Cosa significa avere uno stile catecumenale?

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CATECHESI E COMUNITA’

Cosa significa avere uno stile catecumenale?

Mi è giunta, in questi giorni, una e-mail di una catechista di un gruppo di ragazzi della Iniziazione Cristiana, la quale, dopo avermi parlato del suo gruppo, dei non pochi problemi che incontra, della difficoltà di coinvolgere i genitori nel cammino di fede dei loro figli…, mi poneva una domanda: “Cosa significa che la catechesi di Iniziazione Cristiana deve avere uno “stile catecumenale”?”

Ringrazio Alessandra di quello che mi ha scritto e anche del positivo riscontro di questa rubrica e tento di darle una risposta. Penso che forse mai come oggi, nel parlare di Iniziazione Cristiana, sembra essere tornata di attualità la realtà del catecumenato quale era nella prassi e nell’impostazione della Chiesa antica. Il motivo può essere questo: il processo di Iniziazione Cristiana dei nostri fanciulli e ragazzi, così come viene portato avanti, rivela ogni giorno di più tutta la sua inadeguatezza e la sua insufficienza per il fatto che ci troviamo a vivere il tramonto, se non la fine, di una situazione ritenuta di “cristianità”. Siamo, cioè, di fronte ad una constatazione amara: nonostante si continui ad investire nelle nostre Comunità parrocchiali, e non poco, nella catechesi dell’Iniziazione, tuttavia ci accorgiamo che la prassi seguita nella fanciullezza non basta a “fare” il cristiano. Svariati Documenti del Magistero sponsorizzano questo tipo di catechesi. Già la “Evangelii nuntiandi” di Paolo VI osservava “che le condizioni attuali rendono sempre più urgente l’insegnamento sotto la forma di catecumenato”. Il Direttorio generale per la catechesi, del 1997, prevede per un primo approfondimento della fede una catechesi di base “al servizio dell’iniziazione cristiana” e ricorda che “il catecumenato battesimale è il modello ispiratore dell’azione catechizzatrice” della Chiesa; il “RICA” stesso e, soprattutto, le Tre Note sull’Iniziazione Cristiana del Consiglio Permanente della CEI. Richiamarsi all’esperienza del catecumenato antico impegna a individuare le scelte ispiratrici del processo iniziatico e della catechesi catecumenale per, poi, attuarle con discernimento e creatività, adattandole al nostro tempo. Concretamente, allora, per la nostra catechesi cosa vorrebbe significare tutto questo? Lasciando da parte i contenuti proposti nel catecumenato, che pure potrebbero dirci cose interessanti, mi sembra che la conoscenza del catecumenato abbia il vantaggio di farci scoprire la fede nella sua dimensione di scelta libera e responsabile che deve avere poi nell’adolescenza e nell’età adulta il momento del suo massimo impegno e non quello dell’abbandono, come, purtroppo, avviene. Inoltre ha il vantaggio di ricordarci che il cammino dell’Iniziazione Cristiana è un “tirocinio” di vita cristiana: si tratta cioè di formare ed esercitare alla preghiera e al dialogo con Dio, al comportamento evangelico, alla partecipazione attiva alla liturgia e alla vita ecclesiale, alla carità verso il prossimo, allo spirito apostolico, all’impegno sociale…; di ricordarci inoltre che è un cammino a tappe, ognuna delle quali ha una sua configurazione formativo-spirituale; infine che è una proposta formativa fondata sull’esperienza della catechesi, dell’ascolto della Parola, di molteplici momenti rituali e celebrativi, il tutto vissuto nella comunità ecclesiale, che, come madre, accoglie, sostiene e accompagna. È questa una catechesi di tipo catecumenale. Sono convinto che soltanto una catechesi che ha questo stile porti la catechesi ad uscire dalle secche dell’intellettualismo e del dottrinalismo per assumere, invece, una ricca organicità tra catechesi, celebrazione liturgica, preghiera, impegno spirituale, apprendistato alla testimonianza e alla missionarietà. Adottare una logica catecumenale non può significare semplicemente applicare “uno schema”. La scelta del catecumenato, prima di essere la proposta di un nuovo itinerario formativo è la promozione di un nuovo stile pastorale, contrassegnato da una rinnovata apertura apostolico-missionaria, da un coraggioso impegno nell’annuncio del Vangelo, dalla testimonianza di una comunità cristiana viva, solidale, credibile.

don Danilo Marin

Da Nuova Scintilla n.46 – 3 dicembre 2017