Una storia fatta di molte tappe

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UNA REALTA’ NATA DALLA CARITAS DIOCESANA

La cooperativa “Titoli Minori” e la sua “maggiore età”. Alcune riflessioni

Una storia fatta di molte tappe

Diventare maggiorenni è sempre un evento. Lo è per tutti noi e – a maggior ragione – per un soggetto sociale come una cooperativa. “Titoli Minori” – una delle realtà nate dal sistema Caritas in Diocesi – ha compiuto 18 anni lo scorso 15 febbraio e forse qualche parola riflessiva vale la pena d’essere spesa. Lo faccio come uno dei soci fondatori, dalla posizione privilegiata di chi oggi all’interno della Cooperativa non ha ruoli o incarichi specifici. Il nome prima di tutto. “Titoli Minori” (nella foto il nuovo logo) fa riferimento esplicito ad un Convegno sull’informazione Sociale della Comunità di Capodarco Fermo (AP) dove si indicavano con i “Titoli Minori” le notizie riguardanti il disagio e la marginalità che appunto nelle pagine dei giornali sono sempre relegate in basso e in piccolo.

Alcuni pensieri alla luce dell’esperienza accumulata in questi anni. “Titoli Minori” s’inserisce in quella stagione ecclesiale – fine anni ‘90 e inizio del 2000 – caratterizzata da una ricollocazione/crescita/trasformazione dell’esperienza del volontariato. Un volontariato che necessariamente si era specializzato per dare aiuto a forme sempre più complesse di marginalità e deprivazione. Il passaggio da un volontariato dove era assoluta la gratuità, ma anche l’intervento a bassa soglia (l’importante era fare del bene), ad una professionalizzazione, anche gratuita, non è stato facile. Sono gli anni in cui anche la strutturazione dei Servizi Territoriali per le dipendenze e la disabilità – cito queste due perché sono stati i primi ambiti di azione – propongono profonde trasformazioni culturali che necessitano di una rappresentanza dal basso a sua volta qualificata e preparata. Dal terreno del Servizio Civile, che implicava l’obiezione di coscienza, nacque un modo, uno stile di approccio con i servizi territoriali di dialogo anche se non fu cosa semplice. Ricordo bene i primi colloqui con alcuni assessori alle Politiche Sociali delle Amministrazioni comunali che mi dicevano: “Ma perché adesso dobbiamo pagare una cooperativa per ciò che prima (con il Volontariato e il Servizio Civile) avevamo in forma gratuita?”. Non è stato facile spiegare che la cooperazione nasce come naturale sviluppo del volontariato o almeno di quel volontariato che aveva colto la necessità di un servizio più qualificato.

Il secondo pensiero mi sembra sottolinei il grande investimento in formazione, cultura e specializzazione di tipo universitario che la Cooperativa ha sempre chiesto ai suoi soci. Il servizio ai ‘poveri’ è un servizio esigente che chiede competenze e formazione empatica. La collaborazione che “Titoli Minori” ha avuto ed ha con istituti universitari del Veneto dice che quella era la scelta giusta: lavorare bene, lavorare tutti (anche diminuendoci le ore… è capitato in qualche momento), lavorare con passione e professionalità. In questo senso è apparsa subito congrua con lo spirito fondativo della cooperativa l’attenzione alle fasce culturalmente meno attrezzate del territorio: famiglie e minori. Lavorando con i minori si lavora con le loro famiglie, raccordandosi anche su questo con una preoccupazione pastorale di attenzione a quelle che oggi chiamiamo le periferie esistenziali. Importante allora è stata la collaborazione e la sinergia con luoghi come il Consultorio Familiare Diocesano o esperienze qualificanti l’attenzione alle fasce deboli come la Comunità Familiare o altre buone prassi, anche di matrice non ecclesiale, presenti nel territorio diocesano.

Il terzo aspetto ripropone e ricolloca il senso di un impegno di credenti, provenienti dagli ambienti di base, parrocchie, oratori ma anche dall’associazionismo, come Azione Cattolica e Scautismo, che con questo pensiero e stile di impegno sociale ha sempre trovato affinità. La cooperativa, nata dall’esperienza del Servizio Civile, lo ha poi in un certo senso ‘superato’ conglobando lo stesso Servizio Civile dentro un sistema più ampio che includeva anche la formazione al lavoro, i tirocini universitari e altre prassi legate all’economia sociale o circolare, nella creazione di valori aggiunti al lavoro che sono il desiderio di creare una società più solidale, non ultima l’attenzione all’Europa e ai progetti europei. “Titoli Minori” è una delle forme giuridiche nate dalla riflessività di un organismo pastorale come la Caritas; dalla Caritas distinta per conduzione e amministrazione, ma ad essa idealmente collegata.

“Titoli Minori” in questo senso è una cooperativa di ispirazione cristiana, al socio viene chiesto di promuovere i valori solidaristici di base, che hanno anche una matrice cristiana e che tutti possono condividere, rappresentando così le fondamenta dell’agire comunitario. La sua ispirazione cristiana la vede spesso insieme ad altri soggetti a loro volta legati al mondo cattolico, come ad esempio l’appartenenza a Confcooperative o ad altri consorzi di soggetti che hanno nella Dottrina Sociale della Chiesa il loro riferimento.

Cos’è stata “Titoli Minori”? Un orologio caricato avanti di dieci anni. L’augurio? Che possa esserlo anche nel futuro. Perché? Perché c’è sempre bisogno di qualcuno che ci precede aprendo nuove strade e possibilità.

mc

Nuova Scintilla n.8 – 25 febbraio 2018