Il sole di ottobre

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I GIORNI

Il sole di ottobre

Il bel sole di ottobre illumina la giornata a mezzo del suo corso. Il bambino cammina scalzo sul pavimento di casa e poi sul selciato della strada. Non ricorda se quel giorno sia stato portato all’asilo, o forse è già rientrato per il pranzo. A un certo punto la voce della sorella più grande e la sua mano forte lo trascinano decisamente nel buio dello scantinato, consueto luogo di rifugio nel pericolo. Il rimbombo di uno scoppio e altri vari rumori gli fanno istintivamente portare le mani agli orecchi. Poco dopo il bambino – quattro anni e poco più – esce dal buio e si meraviglia di poter camminare a piedi nudi senza punture né tagli, sul pavimento di casa cosparso di vetri rotti. Subito fuori in strada con la sorella, incontra una confusione di persone nella piazzetta della chiesa prospiciente la laguna.

La motonave Giudecca, in arrivo dalla corsa che da Chioggia approda all’isola di Pellestrina verso le tredici, giace riversa nell’acqua a metà laguna, colpita dalle bombe proprio in corrispondenza della chiesa. Barche e barchette e uomini si rincorrono nel breve tratto d’acqua che separa la riva dal vaporetto, che spunta con le tubature innalzate, riverso a mezzo corpo in laguna. Qualche ferito viene portato da una barca alla riva; forse viene disteso in qualche modo su una carriola per essere condotto al piccolo ospedale, all’altro capo dell’isola. Più tardi anche il bambino, tra una folla di gente, giunge vicino all’ospedale, sorpreso di vedere le suore indaffarate tra la riva e l’ospedale, la gola circondata e protetta da un ampio soggolo: forse sono ferite anch’esse, e già medicate e protette dalla grande fasciatura? Di sfuggita il bambino scorge sangue e membra strappate e visceri riversi fuori pancia e malamente trattenuti dalle mani del ferito. Attonito si guarda intorno.

Stamattina – 13 ottobre 2017, settantatré anni dopo – mi trovo casualmente sulla stessa piazza, proprio nell’ora in cui un piccolo assembramento di persone, insieme con rappresentanti in diverse divise militari e fasce tricolore, ricordano l’evento. Sento appena uno scampolo di discorso contro la guerra, espresso con sincera retorica, e i consueti ringraziamenti rivolti a chi ha organizzato l’evento. Quindi le ‘autorità’ omaggiano il cippo che in piazza ricorda l’avvenimento e, salite su un vaporetto molto più piccolo della motonave ‘Giudecca’, attraversano il breve tratto di laguna per andare a deporre la solita corona di fiori sul capitello che segnala il luogo dell’affondamento del 13 ottobre 1944, ore 13. Si calcola che morirono più di duecento persone; tra esse, un giovane prete e un diacono. È impossibile, sulla piazza della laguna, che il ricordo non diventi preghiera.

don Angelo