La faccia dei sacramenti

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La faccia dei sacramenti

Quando una giovane donna conduce una carrozzina in strada o quando spunta una carrozzina in chiesa, le facce si aprono e gli occhi si illuminano. Si continua a battezzare i bambini, quasi per un istinto di fede che non ci si decide a mollare. Non è solo la fedeltà allo zoccolo duro della tradizione. Si intuisce che il sacramento va oltre l’apparenza, penetra nel terreno dell’esistenza come le radici di un albero e i suoi rami si innalzano a invocare il cielo. Nell’antica catechesi si sottolineava che i sacramenti hanno una forza insita in loro stessi, agiscono ‘ex opere operato’, operano per il fatto stesso che vengono celebrati. Opera in essi un protagonista che supera la figura del sacerdote o di un altro ‘ministro’.

Il sacramento rimane nel tempo, come la nascita di una persona; come un gioiello donato, che si può dimenticare nel cassetto e rimane intatto. Non siamo noi a stabilire il sacramento. La sorgente è Cristo e continua a scorrere nel territorio della Chiesa; la ritrovi nel corredo della vita, e puoi gridare felice: grazie a chi mi ha fatto il dono di me stesso. Il sacramento celebrato e ricevuto è una pianta che persiste anche quando nessuno la innaffia; è un incontro accaduto, che non puoi cancellare. Quando viene dimenticato e tralasciato, il sacramento si accuccia alla soglia dell’anima, in attesa di risorgere. Come le sementi che fioriscono dopo anni, alcune dopo millenni.

Con le azioni sacramentali Gesù garantisce la Chiesa, e rende stabile e attiva la sua presenza nel tempo. Per questo Gesù, entrando nel cenacolo alle prime ore del giorno di Pasqua, non si perde a rimproverare i discepoli per la loro codardia e il loro tradimento, ma lancia subito il ponte che attraversa i secoli: “A chi perdonerete i peccati saranno rimessi”. Voi apostoli, voi preti, peccatori voi stessi, diventate seminatori della sua misericordia che salva. Nella fragilità della carne, la presenza del Signore permane nei testimoni per la forza dello Spirito. Custodito nel cuore dei santi e portato sulle spalle dei peccatori, Gesù attraversa i secoli e arriva a casa nostra, con le preghiere delle mamme e le stanchezze dei padri. I preti seminano, i cristiani coltivano, ed ecco che da qualche parte la campagna fiorisce e gli alberi rinverdiscono. Rinascono la fede e la speranza: rinasce la fede, rifiorita dalle radici, e la speranza, che fa alzare lo sguardo. Rinasce la carità, che spalanca i discepoli del Signore al riconoscimento reciproco e all’accoglienza di fratelli e sorelle, testimoni di una vita nuova per il mondo.

don Angelo