Le sfide per l’uomo d’oggi

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CATECHESI E COMUNITA’

“Lettera ai cercatori di Dio” (IV)

Le sfide per l’uomo d’oggi

Per concludere la presentazione di questo importante Documento, mi sembra interessante sottolineare quale volto di Chiesa la “Lettera ai cercatori di Dio” manifesta.

L’immagine di Chiesa che emerge è l’immagine di una Chiesa “aperta”, “in uscita”. Immagini care a Papa Francesco e che ricordano anche l’intento del Concilio Ecumenico Vaticano II. L’atteggiamento che si evince è quello dell’amicizia e del dialogo, di una Chiesa, cioè, che si mostra partecipe delle domande e delle inquietudini degli uomini di ogni tempo. 

Nella prima parte del documento, come ho cercato di dire nei numeri precedenti di questa rubrica, infatti si cerca di scegliere interrogativi che possono attraversare eventi, persone, esperienze di gioia e di limite, riconoscibili nella vita di ognuno: felicità e sofferenza, amore e fallimenti, lavoro e festa, giustizia e pace sono infatti questioni che toccano veramente tutti i “cercatori di Dio”. Davvero importante anche il modo di testimoniare la fede, che appare non come un insieme di risposte preconfezionate bensì come una ricerca continua verso la pace dell’incontro con Dio.

Allora quale tipo di annuncio e /o catechesi prospetta questa “Lettera”?

Essa annuncia la possibilità di intraprendere un cammino di dialogo fra tutti coloro, credenti e non credenti, che sentono l’esigenza di incontrare Dio e di vivere la felicità che nasce da questa ricerca e da questo incontro. È un annuncio di speranza per tutti quelli che cercano il senso della vita e della storia con la consapevolezza di trovarsi nell’attesa fiduciosa di essere accolti, dopo un cammino di fede, dal Cristo e di aprirsi a Lui per accoglierlo nel profondo del cuore. Non è l’invito ad una ricerca intimistica e filosofica dell’Assoluto ma l’invito all’accettazione di un percorso di fede che può anche condurci a “patire il dolore dell’assenza di Dio o ad accettare di ‘crocefiggere’ le proprie attese nella croce di Cristo”, ad “aprirsi alla sua offerta d’amore”. La Lettera auspica, inoltre, che l’inquietudine e la tensione della ricerca non siano lasciate al solo travaglio individuale ma vengano supportate dalla comunità ecclesiale. Si afferma così il ruolo della Chiesa come strumento per portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Infatti nella Lettera si afferma: “La Chiesa è la casa della Parola, la comunità dell’interpretazione garantita dalla guida dei pastori a cui Dio ha voluto affidare il suo gregge. La lettura fedele della Scrittura non è opera di navigatori solitari ma va vissuta nella barca di Pietro”.

A quali sfide per l’uomo d’oggi la “Lettera” tenta di dare una risposta?

A me sembra quella di parlare al cuore degli uomini, di fare un annuncio davvero significativo per la loro vita che vada a toccare la situazione esistenziale di ogni uomo, ma che rimanga un annuncio cristiano, un annuncio della fede nel Dio di Gesù Cristo, non sia uno “svendere” il messaggio cristiano.

Quanto emerge dalla lettera sembra dare risposta, almeno in parte, al problema dello stile della comunicazione della fede: si invita ad adottare lo stile del dialogo sincero, aperto, rispettoso anche dei non credenti: senza preoccuparsi troppo di raggiungere in tempi brevi la conversione o il ritorno alla vita cristiana; senza aver la pretesa di comunicare tutta la fede; cogliendo ciò che può arricchire dal confronto con chi avanza dubbi e difficoltà nel credere.

Solo in questo modo si potrà cambiare un’immagine distorta di Chiesa, come viene oggi pensata e mostrata: una Chiesa distante dal vissuto delle persone, preoccupata di “fare numero”, una Chiesa che è solo capace di imporre, vietare, punire e non è capace di amare l’uomo che, pur nella sua condizione di peccatore, è creato per natura buono.

Le parole del vescovo Bruno Forte, allora Presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della fede, l’Annuncio e la Catechesi, esprimono, dal mio punto di vista, una mirabile sintesi della Lettera ai cercatori di Dio che ho cercato di presentare: “Proprio per testimoniare il volto di una Chiesa amica, di una Chiesa vicina alle grandi domande del cuore umano e desiderosa di parlare da cuore a cuore a coloro a cui si rivolge. Rispetto ad un dilemma di moda che parla di una Chiesa dei “no”, vogliamo far risaltare quello su cui insisteva molto Papa Benedetto: al centro di tutto il messaggio della Chiesa c’è il grande “sì” di Dio in Gesù Cristo e c’è il “sì” alla vita, all’amore, alla gioia, alla bellezza che il Vangelo di Gesù porta nel mondo”.  (4. fine)

* Con questo numero concludo la rubrica “Catechesi e Comunità”. Sperando di fare cosa utile soprattutto per i catechisti delle nostre Comunità, riprenderemo dopo il periodo estivo. 

don Danilo Marin

 

Nuova Scintilla n.22 – 03 giugno 2018