Dove rinasce la vita

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I GIORNI

Dove rinasce la vita

Com’è che l’amicizia di Gesù con i suoi è andata a incasellarsi in un castello di mansioni, strutture, programmi? Il rapporto personale è andato a fissarsi in uno standard di incontri, competenze, attività, trasformando la Chiesa in un organismo complesso. La piccola pianta è diventata albero e bosco, aprendo sentieri e stradine, e poi lanciando ponti e autostrade. Ha attraversato nazioni e continenti e ha conformato culture e civiltà. C’era un tempo in cui i credenti in Cristo formavano comunità vive e unite attorno al campanile; la vivacità del ritrovarsi insieme, tutti o a gruppi, e la molteplicità delle iniziative era espressione della vita di persone, famiglie, gruppi e della comunità tutta intera. Poi la società s’è spezzettata, i frammenti si sono sparsi qua e là e la comunità si è dispersa.

La pratica della fede, pezzo dopo pezzo, non coincide più con la vita e i suoi ritmi, ed è andata a rifugiarsi nell’angolo: la messa festiva o forse feriale, e magari qualche incontro di parrocchia o di gruppo; a volte, più come dovere da assolvere o tassa da pagare, o come tentativo per acquietare la coscienza o accontentare il prete o l’amico; senza lasciarsi prendere il cuore e catturare la vita, rimasta parallela o estranea. La novità cristiana torna a riaccadere quando il cristianesimo viene a coincidere con la vita. Quando il cuore rimane colpito da un incontro. Quando si riaccende un contesto di amicizia che ha come contenuto e scopo Gesù e la sua novità risorgente. Il bisogno di Cristo prevale su altri interessi e li domina e pervade; l’attrattiva muove a incontrare persone desiderate. Si riforma il contesto amicale che accompagnava Gesù, uomini attratti da lui e donne che lo assistevano con i loro beni, come racconta il vangelo di Luca. Gesù non organizzava incontri, ma incontrava e stava in strada e a tavola. Amicizia e comunione diventano tessitura della vita, alito della persona, mentalità della giornata. Il sentimento di appartenenza, segno vivente della Sua Presenza, abita il cuore anche quando non hai attorno fisicamente le persone di riferimento, e quando vivi e lavori. Il missionario racconta: “Non sono venuto in Paraguay per essere un missionario, ma per non perdere la persona amata.” A partire dall’amato – Cristo – il cerchio si allarga senza limiti.

Dove il cristianesimo non imbocca questa strada, si riduce a pratica occasionale, a vaga ispirazione; diventa un oggetto riposto in un angolo, che ogni tanto si guarda e si riprende in mano. Ma la semente è nuovamente gettata, la vigna rinasce, la grazia fermenta. Nuove chiamate sopravvengono, e conducono a muoversi dietro a coloro che già seguono i primi amici del Signore.

don Angelo

Da Nuova Scintilla n.39 – 15 ottobre 2017