I Santi Patroni e la storia

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Rievocazione della vicenda dei Martiri Felice e Fortunato, delle loro reliquie e delle celebrazioni

I Santi Patroni e la storia

1. Il martirio

Si opina che i due fratelli Felice e Fortunato non fossero guerrieri, ma commercianti vicentini giunti per i loro affari ad Aquileia. Il pretore Eufemio li accusò di essere cristiani, li fece arrestare e condurre entrambi in riva al fiume Natisone, in un luogo destinato al supplizio dei malfattori. Quivi giunti, “dopo fervorosa preghiera, abbracciatisi teneramente, nell’atto di recitare il Pater Noster, fu ad entrambi con successivo e barbaro colpo recisa la testa” (Soffietti), prima a S. Felice e poi a S. Fortunato. Era il 14 maggio del 300 o, secondo una diversacronologia, del 303-304 d.C.

2. Il recupero dei corpi

Si diressero alla volta del luogo alcuni aquileiesi e alcuni vicentini al fine di recuperare i corpi dei due martiri. Il contrasto fra i due gruppi per venire in possesso delle salme e rendere loro degna sepoltura si risolse con l’assegnazione ai vicentini del capo di S. Felice e del corpo di S. Fortunato, mentre gli aquileiesi ebbero il capo di S. Fortunato e il corpo di S. Felice. Secondo una tesi sostenuta dallo studioso vicentino Attilio Previtali e dal vescovo di Chioggia Giovanni Soffietti (1675-1747) lo scambio invece sarebbe avvenuto attraverso la consegna ai primi del corpo completo di S. Felice e ai secondi del corpo completo di S. Fortunato. 

3. Una recente ricognizione antropologica sui resti vicentini

Una ricognizione antropologica fu effettuata il 28 luglio1979 dal prof. Cleto Corrain, ordinario di antropologia all’Università di Padova, sui resti mortali conservati nella basilica di Vicenza intitolata ai due martiri, in occasione del trasferimento delle reliquie dei martiri dalla cripta al superiore “Martyrion” alla presenza del card. Sebastiano Baggio. La ricognizione confermò che i resti mortali custoditi a Vicenza appartenevano ad un unico individuo, con ogni verosimiglianza a S. Felice. Per cui a Chioggia sarebbero pervenuti e conservati i resti di S. Fortunato. Il fatto si giustifica con il motto latino attribuito ad Adone “ubi caput ibi corpus” (dov’è il capo ivi è il corpo).

4. La traslazione dei resti

Alcuni anni dopo il martirio, in seguito all’editto di Costantino del 313 che concesse la libertà di culto ai cristiani, sia a Vicenza che ad Aquileia furono costruite due dignitose basiliche. Ad Aquileia, per la precisione, le spoglie mortali furono traslate tre mesi dopo il martirio, cioè il 14 agosto. In seguito alla fuga di molte popolazioni venete causata dalla discesa degli Unni, diventa a questo punto difficile seguire le peregrinazioni delle reliquie, cioè stabilire se esse giunsero subito a Malamocco o prima sostarono in altri siti, in particolare a Grado, tanto che di esse si persero addirittura le tracce. Sennonché, promosso alla sede patriarcale di Grado il patriarca Primigenio nel 630, dopo qualche anno “fu degnato da Dio” e avvisato con celeste visione, di scoprire, un miglio distante da Grado, in un luogo da tutti sconosciuto, i corpi di S. Ermagora, primo patriarca di Aquileia dopo S. Marco, e dei Ss. Felice e Fortunato. Nell’800 circa la chiesa gradese, situata in prossimità del mare, per la corrosione del suolo, fu seriamente minacciata e ricostruita in sito più sicuro: le spoglie furono riposte in un altare e il doge Pietro Orseolo II le fece riporre nel 992 in una particolare cassa. In seguito, le reliquie furono traslate in Malamocco in un anno tra il 1026 e il 1044.

5. La traslazione delle reliquie a Chioggia

Le reliquie giunsero a Chioggia in seguito alla ben nota traslazione della sede vescovile di Malamocco, minacciata dal fenomeno della subsidenza, alla sede diocesana attuale come comprovato dal diploma, in data 10 aprile 1110, sottoscritto dal doge Ordelafo Faliero, con cui venne concessa facoltà al vescovo Enrico Grancarolo di trasferirsi a Chioggia dalla diocesi di Malamocco (cfr. P. Morari, G. Vianelli, G. Sansovino, E. Dandolo ed altri).

6. Incerto il giorno della traslazione

Sul giorno della traslazione a Chioggia sussistono però delle incertezze: la maggioranza degli storici la fissa al 14 maggio 1110, data inizialmente e per 5 secoli definita come giorno della festa dei due martiri vicentini e ad essi consacrato, perché giorno della memoria della traslazione a Chioggia delle sacre reliquie, da altri studiosi (vedi il nostro G. Ravagnan) ritenuto invece il 27 settembre. Le due date furono ritenute valide fino al Sinodo del vescovo G. Prezzato (1556-1620) dell’ottobre 1603 allorché si stabilì invece per la festa la data dell’11 giugno, decisione ratificata dal Maggior Consiglio della città il 20 ottobre 1603, in cui venne ribadita la proclamazione dei due martiri quali Santi Protettori della Città e diocesi di Chioggia.

7. L’arrivo a Chioggia

Vuole la tradizione che le spoglie dei Santi Martiri siano state dapprima collocate nella chiesa di Sant’Andrea e che successivamente siano state trasferite nell’antica cattedrale quando nel 1264 “fu consacrato l’altare nella chiesa Cattedrale nel choro della nave verso il Cemeterio vicino al choro grande, dove furono recondite” (vedi: P. Morari).

8. Le ricognizioni nel tempo

Tra le ricognizioni delle reliquie ricordiamo quella del 31 maggio 1606 voluta dal vescovo Lorenzo Prezzato (1601-1610) e quella avvenuta il 16 agosto del 1727 per volontà del vescovo Giovanni Soffietti (1716-1733) che fece deporre poi le reliquie in una cassetta di cristallo per esporle alla pubblica venerazione e le portò in solenne processione durante l’annuale fiera dell’Assunta, per la “frigiscenti Clodiensium fidei” (l’indebolita fede dei Clodiensi) che voleva ravvivare. Le reliquie furono infine collocate entro una grata di ferro indorato, il tutto chiuso da una portella di rame coperta da una lamina d’argento. Nel 1903 il vescovo Lodovico Marangoni (1877-1908), nel XVI centenario del martirio dei due Santi, commissionò all’artista chioggiotto Aristide Naccari l’urna tuttora visibile dopo aver effettuato un’altra ricognizione. Nel maggio 1905 le spoglie furono sistemate entro l’urna dopo la solenne inaugurazione avvenuta il 6 giugno 1905 e seguita da solenni cerimonie protrattesi fino al 18 giugno. L‘ultima ricognizione, avvenuta per volontà del vescovo Angelo Daniel (1998-2009) è iniziata il 23 aprile 2004 per concludersi ufficialmente nel maggio 2005 ed è stata realizzata dall’équipe del prof. Raffaele De Caro dell’Università di Padova.

9. L’incendio della cattedrale

In seguito all’incendio della cattedrale, avvenuto nel 1623, le preziose reliquie furono salvate a stento e portate prima presso l’Oratorio di S. Francesco delle Stimmate, poi trasferite solennemente nella chiesa di S. Andrea e murate sotto l’altar maggiore. Vi rimasero fino al 9 marzo 1659 quando furono riposte nell’attuale cappella in cattedrale entro un avello di marmo. In via eccezionale il 3 novembre 1630 erano state trasferite solennemente per un solo giorno nella chiesa di S. Giacomo per implorare l’intercessione dei SS. Martiri contro l’imperversare della peste. Nel 1727 il vescovo Soffietti fece costruire le statue dei due Santi Martiri da Antonio Chiesa, statue che furono portate in processione fino al 1980 allorché furono sostituite da quelle fuse in metallo ad opera del prof. Luigi Tomaz (vedi foto). Nello stesso 1727 (cfr. G. Ravagnan) fu offerta “una lampada di dugento oncie d’argento da parte della civica amministrazione” oltre ad altre donazioni.

10. Solenni celebrazioni

Solenni celebrazioni furono indette nel 1910 in occasione dell’8° centenario della traslazione della sede vescovile da Malamocco a Chioggia e delle ossa dei due martiri. Queste furono trasportate per un sol giorno nella chiesa di S. Andrea. L’urna fu rimossa dal suo incavo e portata in processione l’11 giugno 1955 lungo il Corso in occasione delle feste cinquantenarie della sua inaugurazione, alla presenza dell’allora card. Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia (poi eletto papa col nome di Giovanni XXIII). Altre particolari solennità si tennero nel 1980 in occasione del 75° anniversario della ricomposizione delle reliquie, durante la quale l’urna fu portata in “peregrinatio” in tutte le parrocchie della diocesi: esse culminarono con la processione cui intervenne il patriarca di Venezia card. Marco Cè. Un temporaneo spostamento delle reliquie nella chiesa di S. Giacomo si ebbe nel 1988-89 causa la inagibilità della cattedrale dovuta ai complessi lavori di restauro dopo il crollo del transetto. Infine un’ultima ricognizione delle reliquie fu effettuata nel 2004 in occasione del XVII centenario del martirio dei Santi Patroni, cui fece seguito la solenne processione l’anno seguente, presente il patriarca di Venezia, card. Angelo Scola.

(servizio a cura di Angelo Padoan; da “Nuova Scintilla”, n. 23 del 10 giugno 2018, pag. 9)