Repubblica parlamentare o partitica?

vescovo
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Repubblica parlamentare o partitica?

Ricordo l’espressione “Qua è una repubblica!” per definire una situazione nella quale nessuno è in grado di decidere nulla in mezzo a una grande confusione. È la pessima impressione che più o meno ho avuto dalla vita politica, specie negli ultimi due mesi. Definirei il comportamento dei cinque personaggi “in prima linea” (Di Maio, Salvini, Berlusconi, Meloni, Renzi), ciascuno a modo suo, un comportamento da “bulli”, con il piacere e la sensazione di avere il potere di fare e disfare, tenendo la scena al posto dei 1.000 parlamentari che sono stati eletti, e che pure sono regolarmente pagati, i quali non hanno ancora potuto fare sentire la loro voce in merito. Si ha l’impressione che ad essi sia dato solo di aspettare, fuori dalla porta dell’Aula, che i cinque decidano quando e come dovranno alzare la mano o schiacciare il bottone in Parlamento.

Ma se, come accade da tempo, bastano i “capetti” a decidere tutto, viene spontanea la domanda: perché si eleggono ancora 1.000 alzamano che aspettano di eseguire i loro ‘dictat’? Ma questi mille eletti sono ridotti al rango di “Quaraquaquà”, cioè parlatori fuori dal Parlamento per il quale sono eletti e pagati, senza voce, o forse senza un pensiero che non sia quello del capo, e senza una coscienza personale che sappia anche opporsi ai capricci dei pochi teatranti, che da soli occupano tutta la scena politica che coincide con quella partitica? Se invece di 1.000 fossero 100 o 10 cambierebbe qualcosa in situazioni come questa? E che dire delle cosiddette “2ª e 3ª carica dello Stato (presidenti del Senato e della Camera dei deputati)”? Quale apporto hanno dato, anche se uno dei due aveva detto di avere intravvisto nuove soluzioni? In effetti si è trattato più di illusione che di percezione reale della realtà! Sembra di assistere a giochi di potere e a sogni o tentativi di venturosi assalti alla “Diligenza” che tutti bramano più di dominare che di servire.

E pensare che ci sarebbero tante scelte legislative da fare, finalizzate al bene comune, sulle quali tutti potrebbero, anzi dovrebbero, convergere, lasciando perdere le chiacchiere propagandistiche personali o di partito, che hanno ben altri obiettivi che il bene comune dei cittadini. I circa 1.000 rappresentanti non dovrebbero essere lì per questo? O per che cosa altrimenti?

Ad ognuno “l’ardua sentenza”!

+ Adriano Tessarollo

 

Nuova Scintilla n.19 – 13 maggio 2018