomo di Dio abituato a guardare il mondo da africano in Occidente. Egli ha opportunamente richiamato i verbi utilizzati dal Papa per descrivere lo spirito che ci deve animare: accogliere, proteggere, integrare e promuovere. Ritengo che potrebbero essere una griglia molto attuale per l’impostazione di un programma formativo e operativo delle nostre parrocchie.

Non limitiamoci a discutere, e dividerci magari, su questioni legate all’ordine con cui celebrare i sacramenti dell’iniziazione cristiana, all’età più opportuna in cui dare il saluto ai ragazzi che ci abbandonano per seguire, nella migliore delle ipotesi, altre agenzie educative. Fermiamoci piuttosto a riflettere se non ci siano questioni esistenziali e sociali capaci di catalizzare il loro interesse e motivare un impegno diretto, da protagonisti. Si disquisiva una sera, seduti al tavolo di una sagra di quartiere, sull’errore fatto di legare l’azione pastorale alla celebrazione dei sacramenti. Eppure ci sono stati dati degli “input” formidabili dal Magistero stesso sulla priorità dell’evangelizzazione e della promozione umana. Era troppo impegnativo, non si avevano gli strumenti, veniva ritenuto un percorso eccezionale e non ordinario, delegato ad alcuni volontari portatori di una specifica sensibilità. Non possiamo più avanzare scuse, la storia ci provoca, ci fa uscire dalle nostre pigrizie e ci stimola ad un sussulto di profezia, sperando che non sia già tardi.

Nel prosieguo dell’intervista il card. Turkson, in risposta al luogo comune dell’“aiutiamoli a casa loro”, denuncia la corruzione dei governanti che rubano i fondi destinati allo sviluppo, per cui invoca degli interventi a favore della formazione di giovani dirigenti che guardino al bene comune; punta il dito su quella forma di globalizzazione selvaggia che penalizza i paesi africani a vantaggio dei prodotti occidentali e asiatici; e attira l’attenzione su tre mali che stanno all’origine del fenomeno migratorio: il traffico di armi, il traffico di esseri umani e quello connesso degli organi, la desertificazione. Ecco, siamo ancora di fronte a sfide che sentiamo più grandi di noi e di fronte alle quali pensiamo che le nostre comunità cristiane e la nostra pastorale non abbiano niente da dire. Non è così. Anche l’impegno missionario ha bisogno di una spinta profetica. Viene proprio da queste sfide e interpella la modalità con cui gestiamo i nostri risparmi, il rispetto e la cura della persona, di ogni persona, gli stili di vita e la salvaguardia dell’ambiente. Sono tematiche che possono sostanziare una pastorale innovativa e concreta. Domenica sera ho cenato allo stand gastronomico della parrocchia di Borgo San Giovanni e ho notato con soddisfazione che gli operatori hanno fatto la scelta di eliminare quasi totalmente l’uso della plastica, pur dovendosi sobbarcare la fatica del lavaggio di piatti, posate e bicchieri. Per i tantissimi giovani all’opera è stato senza dubbio un segnale di impegno e di responsabilità. A volte basta così poco, ma si innesca un promettente processo virtuoso.

don Francesco Zenna

 

Nuova Scintilla n.26 – 1 luglio 2018