3ª Domenica di Avvento, Anno B, 17 dicembre 2017

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3ª Domenica di Avvento, Anno B, 17 dicembre 2017

Liturgia (III)

Is 61,1-2.10-11;  1Tss 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28.

Le parole della 3ª domenica di Avvento sono un invito alla gioia. Il lieto annuncio è per i poveri, perché hanno constatato che è inutile porre la propria fiducia nell’uomo.

I poveri sono affamati di parola di Dio. Forse qualcuno ha il cuore spezzato: si stanno frantumando nel suo cuore tutte le sue sicurezze, in se stesso, nella famiglia, nel lavoro, nella sua comunità cristiana. Il Signore capisce questa sofferenza profonda che impedisce la gioia costringendo a vivere una vita noiosa e triste.

A tutti i poveri il Signore vuole donare il suo Spirito.

Proposta per le Preghiere dei fedeli per la 3ª Domenica di Avvento, Anno B:

Fratelli e sorelle, in comunione con Giovanni, testimone della luce, preghiamo il Signore nostro Dio:

Ascoltaci, Signore!

– Aiuta, Signore, il papa, i vescovi e i sacerdoti a rendere testimonianza alla luce e alla gioia e ad annunciarle agli uomini nostri fratelli. Preghiamo.

– Insegnaci, Signore, ad essere voce che grida le esigenze del Regno e a preparare la tua via con le nostre azioni, in particolare con la condivisione verso ogni forma di povertà. Preghiamo.

– In attesa della tua venuta, Signore, risveglia in noi la certezza che tu non sei lontano dalla sofferenza in cui vivono tanti nostri fratelli e che offri ad ogni uomo il dono del tuo Spirito di pace e consolazione. Preghiamo.

– Donaci, Signore, di rallegrarci sempre in te e di renderti continuamente grazie per tutti i doni che ci offri. Preghiamo.

(S. D.)

Catechesi (III)

Spicca ancora la figura del Battista nella 3ª domenica di Avvento. Egli rende testimonianza della vera Luce del mondo, Gesù. Giovanni il Battista fa sentire la propria voce nel deserto e invita a rendere diritta la via del Signore: sta per arrivare, infatti, chi riporterà la Signoria di Dio nel mondo. Alla luce della Parola, anche il cristiano deve far sentire la propria voce che suona come invito a preparare la strada al Signore che viene. Come, oggi, lo fa? Lo fa soprattutto debellando e denunciando quel modo di vivere, quelle ingiustizie, quell’egoismo, quell’incapacità di testimoniare ciò che conta nella vita che albergano dentro il cuore dell’uomo. Viviamo, infatti, in un tempo in cui la solitudine, l’indifferenza, l’anonimato, l’ostilità e l’egoismo tra le persone sono sempre più evidenti e più forti. Oggi, più di ieri, le relazioni, i rapporti tra le persone sono in profonda crisi, a cominciare, appunto, da quelle familiari e con le persone vicine che molto spesso sfociano in conflittualità difficili da gestire. È soprattutto questo il contesto all’interno del quale ciascuno di noi è inviato a svolgere la propria missione e a far sentire la sua voce e adoperarsi per preparare la venuta del Salvatore. Il cristiano lo fa con uno stile di amicizia, di vicinanza, di affetto che manifesti una condivisione profonda e solidale delle fragilità e delle debolezze dell’uomo.

Diceva Madre Teresa di Calcutta: “Se qualcuno mi chiede: “Che cosa posso fare per aiutare?”, la mia risposta è sempre la stessa: “Inizia”. Inizia a casa dicendo una parola buona a tuo figlio, a tuo marito o a tua moglie. Inizia aiutando qualcuno che ha bisogno vicino a te, sul posto di lavoro o a scuola. Inizia trasformando tutto ciò che fai di bello per Dio”.

Allora non è necessario guardare troppo lontano: la gratitudine, la compassione e comprensione, l’accoglienza sono necessari nella vita di tutti i giorni con le persone vicine: le esigono la nostra stessa famiglia, il vicino di casa che chiede di abbassare il volume della televisione, il ragazzo che chiede gli spiccioli al semaforo e il venditore di rose che interrompe la nostra cena al ristorante… È la prima carità, è la carità della “porta accanto” che siamo chiamati ad esercitare perché, sembra una banalità, a volte risulta più facile vedere le necessità delle persone molto lontane da noi, piuttosto che accorgerci di quelle che ci pestano i piedi tutti i giorni. Occuparci di chi ci sta accanto, essere attenti al contesto in cui viviamo quotidianamente, non significa disinteressarsi al resto del mondo, ma ci stimola a prendere coscienza delle nostre responsabilità di cristiani dove il Signore ci chiama a vivere. Saltare a pie’ pari tutto ciò per guardare oltre potrebbe anche essere un comodo alibi per sfuggire alle nostre responsabilità.

(D. M.)

Carità (III)

A chi non è mai accaduto, rincasando dopo una giornata di lavoro, di prelevare dalla cassetta della posta una busta quasi anonima, poco appariscente, con dentro una copia sgranata di una foto di un bambino africano tutto pancia e mosche? Magari corredata da un appello scritto in modo approssimativo e da un bollettino precompilato di poche migliaia di lire.

Per molti la solidarietà era questa: un gesto facile, marginale, la rinuncia ad un caffè… Nel tempo l’orizzonte è cambiato. Oggi la solidarietà e la carità riguardano drammi domestici, quotidiani, a corto raggio. Si occupa non solo dei bambini denutriti dell’Africa o dei lavoratori sfruttati dell’America Latina, ma sempre più dell’operaio rimasto senza lavoro, della famiglia della scala accanto, del compagno di scuola dei nostri figli…

Questo orizzonte può sembrare più faticoso. Perché potrebbe scattare in noi il giudizio (è messo così male perché se l’è cercata) oppure, come già accennato, per il fatto che ci impegna e interpella direttamente, molto più del povero del Terzo Mondo.

Questo periodo di Avvento ci prepara ad un avvenimento sensazionale: la Misericordia di Dio si incarna sotto forma di bambino povero tra i poveri, in mezzo a noi, tra le case delle nostre città. Questo sembra quasi suggerirci che la carità non ha bisogno di chilometri da macinare, ma che è possibile essere prossimi anche “a corto raggio”.

In questo senso va la raccolta straordinaria della 3ª domenica di Avvento, utilizzando i fondi raccolti per una prossimità a filiera corta. Per attivare un circuito virtuoso di vicinanza solidale.

(A. G.)