Testimone, amico, maestro, educatore

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CATECHESI E COMUNITA’

“La formazione dei catechisti per l’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi” (Cei, 2006)

Testimone, amico, maestro, educatore

I Documenti specifici sulla formazione dei Catechisti, in questi ultimi anni, formano una trilogia quanto mai interessante e utile per chi è impegnato in questo servizio nelle Comunità parrocchiali. Il primo è del 1982 che porta il titolo: “La formazione dei catechisti nella Comunità cristiana”; il secondo, del 1991, “Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti”; il terzo, del 2006, “La formazione dei catechisti per l’Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi”. Ho scelto di soffermarmi su questo terzo Documento della CEI che in un certo senso rappresenta un punto di arrivo in merito al percorso fatto negli anni dalla Catechesi in Italia, sul tema della formazione dei catechisti. Mi soffermerò, in particolare, su due capitoli: il 4° e il 5°.

Parto da una delle affermazioni, secondo me, più belle di tutta la letteratura in ambito catechetico: “Il cristiano è per sua natura un catechista” (DB 183). Se da una parte questa espressione enuncia il dono e l’impegno del cristiano di evangelizzare, dall’altra, credo che faccia percepire ad alcuni la necessità e l’urgenza di rispondere alla vocazione cristiana con un impegno (servizio) più sistematico a servizio della Chiesa. Per tali servizi specifici, la nostra esperienza lo conferma, è fondamentale e decisiva un’adeguata formazione.

I Documenti dei nostri vescovi del 1982, del 1991 e del 2006 rappresentano il punto di riferimento e il cammino che la Chiesa ha fatto in tale ambito negli ultimi trent’anni alla luce del Concilio, del Documento Base per la Catechesi e della cultura che è andata evolvendosi molto rapidamente.

Alla base desidero porre la convinzione che è importante decidere che tipo di catechista si desidera formare. Oggi si direbbe: parti dal ‘profilo in uscita’ del catechista e da lì descrivi l’itinerario che questo dovrebbe fare per diventare tale! Scegli la figura di Chiesa che vuoi rappresentare e di conseguenza potrai delineare l’identità del catechista che vuoi formare! Ecco, credo che questa sia la scommessa per la formazione dei nostri catechisti a tutti i livelli.

In questi Orientamenti viene messa in evidenza la formazione del catechista dell’Iniziazione Cristiana e come questo avvenga pienamente nella propria Comunità e sia coadiuvato da presenze complementari. Il catechista non agisce mai da solo e in nome suo personale. È importante che il luogo formativo sia un ambiente di relazioni amicali, che permettano il confronto, la collaborazione e l’elaborazione comune degli itinerari di fede in questo caso dei fanciulli e ragazzi.

È fondamentale che il catechista possegga la competenza di fare catechesi, ossia la capacità di trasmettere le sue esperienze di vita cristiana e di parteciparle agli altri, non basta che sappia insegnare… egli è infatti un educatore alla vita di fede, un mediatore della Parola di Dio, un compagno di viaggio. Lui promuove conoscenza (perché bisogna sapere), adesione (perché bisogna essere ed esserci), amore filiale (perché si pongano segni concreti). Perciò il catechista si pone come testimone disponibile a ripercorrere con i fanciulli il cammino della fede da lui sperimentato; amico capace di mettersi al servizio della loro crescita, maestro che trasmette con un linguaggio comprensibile e insegna a cogliere nella vita quotidiana i segni con i quali Dio si manifesta e ci chiama; educatore che aiuta ad accogliere la Parola di Dio e a rispondere con la preghiera, la lode, l’amicizia, il rispetto; costruttore di comunione capace di promuovere rapporti di amicizia tra i fanciulli e i loro genitori ed educarli al senso di appartenenza ecclesiale. Tale missione pone il catechista a mettersi continuamente in discussione e ad operare un discernimento personale come esperienza forte di fede per liberare, salvare, umanizzare la propria vita e quella dei ragazzi che gli sono affidati. Deve sentire una forte appartenenza ecclesiale per trasmetterla e deve essere capace di superare gli interessi personali, maturare un clima di preghiera per accompagnare ed educare alla preghiera gli altri. Deve curare costantemente la sua crescita spirituale. Un catechista dell’Iniziazione Cristiana non può mettere in secondo piano la competenza relazionale, deve affinare la capacità di annuncio e di narrazione, la capacità di educare a leggere i segni di Dio, la capacità di introdurre nella vita della comunità. Per questo sarà capace di creare rapporti liberi, di lavorare in équipe, di fare spazio a molteplici risorse di tutti i membri della comunità. Imparerà ad usare un linguaggio non astratto ma più simbolico ed evocativo. Sarà attento a cogliere i segni del creato che rinviano alla presenza di Dio e ne farà scorgere i suoi effetti nella realtà.

(1 – continua)

don Danilo Marin

Nuova Scintilla n.8 – 25 febbraio 2018