Un’occasione per riflettere sul nostro stile di vita

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Le raccolte Caritas di indumenti usati e di generi alimentari

Un’occasione per riflettere sul nostro stile di vita

L’occasione mi è stata data dalla contemporaneità di due Raccolte che si sono svolte sabato 7 ottobre, ambedue promosse e proposte dalla Caritas Diocesana: la tradizionale Raccolta di indumenti usati e la Raccolta di generi alimentari (promossa insieme ai Supermercati Coop a Brondolo di Chioggia e in Chioggia centro storico). Occasione per una riflessione sul significato di questi gesti, che da molti anni stanno caratterizzando le solidarietà degli italiani, tenendo conto anche degli sms e donazioni varie in occasione di eventi naturali come i terremoti. Non tutte le Caritas Diocesane hanno sposato la Raccolta di indumenti usati come fonte di finanziamento; altre, invece, effettuano la Raccolta in proprio coinvolgendo le Cooperative strutturalmente legate alle Caritas Diocesane. La Caritas Diocesana di Chioggia ha scelto una via di mezzo: ha chiesto ad una cooperativa esterna di svolgere il servizio di raccolta e manutenzione dei cassonetti e trattiene per sé solo una parte degli introiti che riceve da una grande industria di indumenti specializzata nel mercato di seconda scelta. Con i proventi (sono circa € 6.000 all’anno) la Caritas Diocesana di Chioggia sostiene spese di emergenza o di immediata necessità. Unitamente alle altre Caritas del Nord Est, si sta facendo strada l’idea di poter cambiare la strategia e la stessa “educazione” dell’abito usato. Ci stiamo domandando se la via più opportuna degli abiti raccolti nei cassonetti o nelle raccolte annuali sia proprio poi la destinazione nel mercato dei paesi più poveri. Forse si potrebbe dare inizio a collaborazioni tra Caritas Diocesane che potessero introdurre la raccolta e il consumo degli indumenti ad una logica diversa che non è più quella dell’“usa e getta”. Sappiamo che per la produzione alimentare vengono distrutti interi ‘pezzi’ di pianeta e vengono sfruttati tanti lavoratori dei paesi più poveri; ma ciò accade anche per la coltivazione del cotone che è l’ingrediente base per la fabbricazione dei vestiti. La storia e la filiera del cotone è storia e filiera di sfruttamento e di veleni immessi nell’ambiente. Sono riflessioni che le Caritas del Nord Est cominciano a fare, tenendo conto che alcune Caritas (Bolzano e Milano) hanno già interessanti sperimentazioni che hanno portato alla nascita di alcune cooperative dedite alla raccolta, alla cernita e alla rivendita – sul modello Emporio della Solidarietà – dei capi di indumenti usati.

Altro settore nel quale il gesto caritativo sembra assumere importanza rilevante, è quello che chiamiamo il “ciclo alimentare”. Per ciclo alimentare si intende tutto ciò che è legato al cibo, alla sua produzione, alla sua distribuzione e al suo utilizzo. Mai come in questi anni le trasmissioni televisive hanno elevato i cuochi, gli chef, a personaggi famosi come i calciatori o i cantanti. Ciclo alimentare che comprende non spreco del cibo nei consumi alimentari domestici, utilizzo delle eccedenze, pacchi in dono alle persone bisognose e, da noi, anche la nascita dell’Emporio della Solidarietà. Dietro ogni sigla sta un modo di intendere e di proporre il rapporto con il cibo, con il suo consumo e utilizzo.

Al di là della Raccolta di sabato, che è andata molto bene, come presumibilmente riuscirà benissimo anche la Raccolta del Banco Alimentare a fine novembre, sarebbe opportuno iniziare una riflessione sugli stili di vita e i consumi alimentari delle persone – compresi i poveri – perché la ricerca del cibo, o il suo rifiuto, nasconde una relazione patologica con gli alimenti. Oltre le considerazioni più legate al mondo della nutrizione, insieme al Banco Alimentare, si è fatta la scelta di caratterizzare la prima Giornata del Povero – domenica 19 novembre – con il gesto (dove sarà possibile) del pranzo condiviso con le persone che assistiamo con l’aiuto alimentare. Il gesto vuol essere di condivisione ma anche di consapevolezza del valore delle vivande e del non spreco.

Quindi riciclare tessuti, non sprecare cibo e acqua sono scelte che testimoniano per noi credenti uno stile di vivere e di rispettare la nostra casa comune che non ha risorse illimitate. Su questi ambiti, continueremo a riflettere… anche su aspetti a prima vista ‘insospettabili’ come ad esempio la provenienza del pesce che viene abbondantemente somministrato nelle Sagre paesane durante le tante manifestazioni estive. La filiera del pesce che proviene dai mari africani e asiatici è una delle filiere che contiene meno rispetto dei lavoratori occupati e del mare con il suo delicato equilibrio tra pescato e possibilità di riproduzione del pesce stesso. Riusciremo noi, che spesso ci definiamo Chiesa in uscita, ad uscire dalle chiusure del “si è sempre fatto così”? I primi segnali positivi sembrano esserci.

MC

Da Nuova Scintilla n.40 – 22 ottobre 2017