Il catechismo di Giotto

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I GIORNI – In margine alla Mostra sulla Cappella degli Scrovegni (2)

Il catechismo di Giotto

A due passi dalla Cattedrale e a tre passi dalle aule di catechismo del Centro Parrocchiale, splendono i colori del Vangelo e di tutto il mistero cristiano. Nel tempietto di San Martino a Chioggia, che gli antichi abitanti di Sottomarina s’erano costruiti dopo la distruzione del loro paese nella guerra con Genova, viene ospitata l’installazione del Vangelo che Giotto racconta per immagini nella Cappella degli Scrovegni, dipinta a Padova un secolo prima del nostro stesso tempietto. Per giorni e giorni entra gente di ogni età e condizione. Bambini, ragazzi, giovani di tutti i livelli scolastici e catechistici, uomini e donne sono presi dal fascino dei disegni colorati del Vangelo. Se non apparisse dissacrante, si potrebbe dire ‘Vangelo a fumetti’; e si può veramente dire, ora che i fumetti sono assurti al livello dell’arte. Forme, figure, colori che bimbi e adulti si incantano a guardare, mentre vengono accompagnati a osservare e capire.

Ogni particolare parla e racconta: l’armonia numerica delle immagini, quasi anticipo delle cantiche e terzine della Commedia di Dante; la scansione blu e rossa dei vestiti che svelano l’umano e il divino in Gesù e Maria; il rosso della carità, il bianco della fede, il verde della speranza, le aureole d’oro che sorprendi non solo su Cristo e gli apostoli ma anche sul centurione che riconosce il Figlio di Dio spirato sulla croce. Folle di persone leggono il Vangelo scena per scena, episodio per episodio, come li ha vissuti Gesù, come li raccontano gli evangelisti e come li credono e vivono i cristiani. Dal genio di un antico pittore e oggi dall’intuizione e dedizione di alcuni cristiani, l’arte diventa annuncio. Giotto raccorda gli episodi e li mette in paragone: le tre sequenze – vita di Maria, infanzia di Gesù, vita pubblica e morte e risurrezione – si svolgono in tre filari parallele; alla Madonna reclinata sul Bambino nella Natività corrisponde l’anziana Madre nel compianto del Cristo morto. I volti piangono e ridono con tratti limpidi o rugosi, le scene risaltano su sfondi di palazzi e nel contorno di personaggi conosciuti; il pennello fa sorridere cavalli e pesci, ironizza sul pancione del cuoco assaggiatore del buon vino di Cana, disegna l’orecchio a penzoloni che Pietro taglia al soldato, fa quasi uscire dal quadro Cristo risorto, proteso verso un’altra vita. Veniamo posti di fronte al Vangelo più che non attraverso prediche e catechismi, esortazioni morali e avvisi. Un uomo di sessant’anni entra alla mostra 4 volte e dice: “A militare a Roma non sono mai entrato in una chiesa. Dopo questa mostra ho voglia di ritornare a Roma a visitare San Pietro e le chiese”. Il Vangelo vive nella voce e nell’espressione di insegnanti e giovani studenti, nuovi discepoli di Gesù Maestro, che spiegano e raccontano, divenuti a loro volta maestri di fede e di vita.

don Angelo

Nuova Scintilla n.5 – 4 febbraio 2018